
11 Gen GIOCHIAMO AD ASCOLTARE E A FACILITARE LA COMUNICAZIONE EMOTIVA.
Festa di Hansel e Gretel con tutti o quasi tutti i 250 posti del teatro Matteotti occupati. Festa con il Live – Playback Theatre, con brani di letteratura, musica, un momento di psicodramma. Teatro dell’improvvisazione e dell’interazione con il pubblico. Teatro dell’ascolto e della rappresentazione delle emozioni dei partecipanti, quello del Live Theatre.
Portare l’intelligenza emotiva nel sociale è una linea guida di questi 25 anni di attività di Hansel e Gretel. Il primo progetto di Hansel e Gretel si è svolto nel 1989 a Mirafiori Sud, alla X Circoscrizione del Comune di Torino. Il tema: la prevenzione del disagio dei bambini e degli adolescenti. 15 gruppi di genitori e di insegnanti sul tema della relazione educativa. Vennero coinvolte quasi due mila persone nelle conferenze sul territorio e alcune centinaia nei 15 piccoli gruppi.
L’elemento di novità del progetto era dato dal gioco. Il conduttore dei gruppi non teneva lezioni ma facilitava la comunicazione dei partecipanti, non solo addetti ai lavori, ma anche genitori operai, impiegati, casalinghe, interessati a portare i dubbi, i problemi, le difficoltà della relazione educativa con i loro figli. Il conduttore sollecitava il confronto sulle esperienze e faceva giocare: giochi ed attivazioni che abbiamo acquisito dal patrimonio dello psicodramma classico, della Gestalt del gioco psicologico e che abbiamo modificato per adattarli alle esigenze della nostra linea culturale ed operativa. Linea di attenzione, di ascolto e di rispetto del bambino, inteso come bambino reale e come bambino interiore, sulla linea delle opere di Ferenczi e di Alice Miller.
Da 25 anni giochiamo ad ascoltare e a facilitare la comunicazione emotiva. Siamo partiti dal gioco, dall’invito a nominare, comunicare, elaborare, le emozioni dei genitori e degli insegnanti in un quartiere popolare. Siamo partiti sollecitando l’integrazione tra problemi educativi e le potenziali soluzioni, tra le emozioni e le riflessioni, tra i partecipanti ad un piccolo gruppo e lo psicologo, il conduttore. Abbiamo festeggiato il nostro 25° compleanno con una serata dove abbiamo proposto con un linguaggio teatrale, artistico, psicodrammatico un momento coinvolgente ed interattivo. Un momento di ritrovo e di festa dove i partecipanti e gli attori, il pubblico e l’associazione Hansel e Gretel hanno vissuto un’esperienza di ascolto ed una comunicazione autentica delle emozioni più spiacevoli e di quelle più piacevoli. Sono significative le tre situazioni emerse dal pubblico e rappresentate dal Live Playback Theatre: l’impatto con il dolore di un malato grave da parte di un volontario clown in visita alle corsie ospedaliere del Regina Margherita, un abuso sessuale intrafamiliare durato per anni e patito con sentimenti di straziante impotenza e il disagio di un magistrato di fronte al malessere emergente dalle relazioni che pervengono in Procura (con la connessa solitudine e la comprensibile esigenza di difendersi da parte del magistrato con il distacco emotivo).
25 anni fa ci piovvero addosso valangate di … critiche. Ci dicevano che le emozioni non potevano essere sollecitate nel sociale perché poi le persone stanno male e non le sanno elaborare al di fuori di un contesto psicologico e psicoterapeutico professionalmente definito. Eravamo accusati di sollecitare le emozioni e di non saperle gestire. Ci dicevano che le emozioni potevano essere comunicate ed elaborate solo nei luoghi sacri della psicoterapia. Oggi quella critica in quei termini non la fa più nessuno. E la nostra posizione, allora d’avanguardia, è oggi condivisa da molti. Oggi molti si sono avvicinati alla nostra impostazione per tanto tempo isolata. Siamo in tanti oggi a pensare che non sia possibile fare formazione senza in qualche comodo coinvolgere sia le componenti culturali, che quelle emotive e relazionali dei partecipanti al processo formativo. Siamo in tanti oggi a pensare che non sia possibile fare cultura senza sollecitare una comunicazione emotiva autentica. Una serata come quella di ieri è una delle tante conferme che la gente – se adeguatamente stimolata e contenuta – non desidera altro che comunicare in modo sincero e non formale, che le persone hanno bisogno di raccontarsi nelle pagine della loro esistenza umana e professionale, nelle pagine di crisi e di resilienza, di dolore e di gioia.
Una serata che ci conferma nella convinzione che comunicare le emozioni e le esperienze in modo concreto, autentico, consapevole non è semplice, ma è possibile ed arricchente, può essere ascoltabile e condivisibile: nella relazione educativa, nel teatro, nella cultura, nella scuola, nelle istituzioni, nella società.