Il trauma dell’abuso tra negazione e riparazione

Il trauma dell’abuso tra negazione e riparazione

Dispensa del Centro Studi Hansel e Gretel n° 2
a cura di Claudio Foti

Negazione e riparazione costituiscono due strade diametralmente opposte verso cui può dirigersi l’evoluzione del trauma dell’abuso. Negazione e riparazione rappresentano due esiti antitetici del dramma della violenza e della strumentalizzazione sessuale dei bambini. La negazione dell’abusante con i suoi contorni di minaccia, segreto, imbroglio, mistificazione e la negazione da parte dell’ambiente familiare e sociale che circonda il bambino impediscono la protezione. Il bambino non riesce a parlare o se parla non ci sono orecchie per sentire, occhi per vedere, una mente per registrare la richiesta di aiuto. La negazione blocca la protezione del bambino e pertanto l’avvio del processo di riparazione del trauma da lui subito. D’altra parte la riparazione s’accompagna alla necessità di un riconoscimento sociale e anche, se possibile, giudiziario dell’accaduto e quindi un riconoscimento di tutti i tentativi dell’abusante di occultare la verità. La riparazione richiede il contrasto con tutte le bugie e le falsità dell’abusante che possono restare ad incidere nella soggettività della vittima. La riparazione esige l’elaborazione di tutte le negazioni che hanno avuto la meglio nella stessa mente del soggetto abusato e che continuano, magari dopo anni di terapia, a impedirgli l’accesso a tutti gli aspetti della vittimizzazione, soprattutto a quelli più dolorosi e più nocivi.

Attraverso la sessualizzazione ai danni dei bambini il progetto perverso tende a garantirsi e a perpetuare l’equilibrio patologico che accompagna il progetto stesso: la negazione è una difesa fondamentale della strategia perversa e ne è parte integrante.