IL “GRANDE VOLTAFACCIA” DEGLI PSICOLOGI DI FRONTE AL TRAUMA di Claudio Foti

IL “GRANDE VOLTAFACCIA” DEGLI PSICOLOGI DI FRONTE AL TRAUMA di Claudio Foti

La formazione e la supervisione dei colleghi psicologi e psicoterapeuti sulla psicologia e sulla psicoterapia del trauma sono attività professionali per me molto coinvolgenti e gratificanti.

Forse perché mi piace far qualcosa per contrastare le diffuse e preoccupanti difficoltà cognitive e soprattutto emotive degli psicologi in materia di riconoscimento del trauma, di comprensione e di aiuto alle vittime del trauma. Spesso gli psicologi usano le teorie o gli strumenti cognitivi per difendersi dall’impegno empatico nei confronti della sofferenza delle vittime, perché hanno già usato le teorie e gli strumenti cognitivi per difendersi dalla sofferenza della propria infanzia rimossa.

Con molto piacere dunque ho appreso che ce l’abbiamo fatta a raggiungere un numero sufficiente di partecipanti al Master LA CURA DEL TRAUMA. IMPEGNO CLINICO E PSICOLOGICO FORENSE per psicologi, psicoterapeuti, medici, psichiatrie neuropsichiatri, che si svolgerà a Reggio Emilia da aprile ’17 al gennaio ’18. Gli allievi saranno seguiti con un’attenzione individualizzata. Potrò sperimentare modalità approfondite di supervisione e di formazione in particolare sulle tecniche di ascolto. Dunque ultimi giorni per le iscrizioni, ma in ogni caso partiremo. Il Master ripropone con una maggiore attenzione alla psicologia e alla psicoterapia del trauma l’esperienza molto intensa ed impegnativa del master sull’ASCOLTO DEL BAMBINO IN CONTESTO CLINICO E PSICOLOGICO FORENSE di Cagliari, a cui ha partecipato una ventina di psicologi. Il Master punta molto sul lavoro centrato sulla soggettività degli psicologi e degli psicoterapeuti. Si tratta di aiutare gli psicologi e gli psicoterapeuti che spesso sono bloccati dalla sofferenza delle vittime ad aprirsi alla sofferenza traumatica sviluppando dentro di sé la stabilità, l’ascolto di sé, la fiducia, la compassione. Si tratta dunque di lavorare molto sulla soggettività degli psicologi che spesso si chiudono e si difendono di fronte alle emozioni intense sollecitate dalle vittime di abuso: emozioni di impotenza, paura, dolore, rabbia, angoscia, eccitazione, colpa, vergogna.

Non di rado si verifica un “grande voltafaccia” degli psicologi di fronte al trauma. Traggo l’espressione da Bowby, che ha parlato di “grande voltafaccia” di Freud a proposito del suo abbandono della “teoria del trauma” a favore della “teoria delle pulsioni”.

Il Master LA CURA DEL TRAUMA. IMPEGNO CLINICO E PSICOLOGICO FORENSE organizzato dal Centro Studi Hansel e Gretel e dalla Facoltà Pontificia Auxilium di Roma vuole rispondere alle seguenti finalità specialistiche alla luce di un modello terapeutico e formativo che ha incontrato importanti verifiche:

  1. affermare e dimostrare su basi esperienziali che curare il trauma possibile;
  2. sviluppare le competenze all’ascolto attivo, all’ascolto emotivo ed empatico;
  3. contrastare il rischio di ritraumatizzare le vittime;
  4. far crescere con la mindfulness una sana autocentratura e una stabilità dello psicoterapeuta, mentre si apre all’ascolto delle vittime;
  5. proporre un modello di cura psicoanalitica e relazionale con un approccio integrato (psicodramma, EMDR, terapia sensomotoria, autobiografia…) per elaborare il passato traumatico;
  6. far crescere la competenza nel gestire l’incrocio tra intervento psicologico e intervento giudiziario, affrontando segnalazioni, assistenza psicologica al bambino, audizioni protette, incarichi di CTU, CTP, con il rispetto delle procedure e con la sensibilità emotiva nei confronti dei soggetti deboli che entrano nel circuito giudiziario;
  7. sviluppare il ruolo attivo dello psicoterapeuta nell’avvicinarsi al conflitto intrapsichico e relazionale e alla sofferenza del paziente;
  8. acquisire strumenti teorici per la comprensione del trauma e delle sue conseguenze dagli studi e dalle ricerche contemporanee sul trauma;
  9. impegnarsi a prendere in carico, per quanto possibile, assieme al bambino anche le figure di riferimento e il contesto familiare con un approccio sistemico;
  10. sostenere la consapevolezza ed il padroneggiamento delle forti correnti emotive di impotenza, ansia, dolore, tristezza, rabbia e senso di colpa vissuti da chi è impegnato nella cura.