IL TIRO AL BAMBINO NELLA STRISCIA DI GAZA

IL TIRO AL BAMBINO NELLA STRISCIA DI GAZA

Una buona mira e il tiro al bambino prosegue con successo da parte dell’esercito di Israele con l’appoggio operoso delle truppe di Hamas. Bambini colpiti da bombe e missili mentre corrono sulla spiaggia o mentre giocano al parco giochi.

Non inganni il conflitto fra gli uni e gli altri, a vincere è la logica simmetrica dell’illusione guerrafondaia che mira a difendere le ragioni dei popoli con l’escalation della violenza più cieca e rivinosa, mascherata dagli ideali del diritto alla stabilità o del diritto alla terra.

Come sempre chi ci rimette sono i più deboli, i soggetti più fragili fra cui i bambini.

Certamente colpisce che un popolo che ha subito massicciamente la persecuzione nazista non riesca a prendere le distanze da un potere statale che pensa di garantire la legittima istanza di sicurezza per la nazione israeliana attraverso la scelta strategica della guerra e del terrorismo di stato. Come è possibile garantirsi la sicurezza, seminando stragi tra gli adulti e i bambini palestinesi ed incentivando così reazioni di ritorsione o vendetta?.

E che rispetto ha della popolazione palestinese un’Autorità militare e civile che non esita a provocare gli israeliani con strategie di odio, terrorismo e con bombardamenti inconcludenti dal punto di vista politico e militare al solo scopo di provocare e tenere aperto il conflitto?

E’ vero che i bambini giocano alla guerra, ma appunto ci giocano. Gli adulti la fanno nella maniera più infantile (nel senso regressivo del termine) ed emotivamente stupida. Nella maniera più folle, più distruttiva ed autodistruttiva. Ancora una volta gli adulti, per lo più maschi, al potere perseguono le ragioni della difesa delle gerarchie costituite, della negazione dei diritti dell’altro, dell’incapacità di tener conto dell’interesse alla vita, al benessere e alla serenità degli uomini di buon senso e delle donne.

Ancora una volta il potere patriarcale, adultocentrico e necrofilo non riesce a riconoscere e tanto meno a tutelare il bisogno di crescere, giocare e stare in pace dei bambini.