1. FASE DIAGNOSTICA
Diamo un particolare rilievo alla valutazione diagnostica del bambino sulla base di tutti gli elementi di conoscenza che possiamo acquisire. Cerchiamo in via ottimale di comprendere in modo approfondito attraverso l’esame diretto del bambino qual è la sua situazione psicologica, qual è il suo sviluppo evolutivo in relazione all’età, quali possono essere i suoi bisogni emotivi e quale fondamento può avere l’ipotesi che abbia subito un abuso sessuale. Cerchiamo di valutare l’eventuale presenza di sintomi post-traumatici, la consistenza del trauma subito e la gravità delle dissociazioni presenti nella mente del bambino, in relazione alla sua struttura di personalità e alle risorse mentali, affettive e relazionali di cui il bambino dispone.
Se l’esame diretto non è possibile occorre in forme probabilistiche considerare l’ipotesi della violenza, analizzando i dati di cui si dispone, tra cui la documentazione clinica o giudiziaria, le testimonianze raccolte e la valutazione psicologica – in ogni caso indispensabile – dell’adulto che risulta preoccupato per la possibile violenza sul bambino e che sostiene attivamente la rivelazione dell’abuso.
La fase diagnostica deve essere approfondita e rigorosa per evitare il rischio di false accuse, un rischio sempre presente, anche se spesso amplificato ed enfatizzato da una cultura adultocentrica che nega la diffusione del fenomeno dell’abuso sessuale sui bambini. Molti operatori, psicologi e giudici partono infatti del presupposto aprioristico che la maggior parte delle rivelazioni di abuso non meritano di essere prese sul serio e vagliate senza pregiudizi ed in modo approfondito. Come Centro Studi Hansel e Gretel prendiamo sempre in considerazione l’ipotesi che le dichiarazioni del bambino possano essere frutto di induzione consapevole o inconsapevole da parte dell’adulto oppure di fraintendimento oppure di tendenza del bambino a mentire. Ma d’altra parte teniamo sempre a mente anche l’ipotesi che il bambino possa esprimere nel suo comportamento e nelle sue verbalizzazione un riferimento sofferto e conflittuale ad una violenza subita.
2. SEGNALAZIONE
Come Centro Studi Hansel e Gretel, quando esistono elementi consistenti che fanno pensare ad un abuso sessuale subito dal bambino, sosteniamo il genitore o il parente del bambino nella scelta di segnalare all’autorità giudiziaria le preoccupazioni accumulate e le informazioni in suo possesso circa la possibile violenza subita dal figlio. Possiamo collaborare con avvocati sensibili e specializzati sul tema della tutela del minore. Vogliamo chiarire ai genitori che hanno riconosciuto gli indicatori della violenza quali sono le prospettive, i problemi e le difficoltà che si possono incontrare nel perseguire la protezione del bambino incrociando, com’è inevitabile, l’attivazione dell’intervento psicologico con l’attivazione dell’intervento giudiziario.
L’attivazione del percorso giudiziario può essere a certe condizioni uno strumento fondamentale che può garantire al bambino la sua indispensabile protezione e nel contempo può sollecitare il bambino se non è troppo piccolo ad un processo di crescita, diventando capace di raccontare e testimoniare in modo attivo la vicenda della propria vittimizzazione che l’ha visto passivo strumento dell’adulto abusante.
D’altra parte è indispensabile prevedere e contrastare il rischio che l’attivazione del contesto giudiziario si traduca in un aumento del malessere e della traumatizzazione del bambino.
Cerchiamo di togliere ai familiari che hanno preso sul serio la rivelazione dell’abuso le illusioni relative ad un percorso facile e lineare per ottenere giustizia e cerchiamo di dare una risposta alle ansie e ai dubbi che questo percorso suscita.
3. DEFINIZIONE DI UNA STRATEGIA A TUTELA DEL BAMBINO
Quando siamo consultati nella fase che precede o che segue immediatamente la segnalazione possiamo impostare la definizione di una strategia complessiva a tutela del bambino abusato. Quando siamo consultati in una fase avanzata dell’intervento sociale e giudiziario, il genitore che si rivolge a noi ha già compiuto diverse scelte e si sono accumulate in genere una quantità complessa di situazioni, conflitti e difficoltà, che meritano di essere esaminate con attenzione. Occorre dunque fare il punto sulle scelte compiute e sui problemi aperti per poter definire una strategia psicologica, relazionale e legale che risulti efficace.
Difendere un bambino vittima di abuso sessuale, extrafamiliare o intrafamiliare, significa spesso andare in guerra, a maggior ragione se il bambino è molto piccolo e pertanto le sue dichiarazioni sono destinate spesso a non essere prese molto sul serio, a maggior ragione se gli autori della violenza sono numerosi e capaci di negoziazione economica, sociale e giuridica. Come in ogni guerra occorre un pensiero lucido in grado di compiere un’analisi del terreno di battaglia, delle forze in campo ed una definizione della tattica e della strategia.
4. PARERE PRO VERITATE E PERIZIA DI PARTE
Nel caso esistano elementi consistenti e convergenti che fanno pensare al fondamento dell’ipotesi del trauma sessuale subito dal bambino può essere necessario produrre all’autorità giudiziaria una valutazione psicologica seria ed approfondita (parere pro veritate) che documenti la diagnosi del bambino, ricostruendo le modalità con cui si sono raccolte le informazioni e segnalando gli indicatori dell’abuso e i sintomi del trauma sessuale che si sono individuati. Possiamo inoltre fornire esperti psicologi e psicoterapeuti che possono svolgere la funzione di perito e di consulente di parte. Sia nella forma del parere pro veritate (quando non è stata disposta dal giudice una consulenza o perizia), sia nella forma della perizia stessa, è necessario, laddove le evidenze cliniche dimostrano che il bambino è stato abusato, dimostrare l’attendibilità o la credibilità psicologica della piccola vittima e occorre prendere in considerazione e falsificare le ipotesi diagnostiche alternative a quella dell’abuso: in particolare l’ipotesi della falsa accusa dovuta a fraintendimento o all’induzione da parte di qualche adulto.
E’ indispensabile tener conto che la psicologia forense è spesso orientata a difendere le ragioni degli adulti abusanti, essendo condizionata da un’ideologia negazionista, un’ideologia che tende a negare la gravità e la diffusione del fenomeno dell’abuso sessuale sui bambini. Inoltre non si può dimenticare che l’intero mondo giudiziario, essendo strutturalmente disattento ai bisogni dei bambini, tende a non riconoscere la pesantezza e la solitudine della condizione in cui si può trovare un bambino abusato.
5. LA PREPARAZIONE ALL’AUDIZIONE PROTETTA
L’audizione protetta è un momento fondamentale del percorso di tutela giudiziaria del bambino chiamato ad esprimersi in un contesto fortemente sconosciuto ed ansiogeno. L’esito di questo momento potrà incidere non solo nella vicenda giudiziaria, ma in tutta la vita futura del bambino. Il bambino deve essere sostenuto dai familiari che gli sono vicini e dagli operatori che lo seguono, affinché sia messo nelle condizioni di esprimere la verità di cui è portatore. Occorre fornirgli le informazioni circa la funzione e le modalità di svolgimento dell’audizione protetta, senza tuttavia influenzarlo sui contenuti della sua testimonianza. Offriamo indicazioni e consigli per supportare il bambino con un ascolto empatico e non suggestivo delle sue ansie ed inquietudini. Assistere i bambini nell’audizione protetta vuol dire sostanzialmente tre cose: dare ai bambini il coraggio di dire quanto loro è accaduto; dare loro la forza di non vergognarsi troppo; dare loro la speranza di poter essere creduti senza compiere interventi suggestivi. Non vuol dire altre cose: non vuol dire che si debba dire ai bambini che cosa dovranno dire, né come dovranno, né in quale misura dovranno dirlo. Vuol dire in qualche modo offrire una possibilità di libertà che è soprattutto dentro di loro, nell’intimità loro quindi rassicurarli sul fatto che avranno un contesto relazionale che, se pure così insolito e strano per loro, potrà essere in grado di ascoltarli anche se bambini.
6. L’AIUTO AI FAMILIARI CHE SOSTENGONO LA DENUNCIA DI ABUSO
L’ambiente familiare dove vive il minore deve comprendere il dramma in cui si trova il bambino dopo avere avviato il processo di narrazione del trauma patito. Si tratta di un percorso tutt’altro che breve, tutt’altro che lineare. E’ un processo complesso, sofferto e conflittuale che richiede da parte di chi gli sta vicino la massima comprensione empatica e la massima vicinanza emotiva. Non esiste il bambino senza la mamma, scriveva Winnicott. Non c’è possibilità di aiutare il bambino se non si riesce a sostenere la mamma o comunque i familiari che hanno preso sul serio la rivelazione dell’abuso del bambino. Non si tratta di idealizzare la figura della madre: possono infatti comparire anche madri fraintendenti o inducenti o addirittura madri che hanno svolto un ruolo attivo o collusivo nell’abuso sessuale o nel maltrattamento del figlio. Non si può negare tuttavia che la madre è molto spesso una figura che si ritrova a fianco del bambino che ha rivelato un abuso. Lei stessa rischia di essere non solo sconvolta dalla rivelazione dell’abuso, ma anche traumatizzata dagli avvenimenti che hanno preceduto, accompagnato e seguito quella rivelazione. Quando la madre si rivela un testimone soccorrevole della rivelazione dell’abuso del figlio, è indispensabile darle aiuto pratico ed informativo, sostegno emotivo e psicologico, soprattutto quando la madre rischia di andare incontro paradossalmente a reazioni di incomprensione o di colpevolizzazione da parte del mondo circostante e da parte di operatori sociali o giudiziari. Occorre essere particolarmente vicini a queste madri per evitare che siano travolte dai sensi di colpa per ciò che hanno scoperto e non sono riuscite ad impedire, per fare evolvere in senso positivo i loro vissuti di sfiducia e disperazione. Occorre aiutare le madri in un cammino costruttivo di messa in discussione per elaborare i fattori e le responsabilità proprie ed altrui che hanno determinato la mancata protezione del figlio.
Possiamo offrire come Centro Studi Hansel e Gretel alle madri di piccole vittime di abuso o comunque ai familiari soccorrevoli di questi bambini vari strumenti di sostegno e di elaborazione a seconda delle necessità: colloqui di sostegno o di psicoterapia, percorsi familiari, incontri madre-bambino, gruppi di madri con problematiche analoghe. Può essere anche offerto il riferimento all’Associazione Sopravvivere all’abuso (http://www.sopravvivereallabuso.it/Home.php ), che si propone di dare un aiuto specifico ai familiari di piccole vittime di violenza.
7. PSICOTERAPIA
L’intervento determinante per un bambino abusato è quello della psicoterapia. Non basta infatti l’intervento, certamente preliminare ed indispensabile, dell’interruzione della violenza. Una volta ottenuta la garanzia della protezione e della messa in sicurezza del bambino, è fondamentale cercare di contrastare gli effetti del trauma sessuale nella mente del bambino. Senza una rielaborazione terapeutica è inevitabile che la piccola vittima finisca per portare dentro di sé le ferite e le conseguenze psicologiche dell’abuso: senza psicoterapia l’immagine di sé rischia di essere indelebilmente sporcata e degradata, l’autostima rischia di essere alterata da profondi vissuti di colpa e di vergogna perché il bambino è stato emotivamente e sessualmente coinvolto dalla strategia manipolativa e seduttiva dell’abusante. La piccola vittima ha necessità assoluta di una psicoterapia: per sopravvivere infatti ha dovuto rimuovere o evacuare dalla consapevolezza l’esperienza angosciante e nel contempo eccitante subita e rischia di portarsi dietro vissuti di frammentazione, di impotenza, di confusione e sintomi post-traumatici di dissociazione, di ripetizione, di agitazione. Non bisogna mai dimenticare che « nessun dolore è tanto intenso quanto il dolore che si rifiuta di affrontare, nessuna sofferenza è tanto duratura quanto la sofferenza che ci si rifiuta di riconoscere» (Cermak, Brown, 1982) e che solo la psicoterapia può servire per sciogliere quel dolore e quella sofferenza.
Da oltre vent’anni il Centro Studi Hansel e Gretel è specializzato nella psicoterapia dei bambini abusati e maltrattai in genere ed applica all’interno dei percorsi di cura dei soggetti traumatizzati, adulti e minori che siano, una vasta gamma di tecniche efficaci per la rielaborazione della memoria traumatica trauma (dallo psicodramma all’E.M.D.R., dall’autobiografia alla terapia sensomotoria).