Come difendere i bambini dalla violenza assistita

Come difendere i bambini dalla violenza assistita

Come difendere i bambini dalla violenza assistita

A Bolzano un convegno dedicato ai minori e alla loro protezione

 

Il 26 maggio si è tenuto a Bolzano un convegno dedicato al tema della violenza assistita, che ha coinvolto più di 400 persone tra psicologi, operatori dei servizi, magistrati e forze dell’ordine. Ad intervenire nel corso della mattinata sono stati professionisti nazionali ed internazionali come la pedagogista Henrike Krüsmann, della Berliner Initiative gegen Gewalt an Frauen, lo psicologo/psicoterapeuta Claudio Foti, direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel, la psicologa e docente Rossella Procaccia e l’assistente sociale Fanny Marchese. Nel pomeriggio, invece, sono stati presentati 4 workshop relativi ai servizi offerti dalla città di Bolzano.

Lo scopo del convegno è stato mettere a fuoco il tema della violenza assistita affrontandolo attraverso gli occhi dei minori, uscendo da una visione adultocentrica del fenomeno e riflettendo sulle conseguenze che questo tipo di violenza provoca nei bambini.

Per poter combattere tale fenomeno è necessario innanzitutto conoscere il significato del termine secondo la definizione del CISMAI[1]: “la violenza assistita da minori si verifica quando i bambini sono spettatori di qualsiasi forma di maltrattamento espresso attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minori”. Il termine “assistita” appare, per certi versi, molto blando e non consente di cogliere appieno la gravità di questo fenomeno. Nonostante questa forma di violenza non sia diretta e quindi il minore non sia coinvolto in prima persona nelle dinamiche maltrattanti, le ripercussioni possono essere anche molto gravi e poiché i danni subiti non sono direttamente visibili o misurabili rischiano di non essere colti o interpretati in modo corretto.
Spesso, e in modo erroneo, si pensa che in assenza di violenza diretta non ci siano ripercussioni in termini di malessere sulla persona che vi ha assistito ma la paura, l’ansia e la tensione che vengono generate all’interno di chi assiste alla violenza vengono spesso ignorate e spesso minimizzate dai genitori stessi, dimenticando che anche se il litigio o la violenza non avviene davanti ai loro occhi i bambini riescono a comprendere che qualcosa non va e ad avvertire la tensione che si instaura tra i suoi genitori.

Cosa possono fare, quindi, gli operatori che si trovano coinvolti in tali episodi? È necessario, dice Foti, che sviluppino “intelligenza emotiva”, per saper comprendere empaticamente i vissuti del bambino e renderli comunicabili. Se il bambino viene lasciato solo con emozioni che non può comunicare l’impatto traumatico aumenta, fino a rendere possibile la loro trasformazione in agiti violenti, strumentali e perversi quando questi bambini diventeranno degli adulti, reiterando le condotte violente che, ormai, sono state interiorizzate.

Un’emozione non nominata e non riconosciuta non viene eliminata ma continua a produrre i suoi effetti distruttivi e la persona rischia di essere sequestrata e di agire in balia di essa.

Una realtà negata e una soggettività ignorata rendono i bambini vittime di questa forma di violenza invisibili e ne potenziano la fragilità, fino a provocare una mancanza di rispetto e una dimenticanza del suo mondo interiore, ormai manipolato dagli adulti.

La migliore forma di prevenzione, risulta quindi un atteggiamento empatico e di ascolto nei confronti di coloro che sono vittime della violenza assistita, che non va sottovalutata. Solo nel 2016 le 5 case protette in Alto Adige hanno accolto 151 donne accompagnate da 140 minori: il fenomeno è quindi in aumento? Non necessariamente, spiega Santoro, ma a fronte di operatori formati e sensibili nei confronti del fenomeno risulta più semplice, per le donne, denunciare le violenze e rompere il muro della vergogna.

[1] La definizione è stata elaborata dalla commissione scientifica del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) deputata all’approfondimento di questo tipo di violenza, commissione costituita nel 1999. Cf. CISMAI, Commissione scientifica Violenza Assistita, in Il Raccordo, bollettino del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, nº 6, maggio 2000