
08 Mar 8 MARZO. CONTRO LA CULTURA PATRIARCALE E CONTRO L’ADULTOCENTRISMO CHE OPPRIMONO DONNE E BAMBINI di Claudio Foti
8 marzo. Per sviluppare un’iniziativa a favore dei più deboli e a favore dei più piccoli un ruolo determinante può svolgerlo il movimento delle donne contro la cultura patriarcale, contro la logica del più forte, del più potente, del più ricco, di chi porta i pantaloni e possiede il fallo onnipotente: la cultura patriarcale che guida, domina ed affascina ancora – socialmente e psicologicamente – la condizione dei padri e dei maschi.
Cosa c’è dietro la violenza fisica e psicologica dei genitori sui figli? Cosa c’è dietro le punizioni sadiche, dietro la “pedagogia nera” che con la scusa di educare mortifica il bambino? Cosa c’è dietro le imposizioni educative che impongono la rinuncia alla vitalità e alla spontaneità dell’infanzia, che costringono il bambino a rinnegare i propri bisogni profondi per piegarsi al potere adultocentrico, all’adattamento forzoso sul piano scolastico, culturale, sociale? Cosa c’è dietro la logica perversa che trasforma l’altra persona in cosa, in oggetto di potere e di piacere da usare per la propria eccitazione sessuale esaltata dal dominio? Cosa c’è dietro la violenza dell’adulto contro il bambino, dell’uomo contro l’uomo? Non c’è certamente la cultura e la sensibilità delle donne! C’è piuttosto la cultura patriarcale, che si trapassa da millenni di generazione in generazione che produce schiavi, che domina le donne e tende a riprodurre i bambini ad immagine e somiglianza del modello patriarcale stesso. Un modello che disprezza i sentimenti e la fragilità, che esalta la forza e l’apparenza sociale, che impedisce alle persone – maschi compresi – di interagire nel rispetto della persone e nel rispetto delle emozioni…
La cultura patriarcale è quella che esalta il diritto alla bigenitorialità, come diritto sacrosanto non già radicato nei bisogni del bambino, bensì radicato nella pretesa di padre anche violenti, che non vogliono conquistarsi sul campo l’affetto e il riconoscimento dei figli, ma che lo esigono sulla base dello scontro legale. La cultura patriarcale è quella che porta a scandalizzarsi per gli episodi di femminicidio, ma che poi chiude non solo un occhio, ma anche due sulla massiccia e quotidiana violenza sulle donne, da cui scaturiscono poi quegli episodi estremi di violenza distruttiva ed omicida.
La cultura patriarcale è quella che penalizza pesantemente le donne che entrano nel circuito giudiziario a chiedere che vengano interrotte le violenze dei padri sui più piccoli. La cultura patriarcale è quella che crocifigge addirittura le madri che chiedono protezione per i figli, prima ancora che giustizia, a seguito dei processi di rivelazione dell’abuso sessuale da parte dei loro bambini.
La cultura patriarcale è quella che sostiene che un genitore può essere un buon genitore anche se ha picchiato per anni regolarmente la madre dei suoi figli, facendo assistere a questi ultimi ad uno stillicidio angosciante e traumatizzante di violenza. E questa cultura patriarcale può essere benissimo portata avanti da avocati donne, da giudici donne, da psicologhe, assistenti sociali, educatrici donne…
Dunque con consapevolezza e con determinazione siamo dalle parte della lotta delle donne contro la cultura patriarcale. Una lotta che deve mettere al centro il contrasto al potere maschile, esercitato e radicato sul piano sociale, economico, politico, ma che anche e soprattutto deve contrapporsi al dominio degli adulti, di tutti gli adulti, donne comprese, un dominio che tende a schiacciare le risorse dell’infanzia, la sensibilità, la bisognosità, l’emotività dei bambini.