27 Apr La circolarità della comunicazione tra bambini
La circolarità delle comunicazioni tra i bambini è una risorsa affettiva ed educativa che merita di essere riconosciuta e valorizzata. I bambini sanno confrontarsi, i bambini sanno comunicare. Se i bambini sono protetti dalle dinamiche più distruttive e dalle interferenze più pesanti provenienti dalle sofferenze e dalle manipolazioni degli adulti, essi parlano tra loro in modo costruttivo anche degli aspetti più spiacevoli dell’esistenza. Talvolta la loro comunicazione avviene spontaneamente tra di loro anche in assenza degli adulti. Se i bambini hanno interiorizzato una certa quota di risposte affettive e rassicuranti da parte delle figure accudenti, essi sono in grado di darsi conforto e solidarietà. Il fatto che in certe situazioni i bambini siano capaci di mettere in atto comportamenti crudeli e distruttivi tra di loro, non può oscurare la loro potenziale straordinaria capacità di sostegno, di affettività, di scambio intelligente e solidale di informazione nella prospettiva di un aiuto reciproco.
I bambini possono parlare fra loro di esperienze dolorose: “Mio nonno è morto”, racconta Ludovico un bambino di 6 anni. “Perchè?”, gli chiede un coetaneo. “Perché era malato”, “ Anche mio padre è malato, ma allora muore?” “No!” e lo stesso Ludovico che spiega che non si muore per un raffreddore.
Una bambina, Chiara, di 4 anni e mezzo, con amarezza racconta ad altri bambini, suoi coetanei (in presenza di un’educatrice che si limita per un po’ ad ascoltare) che il papà se n’è andato di casa, era molto buio, lei ha chiesto alla mamma: “Ma dov’è va adesso il papà?”, la mamma le ha detto che andava a lavorare ma lei non ci ha creduto, perché poi oltretutto non è più tornato. Gli altri bambini ascoltano e comunicano a Chiara le loro esperienze: anche loro hanno fatto e fanno i conti con i conflitti e le separazioni dei genitori. Le esperienze che vengono comunicate sono eterogene. Un bambino racconta: “I miei anche ieri hanno litigato per le zucchine”. Un altro si domanda: “Anche i miei litigano ma allora si separano?”
Il ruolo dell’adulto può essere innanzitutto quello di valorizzare la risorsa comunicativa dei bambini, senza averne paura, senza temere che i bambini possano avvicinarsi con il pensiero a con la parola a situazioni sofferte e conflittuali (come per es. i conflitti tra i genitori, il lutto, la malattia, la povertà, l’handicap …), situazioni che in ogni caso di fatto li coinvolgono.
Nel caso sopra citato della conversazione fra Chiara ed il suo gruppo l’educatrice può intervenire chiarendo che spesso gli adulti litigano, ma poi riescono a riconciliarsi, e dunque in quelle situazioni non c’è da preoccuparsi, che certe volte gli adulti si comportano un po’ come bambini e si dimenticano di come stanno i loro bambini. L’educatrice infine può rivolgersi in modo specifico alla bambina che ha comunicato una situazione particolare e dolorosa di abbandono, empatizzando con lei: “Deve essere stato molto spiacevole per te Chiara vedere che papà non è più tornato …” . L’educatrice può aprirsi poi ad un eventuale dialogo, nel caso in cui Chiara ne sentisse il bisogno: ipotesi più che probabile dal momento che la bambina ha già scelto di comunicare la propria esperienza penosa ai propri coetanei e non sarebbe certamente turbata se potesse sperimentare la possibilità di un confronto autentico con un adulto più empatico e più disponibile al dialogo di quanto non siano i suoi genitori: il padre perché sequestrato dal proprio bisogno di scappare, la madre perché comprensibilmente sconvolta dal conflitto coniugale e dalla separazione.
L’intelligenza emotiva come metodo organizza e promuove la circolarità della comunicazione autentica dei bambini anche sulle dimensioni più conflittuali e problematiche dell’esistenza. Migliorando le proprie competenze relazionali ed emotive e sviluppando la fiducia nella capacità della mente umana (e dunque anche della mente dei bambini!) di mettere in parola e di elaborare le esperienze più difficili, gli educatori possono imparare a rivolgersi con sempre maggiore autenticità e franchezza ai bambini in difficoltà, possono sollecitare il gruppo dei bambini a rivolgersi e a comunicare qualcosa al coetaneo che ha messo in parola la situazione più penosa, possono ridurre le proprie difese di evitamento e la ricorrente tentazione a raccontare bugie ai bambini a fini consolatori.