EMOZIONI, COMMOZIONI, RIFLESSIONI. UN CONVEGNO A ROMA SU ASCOLTO E INTELLIGENZA EMOTIVA

EMOZIONI, COMMOZIONI, RIFLESSIONI. UN CONVEGNO A ROMA SU ASCOLTO E INTELLIGENZA EMOTIVA

 

La sofferenza del bambino non è stata concettualizzata, ma piuttosto vissuta e rivissuta al Convegno, che  si è svolto sabato 28 aprile a Roma presso la Facoltà pontificia Auxilium.  Il Convegno organizzato dal Centro Studi Hansel e Gretel e dalla Facoltà – con l’adesione di Rompere il silenzio. La voce dei bambini” aveva come titolo: “Sofferenza del bambino, ascolto empatico e intelligenza emotiva”.  Uno degli obiettivi del convegno era la presentazione del Master che partirà a Roma sulla gestione e sullo sviluppo delle risorse emotive dall’ottobre 2018.

Nonostante la data scelta tra due ponti erano presenti circa 120 persone.  Ha aperto il convegno Suor Pina Del Core, Preside della facoltà Pontifica Auxilium di Scienze dell’Educazione che ha accennato al rapporto di collaborazione che da alcuni anni la facoltà tiene con il Centro Studi Hansel e Gretel. Nel suo saluto suor Pina Del Core ha sottolineato l’importanza della rete attorno ai soggetti più fragili e ha accennato alla dimensione antropologica ed etica dell’impegno professionale e sociale a favore dei bambini.

La relazione introduttiva è stata presentata da Claudio Foti. Ha portato storie relative all’ascolto empatico, all’ascolto emotivo e all’ascolto attivo, definendo la prospettiva teorica su cui si muove il Centro Studi Hansel e Gretel di cui è direttore scientifico e  Rompere il silenzio, di cui è presidente.  Ha proposto un significato dell’ascolto centrato sull’impegno a far circolare nel cuore ciò che entra nella mente attraverso l’orecchio. Ha inoltre presentato la sua teoria basata sulle cinque A: ascolto, apertura, accoglienza, accettazione, attenzione.  Qualcuno dal pubblico ha proposto di aggiungere la parola “amore”. Un tema interessante che è stato ripreso da molti interventi successivi è stata la dimensione tendenzialmente sacra dell’ascolto e del rispetto della parola che proviene dall’altro che soffre.

 

L’intervento di Nadia Bolognini sul tema “Cura delle emozioni e riciclaggio della sofferenza”  è stato particolarmente toccante e coinvolgente sul piano cognitivo e sul piano emotivo. Nadia Bolognini è la direttrice dell’area evolutiva del Centro Studi Hansel e Gretel. Molti di coloro che ascoltavano si sono fortemente commossi e commuovendosi hanno appreso che la psicoterapia è amore che si fa tecnica, coerenza comunicativa, capacità di portare alla pensabilità i vissuti emotivi più sconvolgenti di paura, angoscia, eccitazione, rabbia dei bambini traumatizzati. Nadia Bolognini  ha portato due esperienze di psicoterapia. La prima di un bambino, Daniel,  con sintomi di sessualizzazione post-traumatica gravissimi, al punto da tentare il ogni modo di coinvolgere la psicoterapeuta in agiti sessuali. Uno dei passaggi più importanti è stato il momento in cui a fronte dell’insistente tentativo del bambino di portare la mano della terapeuta sui propri genitali la psicoterapeuta ha spostato la mano sul cuore di Daniel, riproponendo con forza e senza giudizio la propria disponibilità ad un contatto buono con il corpo del bambino. A fronte di questo movimento affettivo, verbale e fisico, il piccolo paziente ha stretto sul proprio cuoricino la mano della terapeuta. La seconda psicoterapia ha riguardato un uomo di 45 anni, Michele, di cui è stata costruita la vicenda: da bambino, abbandonato ed incompreso dai propri familiari, da preadolescente vittima di un prolungato e grave abuso sessuale da parte di chi avrebbe dovuto accudirlo, da adolescente preso in giro ed umiliato in quanto ragazzino grassottello,  Michele è diventato un delinquente molto temuto, trascorrendo 20 anni in carcere. Riattraversando in terapia la propria storia di sofferenza, giunge ad un passaggio molto commovente, descritto da Nadia Bolognini: la consegna i della propria fotografia di bambino grassottello nelle mani della psicoterapeuta in un momento quasi rituale, fortemente connotato da un significato emotivo profondo.

 

La relazione di Andrea Coffari – avvocato, presidente del Movimento per l’infanzia e componente del Direttivo nazionale di “Rompere il silenzio. La voce dei bambini” –  ha portato l’attenzione dei convegnisti su un fenomeno culturale, tanto inquietante quanto ignorato: la presenza a livello nazionale ed internazionale di un cultura che in modo esplicito o implicito lavora per la legittimazione della pedofilia. Al di là dei principi giuridici e delle intenzioni istituzionali a favore della tutela delle donne e dei bambini, si muove sul piano accademico e sociale, nella psicologia forense e nell’avvocatura una realtà di teorici e di professionisti che mette chiaramente in dubbio l’evidenza in base a cui il contatto sessuale dell’adulto con il bambino debba essere sempre e comunque distruttivo per l’infanzia e pertanto giuridicamente perseguibile.  Su questa materia occorre rompere il silenzio e  l’omertà e per contrastare la collusione da parte di coloro che si battono sul piano legale per l’impunità degli abusanti e dei pedofili.  Il relatore a questo riguardo si è soffermato criticamente sulle teorie del prof. Guglielmo Gulotta.  Da anni Andrea Coffari studia la materia ed è in preparazione un suo libro che analizzerà i rapporti tra la cultura della pedofilia e la psicologia forense italiana.

 

Nel pomeriggio si sono susseguiti alcuni interventi particolarmente interessanti su esperienze di cambiamento attraverso l’utilizzo delle tecniche basate sull’intelligenza emotiva. Silvia Carnisio, insegnante e formatrice,  ha chiarito con diversi esempi come sia possibile in una scuola superiore applicare le tecniche della comunicazione emotiva nel cosiddetto “tempo del cerchio” durante le lezioni scolastiche per prevenire ed affrontare il disagio che continuamente interferisce con le attività didattiche.

Paola Crosetto ha portato la propria esperienza di insegnante portatrice di handicap che ha saputo non solo accettare ed elaborare la propria diversità, ma è riuscita anche ad utilizzare la propria esperienza di vita per offrire prima agli allievi e poi agli operatori un modello di comprensione e di elaborazione delle tematiche e delle tensioni emotive e relazionali, legate all’handicap.  Crosetto ha inoltre sottolineato con grande chiarezza ed efficacia come i problemi più gravi derivino non già dalle difficoltà oggettive connesse all’handicap quanto piuttosto dal mancato ascolto dell’ambiente,  dalle reazioni emotive di coloro che interagiscono con i soggetti portatori di handicap e dalle reazioni emotive di questi stessi soggetti.

 

Sandy Sammartino ha letto una lettera al padre, agente di polizia penitenziaria, comunicando al pubblico un’esperienza di resoconto autobiografico: un’autentica“testimonianza dal buio alla speranza”, così come è stata presentata. Il resoconto di Sandy  è stato elaborato all’interno di un percorso seguito all’interno del Centro Studi Hansel e Gretel ed utilizzato all’interno del progetto “Le emozioni che rendono più forti”, proposto agli agenti di polizia penitenziaria del Piemonte.

Successivamente è intervenuta Francesca Imbimbo pedagogista, già responsabile di comunità, del Direttivo Associazione “Rompere il silenzio. La voce dei bambini”. Nella sua relazione “Ascolto del bambino, emozioni in circolo, linguaggio del corpo” Imbimbo ha affermato che non solo in comunità, ma per tutti gli adultI ascoltare i bambini implica ascoltare se stessi. Per ascoltare occorre osservare il bambino, cogliere i segnali di una comunicazione che non sempre inizia con le parole, mantenere un atteggiamento empatico e non giudicante, accogliere quanto emerge dai bambini, per quanto inaspettato.

Per ascoltare – ha  concluso Francesca è indispensabile lasciare spazio ai bambini, imparare a calibrare le parole, a tollerare e a utilizzare i silenzi, imparare la pazienza e tenere a bada l’urgenza del fare, ascoltare se stessi e le proprie emozioni, a volte intense e inaspettate (a volte spiacevoli, irritanti e disgustose…

Un intervento stimolante è stato quello di Alessandro Costantini che ha parlato della mancanza di ascolto degli psicoterapeuti, una mancanza  talvolta coperta da r9ferimenti teorici al padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, un padre con tanti rischiosi pregiudizi  sulle donne e sul bambino “perverso polimorfo”

Le conclusioni sono state proposte da Gianluca Baldasseroni – avvocato, componente del Direttivo nazionale di “Rompere il silenzio. La voce dei bambini” – che ha accennato tra l’altro  al coinvolgimento emotivo e professionale degli avvocati sensibili all’ascolto e alla tutela dei bambini. Nel corso del Convegno l’ascolto non è stato soltanto teorizzato, ma piuttosto praticato nell’interazione tra convegnisti e pubblico, con una partecipazione notevole e ricca.