INTERNET E PROCESSI EDUCATIVI. POTENZIALITA’ E RISCHI PER LE NUOVE GENERAZIONI di Claudio Foti e Silvia Deidda

INTERNET E PROCESSI EDUCATIVI. POTENZIALITA’ E RISCHI PER LE NUOVE GENERAZIONI di Claudio Foti e Silvia Deidda

INTERNET E PROCESSI EDUCATIVI.   POTENZIALITA’ E RISCHI PER LE NUOVE GENERAZIONI   

di Claudio Foti e Silvia Deidda

1. Non aver paura di una realtà che può favorire la crescita e la socialità

Da diversi decenni ormai ci troviamo di fronte ad una crescita esponenziale dell’utilizzo di internet, alla progressione molto rapida di nuove modalità che gli adolescenti utilizzano per “connettersi” tra loro quali ad esempio, chat, applicazioni e vari social network. Inevitabilmente tutte queste nuove possibilità hanno modificato e modificano tutt’ora le modalità di interazione sociale; i ragazzi si approcciano ad esse a volte integrandole a momenti relazionali e sociali di vita reale a e volte sostituendole completamente ad esse quindi come unica nuova modalità per relazionarsi con gli altri coetanei e non.
Questi processi di cambiamento tecnologici sono irreversibili ed hanno un potenziale di coinvolgimento, trasformazione ed attrazione di cui tener conto. Non si può far tornare indietro il carro della storia. Noi  adulti siamo a disagio di fronte a questi: la generazione emergente è costituita da “nativi informatici”, ovvero da soggetti che sono venuti al mondo e hanno conosciuto la loro educazione e socializzazione nel nuovo orizzonte sociale e tecnologico della rete, mentre le generazioni adulte in questo contesto sono spesso in difficoltà cognitiva ed emotiva.

Il primo compito da affrontare è dunque quello di familiarizzarsi con la dimensione della rete, superando atteggiamenti di evitamento improduttivo, di condanna moralistica, di apologia dell’ignoranza.
Non va scartata la possibilità di cercare occasioni ed ambiti di dialogo e di collaborazione sul terreno della navigazione su Internet, per esplorare le potenzialità di sviluppo delle comunicazioni e delle informazioni e per evitare che la rete diventi un oceano nel quale i bambini ed i ragazzi vengano lasciati da soli come unici titolari di competenza, come unici frequentatori di questo universo.
Non può essere attivata alcuna azione di prevenzione dei rischi connessi all’accesso alla rete se i genitori si disinteressano completamente di questa nuova insopprimibile dimensione dell’esistenza che non può non coinvolgere la generazione emergente.

Per quanto riguarda i possibili rischi dell’approccio alla rete dei soggetti in età evolutiva ci concentriamo su due aspetti: le ricadute negative sul piano mentale e relazionale e la
trasmissione di stereotipi di genere e modelli di sessualizzazione precoce.

 

stock-624712__180dentro

Le ricadute negative sul piano mentale e relazionale

I pericoli che possono scaturire dall’uso esclusivo di queste realtà virtuali sono da tenere ben presenti e non vanno sottovalutati: dal sintomo più evidente, la dipendenza da Internet, alle conseguenze drammatiche che ne possono derivare, diserzione scolastica, isolamento sociale, ritiro da ogni attività sportiva e culturale, rottura delle amicizie.
Le cause che sottendono un uso improprio e illimitato di Internet possono essere diverse, timidezza, fobia sociale, senso di inadeguatezza, mancanza di autostima, insicurezza, poca fiducia nei propri mezzi, vergogna della propria immagine, sentirsi brutti (G.P. Charmet, “la paura di essere brutti”). I blog e i social network possono rappresentare una valida risposta a questi malesseri in quanto offrono la possibilità di creare identità multiple, fittizie e di nascondere il proprio corpo, la propria immagine. La “connessione” virtuale ha in sé un paradosso relazionale intrinseco: come si può essere costantemente connessi con più persone escludendo alcune tra le più importanti caratteristiche della dimensione relazionali, tra cui il coinvolgimento psico-emotivo e corporeo e la condivisione di uno spazio – tempo reali.
Siegel in “Mappe per la mente” riporta che recenti studi dimostrano che nella società attuale vi sia la tendenza a concentrarsi in maniera quasi esclusiva su aspetti che afferiscono al ruolo dell’emisfero sinistro, quali la logica, la razionalità, le rappresentazioni linguistiche; tutto molto distante dall’integrazione con aspetti corporei ed emotivi.
In letteratura è oramai ampiamente condiviso considerare la mente come un processo relazionale. Secondo Siegel la mente è il prodotto delle interazioni di esperienze interpersonali con la struttura del cervello e sono proprio le esperienze interpersonali che incidono sulla plasticità dei circuiti cerebrali. Le influenze ambientali e i rapporti interpersonali hanno un ruolo chiave nella strutturazione della mente che viene definita come processo, non più come struttura, costituita da una costruzione condivisa (co- costruzione) con altre menti. Quando si parla di esperienze interpersonali non si può escludere la dimensione corporea, sensoriale ed affettiva.
Da questa prospettiva, la mente, le relazioni e il cervello diventano parte di un’unica realtà: i flussi di energia e informazioni. La persona che siamo non è indipendente dalle nostre relazioni né dal nostro cervello incarnato (Varela) bensì emerge da essi

In un altro intervento metteremo a fuoco i rischi associati in modo specifico allo sviluppo di rappresentazioni e di comportamenti capaci di incidere sulla sessualità e sull’identità di genere delle giovani generazioni.