La formazione degli operatori sul tema dell’abuso sui bambini

La formazione degli operatori sul tema dell’abuso sui bambini

Il tema dell’abuso sessuale sui minori non è più all’ordine del giorno nell’agenda della formazione degli operatori. E’ stato dimenticato. Era un tema emergente fino ad alcuni anni fa. Oggi molti psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti, medici, giudici sono tornati o, meglio, sono rimasti ad una ignoranza abissale sulle tematiche dell’abuso sessuale. Molti di loro pensano che l’incesto sia una realtà che riguarda aree di marginalità sociale e geografica. Ignorano che il fenomeno ha dimensioni consistenti in tutte le classi sociali e che riguarda nelle sue diverse sfaccettature milioni di persone – secondo le ricerche dell’ISTAT e dell’Istituto degli Innocenti. Ignorano che la perversione è un seme presente nella mente di ogni essere umano (per fortuna non sempre innaffiato e coltivato!) e che la sessualizzazione perversa ai danni dei bambini è una strategia difensiva dal malessere e dalla solitudine per una fetta non irrilevante della popolazione. In queste sacche di impreparazione molti operatori sono facilmente condizionabile dalla cultura negazionista che si è fatta strada in questi anni: abusi e molestie sessuali sarebbero prevalentemente il frutto della fantasia malata dei bambini e delle manovre alienanti delle madri (con questo non va negato l’esistenza di un fenomeno delle false accuse, che tuttavia non ha aspetti oceanici come quello delle rivelazioni di abusi sessuali che si sono realmente consumati e che non emergono oppure non vengono creduti).

Per molti operatori dell’area psicologica sociale, sanitaria, educativa, giudiziaria, l’abuso sessuale sui minori permane un fenomeno impensabile ed indicibile. Per curare il trauma, bisogna riconoscerlo. Se non si può neppure prendere in considerazione l’ipotesi che esista, il trauma sessuale non può certo essere curato.

Molti operatori ignorano che la segnalazione all’autorità giudiziaria di elementi che possono far pensare ad un abuso sessuale su un bambino non è una scelta opinabile o rinviabile all’infinito, ma un dovere etico, giuridico, deontologico. Molti operatori non sanno che non bisogna aspettare di fare la segnalazione fin tanto che non si è certi della commissione dell’abuso. Compito di un assistente sociale o di un pediatra, di uno psicologo o di un insegnante non è infatti quello di compiere l’indagine e l’accertamento sui fatti (compito che spetta alla magistratura), bensì quello di mettere in rete informazioni derivanti da una forte preoccupazione circa sintomi e comportamenti che potrebbero far pensare ad una violenza o un impatto traumatico di un bambino con la sessualità.

Bisogna tornare a formare gli operatori su questi temi e su questi compiti. Il 24 e il 25 gennaio sono a Cagliari per una formazione sulle tematiche dell’abuso con la Cooperativa Passaparola.

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