IL PAESE DELLE LACRIME E’ COSI’ MISTERIOSO … di Roberta Fassino, Claudio Foti

IL PAESE DELLE LACRIME E’ COSI’ MISTERIOSO … di Roberta Fassino, Claudio Foti

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso”.

baby-443390_640.jpgdentro

Questa frase, significativa nella sua essenzialità, è tratta da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry: un racconto poetico che, affrontando temi quali il senso della vita, dell’amore e dell’amicizia, è considerato un libro senza tempo e senza età per tutti coloro che amano creare legami e credono nei rapporti semplici e veri. Un libro non solo per i ragazzi, ma anche per gli adulti affinché non dimentichino mai di essere stati bambini e si impegnino sempre nella ricerca del bambino che si custodisce dentro (“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”).

Prima di arrivare sulla terra il Piccolo principe ha visitato altri pianeti incontrando bizzarri personaggi:

  • un vecchio re solitario, che ama comandare anche se non ha sudditi; un vanitoso che chiede solo di essere applaudito, senza ragione;
  • un ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere;
  • un uomo d’affari che passa i giorni a contare le stelle, come se fossero monete di sua proprietà;
  • un lampionaio che deve accendere e spegnere freneticamente il lampione ogni minuto;
  • un geografo seduto alla sua scrivania che non ha alcuna idea di come sia fatto il suo pianeta.

Sono adulti che hanno deluso il Piccolo Principe. Sono la rappresentazione di atteggiamenti adulti gravemente inadeguati rispetto alle esigenze dei bambini: dalla tentazione dell’onnipotenza autoritaria o narcisistica alla fissazione sul denaro e sulle dipendenze, dalla frenesia del fare alla tendenza a conoscere la realtà in modo astratto ed intellettualistico.

Ma torniamo al paese delle lacrime. Il pianto appartiene alla vita, dei più piccoli ma anche dei più grandi, perché nella realtà della vita circola inevitabilmente una quota di sofferenza. Gli adulti hanno paura di frequentare e di conoscere il paese delle lacrime, perché a ben vedere hanno paura della dimensione spiacevole dell’esistenza e tendono a trasmettere questa paura ai bambini. Ma se non si conosce il paese delle lacrime non si può conoscere il paese della gioia, perché sono molto vicini…

Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle…” E’ un’altra citazione del Piccolo Principe.

Si deve conoscere il paese delle tristezza e del dolore per non allontanarsi dalla sensibilità emotiva, per non separarsi dalla forza dei sentimenti, per non perdere la possibilità di vivere pienamente ed intensamente le emozioni piacevoli. In effetti chi non sa piangere autenticamente, non sa ridere autenticamente.

Il paese delle lacrime è così misterioso”. Quest’affermazione compare nel dialogo tra l’adulto e il bambino, quando il Piccolo principe ha un momento di “crollo emotivo” di fronte alla prospettiva di essere lasciato solo dall’aviatore. Il bambino piange e l’adulto non sa come consolarlo.

Possiamo immedesimarci in quest’ultimo. Ciascuno di noi ha sicuramente già sperimentato il senso di angoscia, di impotenza e di sconforto che si prova nel vedere un altro in lacrime. In questa posizione finiamo per di sentirci incapaci di interagire, di comunicare, di sostenere. Ed allora tentiamo in modo goffo di togliere la sofferenza al bambino invece di ascoltare e di condividere.

Non ci sono parole e comportamenti giusti in assoluto, ma ci sono le parole ed i comportamenti adatti a quel contesto e a quel particolare individuo, dettati dalla sensibilità emotiva e dall’empatia.

Il metodo dell’intelligenza emotiva ci aiuta a prendere consapevolezza del fatto che spesso ciò di cui l’altro ha bisogno non è tanto la soddisfazione di una richiesta quanto il riconoscimento del proprio vissuto emotivo, l’ascolto dei suoi bisogni e delle sue richieste. Ciò che lo stesso Autore vuole comunicare è l’importanza di vedere, umilmente, con gli occhi del cuore, per poter dare nutrimento e forza all’Altro. Il dolore non deve dividere, lacerare, separare, ma deve unire, facendo così sentire meno la sofferenza per chi la prova; “em-patia” significa proprio esplorare dentro il vissuto dell’altro, tentare di sentire ciò che l’altro prova, rimanendo ovviamente noi stessi. Dunque provare dolore insieme all’altro, pur nella consapevolezza che non si riuscirà mai a raggiungere interamente l’altro nella profondità del suo vissuto.

Il paese delle lacrime è così misterioso”. È vero… non basta una vita intera a scoprirlo… ma un’intera vita non basta a fermarci se davvero vogliamo conoscerlo…

Tags: