
14 Ott Il maltrattamento invisibile. Scuola, famiglia, istituzioni
a cura di: Claudio Foti, Claudio Bosetto, Anna Maltese
Franco Angeli Editore, Milano, 2000
Ci voltiamo dall’altra parte. La mente non è disponibile. La realtà della violenza all’infanzia è, in gran parte, impensabile per la comunità adulta. Operatori sociali, psicologi, insegnanti, educatori, clinici, faticano a percepire il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, in quanto fenomeni che costringono ad entrare in contatto con le dimensioni intollerabili dell’impotenza e della perdita di controllo subita dalle piccole vittime. Nella scuola, come in tutte le istituzioni minorili, si avverte sempre più acutamente la necessità di una preparazione specifica per affrontare il problema del disagio e del maltrattamento; ma la complessità dell’intervento di aiuto e le difficoltà emotive e relazionali che si incontrano, fanno sì che spesso il maltrattamento rimanga impensabile e quindi invisibile. Questo libro va contro corrente. Innanzitutto perché affronta anche un tema massimamente rimosso ed impensabile: il maltrattamento degli allievi da parte di coloro che dovrebbero garantire loro educazione e crescita mentale. Sono documentate le forme del maltrattamento intrascolastico e si chiarisce come l’insegnante disponga di una capacità potenziale di manipolazione e di violenza psicologica. In secondo luogo perché vuole infondere speranza: se esistono forme diffuse e invisibili di maltrattamento, esistono nella scuola risorse comunicative, affettive e riparative, altrettanto consistenti ma spesso inconsapevoli e non valorizzate. Vengono illustrati in positivo e con concretezza, interventi, atteggiamenti, esperienze, metodi formativi utili per sviluppare competenze emotive e relazionali e capacità di ascolto e di aiuto. Ed infine questo libro vuole credere nella scuola come ambito istituzionale privilegiato e specializzato nell’osservazione e nella prevenzione del disagio e della sofferenza dei bambini. La scuola può imparare a fermare, invece che confermare, il processo produttivo di un bambino infelice: nel comportamento scolastico e relazionale di un bambino, nei gesti, nei movimenti, nelle posture del suo corpo, nelle sue produzioni grafiche, nelle narrazioni verbali di sé, nelle prestazioni scolastiche, nelle espressioni dei suoi sentimenti, la scuola può imparare a decifrare quell’intreccio simbolico attraverso il quale il bambino autenticamente si racconta; e può avviare, se necessario, processi d’intervento a protezione del minore più sofferente in una prospettiva di integrazione fra agenzie educative e istituzionali sociali, sanitarie e giudiziarie.