Aiutare le madri di piccole vittime di abuso sessuale

Aiutare le madri di piccole vittime di abuso sessuale

Nei suoi 22 anni di attività il Centro Studi Hansel e Gretel ha sviluppato una forte attenzione nei confronti delle madri che vivono il dramma dell’incesto o della vittimizzazione sessuale dei loro figli da parte di adulti all’interno o all’esterno della famiglia.

Potremmo parlare di attenzione ai genitori (più frequentemente madri, ma talvolta anche padri o parenti) di piccole vittime di abuso, genitori o parenti che non sono riusciti nel compito di proteggere i loro bambini dalla violenza sessuale, ma che comunque si sono accorti di indicatori di violenza sessuale, hanno ascoltato rivelazioni di abuso e intendono far di tutto per proteggere i loro piccoli, per ottenere giustizia, per riparare il danno inferto.

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Sono madri e padri che vivono un’esperienza traumatica, un impatto brusco, imprevedibile, destrutturante con la dimensione sconvolgente dell’abuso. Le madri (e i padri) non collusivi di piccole vittime di violenza sessuale ed in particolare di incesto, in quanto soggetti sconvolti e traumatizzati, hanno bisogno di sostegno, emotivo, sostegno cognitivo e sostegno pratico. Solo così queste madri, questi genitori non collusivi con l’abuso possono passare dalla catastrofe alla speranza.

Spesso sono genitori che hanno sottovalutato i rischi presenti nella realtà sociale e familiare. La rivelazione di abuso di un figlio era l’ultima cosa che pensavano potesse accadere. Pensavano che l’abuso riguardasse gli altri e non avrebbe mai potuto riguardarli da vicino.

Potremo parlare di genitori o di parenti responsabili, che vogliono far di tutto per difendere questi bambini, a cui sono molto attaccati, che intendono mettersi in discussione, riflettere su ciò che ha determinato la mancata protezione. Ma preferiamo parlare in prima istanza di madri di piccole vittime di abuso, non solo perché – statisticamente – sono le madri il soggetto che più frequentemente si attiva per tutelare i figli nelle situazioni di abuso intrafamiliare, ma anche perché le madri vanno frequentemente incontro a risposte di non comprensione, di squalifica, di colpevolizzazione nei servizi, nei tribunali, nell’ambiente sociale. Le madri patiscono millenari e pesanti pregiudizi di matrice maschilista ed adultocentrica contro le donne. Si tratta di pregiudizi che alimentano risposte professionali e sociali che vanno nella direzione opposta ai bisogni di ascolto, comprensione e sostegno di cui le madri avrebbero estremo bisogno.

Le madri di bambini che hanno patito e rivelato un abuso rischiano di andare incontro ad atteggiamenti di squalifica, di sospettosità, di mancata condivisione, quando decidono con fondamento di prendere sul serio le comunicazioni dei loro figli .

Sono “donne che soffrono troppo” passate attraverso varie forme di impatto con situazioni frustranti e che meritano il massimo aiuto.

Le madri (e i padri) di piccole vittime di abuso hanno bisogno di avviare un percorso rigoroso di riflessione e di messa in discussione. Hanno bisogno di essere sostenuti empaticamente per riuscire ad elaborare diversi interrogativi:

a) come mai hanno scelto un partner perverso?

b) come mai non sono riuscite ad impedire la violenza ai danni dei figli?

c) quali nodi della propria storia infantile ed attuale stanno all’origine dei deficit che hanno portato alla mancata protezione?

d) quali sono state le barriere alla comunicazione messe in atto dalle madri, barriere che hanno ritardato la possibilità dei bambini di rivelare l’abuso e di chiedere aiuto?

e) come è possibile fare in modo che questi figli procedano nel loro sforzo di aprirsi, di confidarsi, di parlare , ampliando la fiducia e la possibilità di comunicare con le madri?

Le madri (e i padri) di piccole vittime di abuso devono fare conti con una tendenza diffusa della comunità sociale, della comunità istituzionale e della stessa comunità scientifica alla rimozione e alla negazione dell’abuso, una tendenza che mantiene l’incesto e l’abuso sessuale sui bambini in genere in una dimensione impensabile ed indicibile.

Le madri (e i padri) di piccole vittime di abuso sono colpiti da una tendenza psicologica e culturale, socialmente diffusa che a ragione può essere definita negazionismo.

La vicenda drammatica di queste madri richiede una ricostruzione attenta. Ci siamo avvalsi a questo fine nella nostra attività di un questionario

La sindrome da alienazione genitoriale (PAS) è la produzione ideologica di maggiore successo del negazionismo. Quando, dopo una separazione, un bambino rifiuta di incontrare il genitore non affidatario – solitamente il padre – dicendo che ne ha paura e la madre lo sostiene, e magari rivela un abuso, spesso viene evocata la PAS. Il bambino rifiuterebbe di incontrare il padre non perché, per vari motivi, lo teme, ma perché la madre lo avrebbe manipolato in tal senso. La PAS viene così presentata come se fosse una categoria psichiatrica obiettiva, una diagnosi scientifica; in conseguenza di questa “diagnosi”, le paure del bambino e le ipotesi di violenze nei suoi confronti tendono a non essere esplorate in modo approfondito caso per caso.

Questa categoria diagnostica, che non rientra nei manuali scientifici quali l’ICD-10 o il DSM IV, è stata elaborata da Richard Gardner, uno studioso, apologeta della pedofilia , che ha avuto un grande successo nelle aule giudiziarie, perché rispondeva ad un’esigenza difensiva di un soggetto sociale emergente, gli indagati e gli imputati di reati sessuali e dei loro supporters (avvocati e psicologi) impegnati nella loro difesa.

La “sindrome di alienazione parentale” (PAS) rischia di diventare un contenitore diagnostico nel quale vengono buttate in modo gravemente disattento situazioni molto eterogenee nelle quali le madri finiscono per essere etichettate prima di essere ascoltate e prevale un’identificazione aprioristica con la figura paterna, sospettata di abuso.

Effettivamente possono esistere madri con un comportamento alienante verso i padri: si tratta di donne che vogliono distruggere la relazione del padre con i loro figli; si tratta di donne con problematiche psicopatologiche che vanno attentamente e rigorosamente diagnosticate. Ma esistono criteri per valutare la credibilità delle madri di piccole vittime di abuso.

I servizi offerti dal Centro Studi Hansel e Gretel Onlus in questi anni alle madri (e padri) di piccole vittime di abuso sono i seguenti:

– consulenze di valutazione complessiva della strategia di protezione del bambino in relazione al contesto istituzionale, giudiziario psicologico;

– consulenze e psicoterapie individuali;

– consulenze tecniche di parte in contesto psicologico-forense

– attività di gruppi di madri o gruppi di madri e soggetti vittime di trauma;

– attività di ricerca.

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