E’ DIFFICILE TROVARE IL CORAGGIO DI DENUNCIARE UN ABUSO

E’ DIFFICILE TROVARE IL CORAGGIO DI DENUNCIARE UN ABUSO

Sul Portale del Ticino compare un’interessante intervista a Cristiana Finzi, delegato cantonale per l’aiuto alle vittime di reati. Come mai può capitare che parecchi testimoni e parecchie vittime si fanno avanti solo dopo l’arresto del pedofilo? L’intervista prende avvio da alcuni processi nei confronti di pedofili che hanno abusato di diversi bambini, usando il proprio ruolo di insegnante, di allenatore sportivo ecc… –
Come è possibile – SI chiede il giornalista – che una persona riesca a tenere dentro di sé, per così tanto tempo, un simile macigno? E cosa succede poi? Come mai subentra l’effetto a catena, con una testimonianza dopo l’altra? Un effetto suggestivo o piuttosto Ci sono tante vittime che non hanno il coraggio di parlare?

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Come mai ci sono vittime che attendono lo scandalo mediatico per farsi avanti presso la Magistratura?
“Bisogna considerare che l’abuso sessuale è un’esperienza dolorosa, traumatica. Non è facile elaborare certi traumi, soprattutto se vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza. Ci sono diversi meccanismi di difesa che una vittima può mettere in atto come, ad esempio, la rimozione di quanto vissuto”.
Insomma, senza una spinta ‘esterna’ non è evidente intraprendere la strada della denuncia.
“Raccontare quanto accaduto significa in qualche modo rivivere il dolore, il senso d’impotenza, di rabbia, di colpa e di vergogna vissuti. Il fatto che una vittima prenda il coraggio di denunciare determinati episodi può essere d’aiuto per altre vittime a fare altrettanto”.
Già, il coraggio. Perché in queste occasioni manca?
“Tra un minore e un adulto c’è una bella disparità in termini di età, di capacità cognitive-intellettive, di dimensioni corporee, di potere, di popolarità. Spesso le persone che commettono abusi sono insospettabili, riconosciute nella società. Il minore non comprende appieno quello che sta vivendo, ha paura di non essere creduto, ha vergogna, teme una reazione negativa da parte dei genitori. E quindi preferisce custodire dentro di sé il proprio segreto”.
Come scelgono le loro vittime gli autori degli abusi?
“Solitamente non in modo casuale. L’abuso sessuale non avviene improvvisamente, è il corollario di un processo. L’ autore deve produrre le condizioni necessarie all’abuso cercando prima di tutto di costruire una relazione di fiducia con il minore per poi indurlo, con il tempo, a partecipare o a subire comportamenti a connotazione sessuale. Oltrettutto l’adulto deve ridurre il rischio che il bambino riveli  l’accaduto. Ed è attraverso le minacce e i ricatti che l’autore, conoscendo le fragilità della vittima, la inchioda al suo segreto”.

Quanto conta, in questo processo, il carattere della vittima?

“Molto. Un bambino che ha una a buona autostima, che è emotivamente competente e che viene ascoltato dai propri genitori avrà più possibilità di reagire, di parlare, di fronte ad una situazione che gli crea disagio e sofferenza. Ricordiamoci che l’abuso sessuale è però anche un abuso di potere in cui l’adulto utilizza la sua posizione per manipolare il bambino sfruttando la sua fiducia, la sua ingenuità e la sua curiosità”.