A “PARATISSIMA” (TORINO) DAL 31.10  AL 4.10: “IL TRAUMA: QUEL CHE IL VOLTO NON RACCONTA”

A “PARATISSIMA” (TORINO) DAL 31.10  AL 4.10: “IL TRAUMA: QUEL CHE IL VOLTO NON RACCONTA”

Di Sarah Testa


 “L’abuso sessuale è invisibile. Non lascia segni fisici, non si riconosce con lo sguardo, ma solo con orecchie attente e cuori disponibili”. Fu con questa frase che Silvia Deidda, la presidente del Centro Studi Hansel e Gretel, esordì in una conferenza per genitori di cui ero relatrice. Sono ormai passati svariati anni, ma quella frase così asciutta e semplice risuona tutt’ora nella mia testa.

L’abuso sessuale, così come il maltrattamento fisico o psicologico e  la violenza assistita, subiti in età evolutiva, sovente lasciano solchi profondi che non sono visibili a occhi nudo. Sono, per citare il dott. Claudio Foti, direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel,“uno sputo nell’anima”, uno sputo trasparente ma che imbratta e come un chewing gum si appiccica ostinatamente nelle vite delle vittime. Allora ecco che, dietro l’iperattività di un bimbetto, le paure, gli episodi di enuresi ed encopresi, il rifiuto di alcuni cibi, gli atteggiamenti che noi adulti definiremmo “maleducati”, si possono celare storie ed esperienze che, se accolti e approfonditi, in un’ottica non giudicante, offrono nuovi orizzonti di senso. La paura del buio può pertanto tradursi nella paura di quel preciso buio in cui, quando i genitori non c’erano, lo zio mi toccava la patatina dicendomi che era “un gioco speciale solo tra di noi”.  Cosa può pensare la piccola vittima? “La pipì nelle mutandine mentre sono a lezione, mi fa sentire quella sensazione di perdita di controllo che provo ogni volta che papà mi guarda con quegli occhi taglienti e rabbiosi. Il rifiuto di mangiare i pomodori sono riuscita a collegarlo a quella sensazione disgustosa e viscida di quando subivo rapporti orali dal mio abusante…”

Sono questi pensieri, sollecitati dai pazienti che seguo in qualità di psicoterapeuta presso il Centro Studi Hansel e Gretel, che mi hanno fatto pensare alla realizzazione dell’opera “Il trauma: quel che il volto non racconta”. In essa vengono presentati venti volti, fotografati dal fotografo Vito De Laurentis, che raccontano storie di vita vissuta. Solo alcuni di loro hanno subito, nella loro infanzia, episodi traumatici. Lo spettatore però non lo sa e non potrà mai saperlo. Solo un ascolto empatico, solo un rapporto di profondo interesse ed estrema fiducia infatti, potrebbero svelarlo. Il maltrattamento e l’abuso possono passarci vicino, passarci accanto e noi tendiamo a rimuovere il problema : ecco il senso di quest’opera!

La violenza che può danneggiare la crescita dei bambini può avere le più svariate manifestazioni (violenza psicologica, fisica, sessuale, assistita…). Le ricerche retrospettive indicano percentuali sconcertanti soprattutto di abusi sessuali prima dei 18 anni nella popolazione femminile e maschile. C’è un’area molto vasta di vittime che hanno cercato di reagire all’esperienza della violenza spesso senza riportare danni invalidanti, riuscendo a sopravvivere in qualche modo.  Altre vittime invece sono condizionate a distanza di tempo da pesantissime sintomatologie.

Secondo l’organizzazione mondiale della Sanità “studi provenienti da diversi paesi del mondo dimostrano che approssimativamente il 20% delle donne e il 5-10% degli uomini sono stati abusati sessualmente da bambini.”  Secondo molte altre ricerche questi dati, già di per sé sconvolgenti  sono carenti per difetto.  In ogni caso il fenomeno dell’abuso sessuale risulta massicciamente sommerso.

In particolare la violenza sessuale sui bambini è un fenomeno endemico, stimolato dalle dinamiche di dominio e di perversione che circolano nella comunità sociale e coperto dalle difficoltà spesso insormontabile delle piccole vittime di parlare, dalla sfiducia spesso inibente nella possibilità di essere credute, dalla fatica, spesso insuperabile, a rompere il silenzio, il segreto e l’imbroglio che molto spesso circondano e perpetuano l’abuso e il maltrattamento.  fenomeno.

In un convegno di qualche mese fa, tenuto dall’associazione Rompere il silenzio, dicevo che “conoscere il trauma è come entrare in un paese appena distrutto da un terremoto. Il soccorritore non ce la può fare da solo. Deve lavorare in èquipe, sentirsi una squadra!”. Lo stesso è avvenuto per la realizzazione della mia opera. L’iniziativa è stata sostenuta dal Centro Studi Hansel e Gretel. Da sola sarei andata decisamente poco distante! Ecco perché sento di voler citare uno a uno le persone che mi hanno aiutata e che continueranno a farlo, durante l’esposizione della stessa, pressoParatissimadal 31 ottobre al 4 novembre 2018.

Grazie a Denise Picone Chiodo, a Viola Salis, a Chiara Martorelli, a Edoardo Giordano, a Ludovico De Albertis, a Eleonora Fissore, a Martina Davanzo e a Lorenza Chinaglia. Grazie per aver pensato e ripensato con me ai materiali più adatti da utilizzare, per essere impazziti ad allineare le cornici, per aver tinto e ritinto i pannelli senza mai esserne pienamente soddisfatti. Grazie per avermi aiutata negli aspetti organizzativi e per continuare a seguirmi in questa avventura.

Grazie ai venti volontari che si sono fatti fotografare, per averci messo la faccia!