
16 Mar FOTOGRAFARE UN’EMOZIONE di Aurora Campo
Secondo McLuan, “l’uomo del 900 vede fotograficamente”. Effettivamente, nel mondo di oggi, tra smartphone e fotocamere compatte, si ha tutti la possibilità di fotografare qualsiasi cosa, e spesso un panorama, un cibo, il sorriso di una persona, una situazione strana viene prima di tutto visto dall’ottica di una fotocamera, con il pensiero a come renderà sui social network.
La prima cosa che insegnano, in qualsiasi corso di fotografia, è che, per essere bella, una foto non deve per forza essere tecnicamente perfetta, ma deve trasmettere qualcosa o essere in grado di suscitare qualcosa. Chi la guarda deve poter intuire o immaginare cosa provasse il fotografo nel momento in cui l’ha scattata. Ma una bella foto deve essere anche in grado di suscitare emozioni in colui che la guarda.
Le grandi potenzialità della fotografia la rendono un utile strumento di supporto nel mondo della psicoterapia. “Una fotografia, intesa come medium comunicativo privo di valenza artistica, ha il potere catalizzatore, di suscitare emozioni e di far proiettare su di sé un significato che per il paziente è spesso arduo spiegare e riconoscere a parole” (Saettoni, 2011).“Che sia una seduta individuale o di gruppo, un intervento terapeutico o puramente formativo, l’immagine fotografica è uno stimolo di partenza per una naturale conversazione laddove in particolare la comunicazione verbale non è sufficientemente efficace” (Weiser, 2010).
L’uso della fotografia in terapia può aiutare il paziente a riconoscere, nel senso di conoscere di nuovo, le proprie emozioni, identificandole non solo a parole ma anche attraverso immagini che le rappresentino e che permettano alla persona di dire: “Questa è la mia felicità, solitudine, tristezza, paura, rabbia… ” oppure – ancor più importante – “Questa è stata la mia felicità, solitudine, tristezza, paura, rabbia… ”Le fotografie sono un importante spunto per la rielaborazione di ricordi esperienze sfavorevoli o traumatiche. Le fotografie dell’infanzia condensano ricordi, vissuti, informazioni che di cui il soggetto può avere perso parzialmente o totalmente le tracce.
L’immagine evoca emozioni e la sollecitazione di emozioni attraverso una slide centrata su una fotografia emotivamente stimolante aiuta il discorso formativo. La fotografia consente di tenere viva l’attenzione dell’interlocutore e lo rende maggiormente partecipe ed interattivo, obiettivo che risulta fondamentale in una metodologia formativa come quella del Centro Studi Hansel e Gretel.
Infine va sottolineato che la fotografia può essere uno strumento efficace per il rapporto con se stessi. Un grande esempio è il lavoro di David Hilliard, un fotografo che usa la fotografia come strumento per conoscere e controllare le proprie emozioni e il proprio vissuto interno. I suoi scatti ritraggono la sua quotidianità, la sua famiglia e i suoi amici o situazioni di vita in cui è impossibile non riconoscersi e identificarsi.
Fotografare, quindi, per emozionare ed emozionarsi, per guardare dentro di sé alla riscoperta di noi stessi e del nostro mondo.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/03/fotografia-in-psicoterapia/
David Hilliard: http://www.davidhilliard.com/