Hansel e Gretel, un cammino che dura da 25 anni

Hansel e Gretel, un cammino che dura da 25 anni

Hansel e Gretel hanno compiuto 25 anni. Quindi non solo sono riusciti a salvarsi dalla strega ma sono dapprima diventati maggiorenni ed ora, come si sarebbe detto un tempo, sono “in età da marito (o da moglie)”. Se Hansel e Gretel nella fiaba riescono finalmente ad arrivare a casa, noi ci sentiamo ancora in cammino.

Sarà forse per questo che in questi ultimi anni abbiamo sempre più cercato “alleanze”, “matrimoni”, desiderando, pur tenendo stretta la nostra identità, il “meticciato”, il dialogo, la contaminazione. Un processo che determina il progresso e la vitalità di una civiltà e, per una associazione come la nostra, la stessa sopravvivenza. Senza sostegno sociale il terzo settore non potrebbe esistere, e non unicamente in termini economici ma soprattutto perché il nostro pensiero e la nostra elaborazione metodologica e culturale non potrebbero esistere, non avrebbero senso se fossero unicamente autoreferenziali e rinunciassero ad aprirsi a contaminazioni e suggestioni diverse. Abbiamo bisogno di tanti “sassolini” diversi che ci aiutino a non perdere la strada.

Hansel e Gretel sono, come leggiamo nel nostro logo, dalla parte dei bambini, dalla parte dell’infanzia.

Il termine infanzia indica una privazione, una incapacità, una situazione di mancanza, un po’ come tutti i termini che indicano appunto “i minori”. Infante è colui che non sa parlare, bambino ha una radice simile a balbettio e a babbeo. Non voglio fare qui una riflessione, per quanto importante, sulla definizione di minore come soggetto in possesso di diritti e dignità, vorrei invece proporvi di riflettere sul particolare valore che i supposti “deficit” dell’infanzia potrebbero avere per noi adulti.

I bambini “parlano male”? Impariamo allora anche noi a parlare meno! Impariamo, o reimpariamo, l’importanza dei gesti, della vicinanza, del sorriso.

I bambini sono babbei? Non ragionano? E se provassimo ad ascoltare anche altre ragioni che non siano solo quelle dell’ideologia, del pensiero astratto, dei tecnicismi, che spesso mascherano una sostanziale aridità emotiva?

I bambini sono minori? Non sarà una riflessione nostra ed originale, ma credo che tutti noi abbiamo un gran bisogno di sentirci ultimi e di stare tra gli ultimi.

Abbiamo chiamato la serata di festa per il nostro compleanno “Un Dono per l’Infanzia”, avremmo forse dovuto intitolare questa serata “Un piccolo tentativo di restituire all’Infanzia quello che ci ha donato!”.

Un patrimonio di emozioni, affetti, modi diversi di avvicinarsi al mondo e agli altri. È il dono del desiderio, della scoperta. L’infanzia ci può regalare la meravigliosa capacità di parlare meno, di ascoltare di più, di sentirci un po’ piccoli e sciocchi, per essere vicini ai più piccoli e deboli. L’infanzia ci può regalare la sofferenza, la consapevolezza della sofferenza, di quanto sia terribile sentirsi non amati e non ascoltati; una consapevolezza che, pensata ed elaborata insieme, può donare nuova energia e speranza al nostro lavoro di educazione, tutela e cura.

Per questi grandi doni, per il dono non ripagabile di essere il nostro futuro, l’infanzia merita anche un impegno, di lavoro, economico, di volontariato e di dono.

Nel prossimo anno lavoreremo in particolare su quattro fronti.

Partendo da un contributo che la Fondazione Agnelli ha voluto darci, avvieremo un progetto di educazione alla affettività e alla sessualità, anche tenendo conto delle recenti indicazioni europee e italiane sulla ormai imprescindibile necessità di una azione di educazione affettiva con i bambini e con gli adulti che si occupano di loro.

Avvieremo poi quello che è uno dei nostri “sogni nel cassetto”: la terapia del trauma con soggetti che non sono in grado di sostenere i costi che questo lavoro comporta e che non trovano sempre una risposta in quello che il servizio pubblico, pur nel suo grande impegno, riesce ad offrire. La Fondazione CRT ha sostenuto una parte dei costi di avvio di questo progetto che prevede l’offerta gratuita o a basso costo di percorsi terapeutici per soggetti (adulti e bambini) vittime di violenza.

Continueremo il lavoro nel carcere. Da anni lavoriamo con soggetti che hanno scontato o stanno scontando una pena detentiva; per questo ringraziamo la Compagnia di San Paolo, che anche quest’anno ha voluto sostenere un progetto di lavoro in carcere con soggetti che hanno compiuto gravissimi reati, molti a sfondo sessuale. Lavorare con gli abusanti, oltre che con gli abusati, è una sfida contro la tentazione di “gettare via la chiave”; significa per noi dire con chiarezza che chi commette un reato deve essere innanzitutto fermato ma senza mai perdere di vista il fatto che abbiamo a che fare con persone. Senza mai dimenticare le vittime vorremmo aprire spazi di speranza anche ai loro aguzzini.

Continuerà infine il nostro impegno formativo, tra le varie iniziative è importante segnalare la prosecuzione dei Corsi di Perfezionamento e l’avvio di un Master in collaborazione con la Pontificia Università di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

A tutti voi e a tutti i nostri collaboratori grazie. Continueremo il dialogo su queste pagine, sperando di incontrarci presto e dandovi sin d’ora appuntamento per i nostri 50 anni…