DA ASIA ARGENTO AD ANTHONY RAPP: DALLE SCUSE DI KEVIN SPACEY ALLA STORIA DELLA SUA INFANZIA. IL CONTAGIO DELLA VERITA

DA ASIA ARGENTO AD ANTHONY RAPP: DALLE SCUSE DI KEVIN SPACEY ALLA STORIA DELLA SUA INFANZIA. IL CONTAGIO DELLA VERITA

A proposito del crescendo di rivelazioni sulle violenze sessuali dietro le quinte del sistema Hollywood Claudio Foti sul sito Rompere il silenzio parla di ”effetto domino per cui una rivelazione tira l’altra, la rottura di un segreto incrina un altro segreto, il coraggio di una vittima sollecita il coraggio di un’altra vittima”.

http://www.rompereilsilenziolavocedeibambini.it/2017/11/01/da-asia-argento-ad-anthony-rapp-dalle-scuse-di-kevin-spacey-alla-storia-della-sua-infanzia-il-contagio-della-verita/

Foti scrive fra l’altro: “Il fatto è che la violenza sessuale come sosteniamo da tempo non è evento eccezionale, bensì spirale endemica nella nostra comunità sociale: è diffusa nella community hollywoodiana (dove oggi l’abuso emerge scandalizzando gli ignari e gli ingenui), è diffusa (o per lo meno lo è stata) nella Chiesa Cattolica (che ha cercato vuoi di reagire vuoi di coprire il fenomeno), è diffusa in altre aree istituzionali che oggi sembrano immacolate ed estranee alla pratica quotidiana della violenza sessuale e della perversione, ma che in un non lontanissimo domani si riveleranno tutt’altro che immacolate.   Il fatto è che le vittime sono tante e che hanno un’inarrestabile esigenza di raccontare. Il fatto è che la verità è un bisogno assolutamente radicato nella mente umana. Il fatto è che le vittime si comunicano e si trasmettono attraverso la rete e i media la possibilità di alzare la testa, la scelta di preferire un riconoscimento – penoso ma liberante ed integrante – della loro vicenda di soggetti sconfitti dalla sopraffazione e dalla seduzione al mantenimento a tutti i costi di un falsa immagine di Sé.

 

Un bel colpo l’ha dato Asia Argento, che ha denunciato il suo seduttore/violentatore: il produttore Weinstein, facendone crollare la scintillante immagine. Straordinaria, Asia Argento che ha avuto la forza di raccontare la verità della propria condizione di vittima che inevitabilmente è scivolata in passato a causa della propria fragilità sul piano inclinato della sottomissione, Ammirevole Asia Argento che ha presentato con onestà la propria storia ambivalente e s’è esposta agli attacchi di una cultura maschilista e idealista che odia e non comprende le vittime, pretendendo da loro che siano eroiche e deducendo dal fatto che eroiche non sono state la conclusione che allora sono state bugiarde oppure puttane.

E siamo arrivati al coraggio dell’attore Anthony Rapp, attore della serie tv Star Trek Discovery, che ha raccontato di essere stato molestato quando aveva 14 anni da Kevin Spacey che all’epoca aveva 24 anni. Spacey, due volte premio Oscar, certamente non ha le caratteristiche del produttore Weinstein, potente ed incallito predatore sessuale.   Spacey che non ha ammesso ma che comunque non ha negato, chiedendo peraltro scusa alla sua vittima, ci ricorda comunque che le celebrità non mostrano certo nello loro esistenza reale il sorriso festoso che sfoggiano nel red carpet e che la loro vita è distante dal lucicchio della carta patinata, presentando vicissitudini attraversate dal dolore, dall’inautenticità, dall’uso del potere.”

Foti si sofferma poi sulla rivelazione del fratello maggiore di Kevin Spacey: “Sull’onda della semiconfessione di Kevin Spacey, il fratello maggiore ha raccontato ad un giornale inglese la drammatica vicenda infantile – segnata pesantemente da abusi e maltrattamenti – vissuta da lui e dallo stesso Kevin. Il padre era un fanatico nazista che allevava i figli in un clima di terrore con una madre debole e per nulla protettiva. “Mi frustava e mi violentava ripetutamente”, ricorda il figlio maggiore, che dice di essere stato profondamente distrutto interiormente dall’esperienza di bambino.” (…)

 

Così conclude: “Una rivelazione tira l’altra, come una ciliegia, in un contesto in cui è forte la circolazione delle informazioni. Dalla verità delle violenze subite dalle vittime si giunge poi alla verità delle violenze subite dagli autori quando erano bambini. Si apre dunque una voragine di verità dove s’intravvede come la sofferenza e l’umiliazione infantile possono esitare in tentativi di rovesciare il passato attraverso comportamenti di sopraffazione che affiorano nell’attualità. (…)

Appare chiaro che il deviatore che impedisce alla vittima di liberarsi dalla violenza subita nell’infanzia e la obbliga a riproporla nella vita adulta è l’inconsapevolezza della propria sofferenza, l’insensibilità verso la propria vittimizzazione, il distacco dalle emozioni. Come racconta il fratello maggiore di Kevin, quest’ultimo “provava ad ignorare quello che gli succedeva intorno chiudendosi in una specie di bolla emotiva… Sembrava non avere emozioni”.   Chi sente fino in fondo il proprio dolore, chi piange fino in fondo le proprie lacrime, chi avverte pienamente l’ingiustizia subita, ha la forza di evitare la trasmissione intergenerazionale della violenza, ha la sensibilità per non scaricare su altri ciò che ha subito. “