GUAI AI SOGGETTI DEBOLI! GUAI AI SOGGETTI TRAUMATIZZATI! di Claudio Foti

GUAI AI SOGGETTI DEBOLI! GUAI AI SOGGETTI TRAUMATIZZATI! di Claudio Foti

LUNEDI’ 29 GIUGNO SEMINARIO CONCLUSIVO DEL PROGETTO “ALLE RADICI”

Vae victis! È una locuzione latina che letteralmente significa Guai ai vinti!
Oggi potremmo dire: “Guai ai soggetti deboli! Guai ai soggetti traumatizzati!”

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Storicamente i soggetti traumatizzati, in quanto costretti a sperimentare una specifica vicenda di impotenza e di radicale perdita di controllo in una condizione di isolamento, tendono ad essere colpevolizzati, stigmatizzati, psichiatrizzati, non compresi, non curati e non aiutati.

I soggetti traumatizzati rappresentano, personificano ed evocano la fragilità e la debolezza della condizione umana, ricordano alla comunità sociale quanto questa condizione sia strutturalmente esposta al cambiamento brusco, imprevedibile, lesivo e al confronto con l’ingiustizia, con la fragilità e con la morte. Per questo la comunità sociale tende a voltarsi dall’altra parte di fronte alla sofferenza dei soggetti traumatizzati.

Il trauma sollecita atteggiamenti di distacco emotivo e di insensibilità oppure di curiosità sensazionalistica e non partecipe; è un’esperienza sconvolgente e destrutturante che tende non solo a confondere e debordare la capacità mentale dei soggetti traumatizzati, ma anche a disorientare e ad allontanare la mente di coloro che sono chiamati ad aiutare e curare le vittime. La stessa comunità scientifica ha fatto e fa fatica a sintonizzarsi con le esigenze di ascolto e di cura dei soggetti traumatizzati. Solo nel 1980 è stata elaborata la diagnosi di “Disturbo post-traumatico da stress” grazie ad una nuova attenzione all’emergente sofferenza dei reduci dal Vietnam, delle donne vittime di stupro, dei bambini vittime di abusi.

Ricerche retrospettive in tutte le parti del mondo evidenziano le dimensioni massicce delle vittimizzazioni traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza. Da un’indagine dell’ISTAT su un campione di 25 mila donne si può dedurre il dato sconvolgente che possono essere sei milioni e settecento mila le donne che in Italia hanno subito contemporaneamente situazioni di violenza fisica e sessuale nel corso della vita e che un milione e quattrocento mila possono essere le donne che hanno subito una violenza sessuale prima dei 16 anni.1 Dati tanto allarmanti, che dovrebbero suscitare un’ondata di sdegno collettivo, una forte spinta alla riflessione e all’assunzione di responsabilità, ferme prese di posizioni istituzionali e politiche, rischiano invece di passare sotto silenzio e di scivolare nel dimenticatoio.

Il trauma è un’esperienza che tende a debordare la capacità di pensare del contenitore mentale delle vittime e pertanto è un’esperienza che richiede la comprensione empatica e la vicinanza nei confronti dei vissuti di impotenza, dolore, confusione, rabbia sperimentati e spesso accantonati dalla vittima. E’ necessario per la cura che qualcuno sia disponibile a condividere con la vittima un’esperienza destrutturante senza difendersi e senza scappare via. Ma l’ascolto e la vicinanza risultano risorse scarse.

In conclusione la tendenza socialmente e psicologicamente dominante è quella segnata da un grave deficit di ascolto e di accoglienza delle istituzioni pubbliche, sociali e sanitarie, e spesso delle stesse psicoterapie, nei confronti della sofferenza del soggetto traumatizzato.

Il progetto “Alle radici” ha fornito nel 2014 e nei primi mesi del 2015 alcune psicoterapie gratuite a bambini ed adulti traumatizzati. Lo sviluppo di questo progetto tenterà di coinvolgere le istituzioni sanitarie pubbliche nella realizzazione di questo progetto; intenderà inoltre sollecitare la comunità sociale e politica a mettere in discussione la propria lontananza dai bisogni dei soggetti traumatizzati alimentando una cultura che preveda azioni di largo respiro e interventi continuativi nel tempo attraverso la sinergia tra pubblico e privato. Se il progetto troverà le risorse per proseguire cercherà di sviluppare un’iniziativa culturale di solidarietà e sostegno a favore di tali soggetti, capace di sollecitare l’interesse di soggetti pubblici e privati al fine di garantire l’autosostenibilità nel tempo del progetto stesso.

1 Indagine Multiscopo sulla Sicurezza delle Donne (Istat – Dip. Pari Opportunità), 2006.

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