CHI VUOL FARE L’ANGELO FINISCE PER FARE LA BESTIA! di Claudio Foti

CHI VUOL FARE L’ANGELO FINISCE PER FARE LA BESTIA! di Claudio Foti

Nei mesi scorsi sono stati condannati sacerdoti che hanno commesso un reato di violenza sessuale in diverse situazioni: chi nel corso di un pellegrinaggio religioso, chi nel corso di interventi di assistenza in carcere con detenuti a cui venivano chiesti favori sessuali in cambio di sigarette, shampoo e altri generi di conforto, chi infine perché approfittava del proprio ruolo di componente della commissione ministeriale incaricata del rilascio dei nulla osta per la concessione degli asili politici, per compiere violenza sessuale nei confronti dei richiedenti, extracomunitari, ospiti dei centri di accoglienza.

La strumentalizzazione perversa di un ruolo di aiuto o di sostegno non è appannaggio dei soli sacerdoti. Pensiamo ai non pochi ginecologi e psicoterapeuti (che spesso rimangono impuniti!) che abusano dei loro pazienti.

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Mi colpisce comunque il luogo ed il momento in cui uno di questi abusi si è perpetrato: durante un pellegrinaggio verso il santuario di Medjugore. Non bisogna commettere l’errore di imputare alla spiritualità religiosa la responsabilità di comportamenti individuali perversi che possono comparire in ogni ambito. La riflessione psicologica da compiere è un’altra. All’interno di un viaggio e di un anelito verso l’apparizione di Maria, la personificazione cristiana della purezza, si realizza la caduta più ignobile verso la strumentalizzazione perversa. Chi vuol fare l’angelo finisce per fare la bestia, scriveva Pascal, straordinario filosofo cristiano. Chi si pone mete troppo elevate, chi tira troppo la corda del dovere, è a rischio straordinario di caduta. Chi aspira ad un’immagine eccessivamente idealistica e pretenziosa di sé che non fa i conti con le funzioni e con i limiti del nostro essere reale e naturale, chi nega la bisognosità affettiva e sessuale di cui siamo portatori in nome di un’irraggiungibile perfezione finisce per creare una situazione nella quale i bisogni non riconosciuti e non considerati si trasformano in impulsi irrefrenabili che finiscono per calpestare qualsiasi valore ideale. Questo paradosso caratterizza l’uomo e non solo l’homo religiosus. Non è qualcosa che si produce esclusivamente nell’ambito ecclesiale, benché all’interno di questo ambito questo paradosso ha raggiunto spesso vette straordinarie. Si tratta di un un paradosso dell’umano, di un effetto della disarmonia esasperata tra istanze della mente e del corpo. Si tratta di un effetto della scissione con cui l’individuo tende a reagire alla sofferenza traumatica patita, finendo per scaricare quella sofferenza su qualcun altro.