
09 Nov LA CIRCOLARITA’ DELL’ASCOLTO NELLA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI E NEL GRUPPO CLASSE CON GLI ALLIEVI
Stiamo facendo il bilancio delle settimane di formazione con gli insegnanti sulla prevenzione del maltrattamento per conto della Regione Sardegna. Sono stato a Cagliari, Carbonia, Oristano, Nuoro, Sassari e Olbia. sono stati per me incontri molto coinvolgenti per la circolarità dei pensieri, delle emozioni e dell’ascolto. Ecco un passaggio di un mio intervento a Nuoro sul tema della circolarità dell’ascolto nella formazione degli insegnanti e nel gruppo classe.
La formazione mira a sviluppare le risorse cognitive ed emotive degli insegnanti per affrontare il disagio: quello degli insegnanti stessi e quello dei bambini. Questa formazione non può esaurirsi nella lezione frontale, ma deve favorire la circolarità dell’ascolto. Per questo abbiamo messo in cerchio le sedie. Quando si fa un cerchio, nella circonferenza, nessun punto è prevalente sugli altri. Ogni componente del cerchio deve poter guardare ed interagire con gli altri componenti del cerchio. Per questo è importante un’accurata disposizione circolare! I vissuti e i pensieri di tutti sono importanti e meritano il massimo ascolto e il rispetto. Per questo – come avete notato – il conduttore cerca di comprendere, incoraggiare e difendere la possibilità di ciascuno di esprimersi. Anche il formatore, anche chi conduce è all’interno del cerchio. Anche lui ha qualcosa da imparare oltre da trasmettere nella circolarità del gruppo. Il conduttore (l’esperto nel corso di formazione, l’insegnante nella classe, l’educatore nel gruppo dei ragazzi) si pone non tanto come il portatore di un sapere che scende dall’alto, bensì come un punto che interagisce nel cerchio, come un facilitatore della comunicazione. Chi conduce ha una responsabilità. Potrà restituire o tentare di dare un orientamento, fornire un contributo, ma egli stesso è un punto del cerchio. Il che non significa che tutti sono uguali, ciascuno ha la sua specificità, il suo ruolo, il suo originale punto di vista cognitivo ed emotivo.
Nessun punto nella circonferenza, nessun componente del gruppo può affermare: “Il cerchio inizia e finisce da me”. Ogni punto della circonferenza può essere inizio e fine della comunicazione che si sviluppa. Si può iniziare da qualsiasi punto per fare il giro dei vissuti emotivi, il giro delle esperienze, il giro delle riflessioni. Quale altro significato ha questa disposizione circolare? Si crea uno spazio fisico, ma anche e soprattutto mentale, dove si possono invitare i problemi, dove si fanno accomodare le difficoltà, dove si cerca di accettare le diversità di emozioni e di opinioni presenti nel gruppo, nel comune sforzo di procedere in modo circolare a dare un nome ai sentimenti, ad usare gli occhi, le orecchie, il cuore dei partecipanti per condividere (cum dividere, dividere insieme) il disagio per elaborarlo. Lo spazio al centro del cerchio nel gruppo di formazione o nel gruppo classe che lavorano con l’intelligenza emotiva è uno spazio di contenimento (da cum-tenere, tenere insieme). Tenere insieme cose diverse. Tenere insieme la mente e il cuore, tenere insieme la parte razionale e la parte professionale, il comportamento di ruolo e il comportamento di persona dell’insegnante, dell’educatore. Allora dovete trovare rigorosamente un punto nel cerchio. Qui c’è un punto. Venite avanti per fare proprio cerchio con tutti gli altri. Ecco guardate: ci sono le sedie, ci sono. Venga pure, vieni pure avanti. Ecco tu ti metti lì, io mi metto qua. Perfetto! Vi dicevo l’importanza della circolarità, uno spazio dove tenere insieme, contenere,
Quando diciamo “quel bambino non è contenuto”, non è tenuto insieme, diciamo che non è tenuto insieme fra le sue parti diverse, la sua esigenza di adattamento non si armonizza con i suoi impulsi. Non è tenuto insieme perché è fatto di parti diverse, che non sono armoniche. E’ oppositivo non perché ha un disturbo mentale, ma perché ha interiorizzato un disturbo relazionale, ambientale. i bambini agitati, irrequieti o problematici sono bambini scissi, frammentati. Il bambino abusato per esempio è scisso tra la parte eccitata e quella angosciata, la parte che vuole continuare a ridere e adattarsi alla vita e la parte che è stata segnata da un trauma schiacciante che non può dimenticare. Sono bambini che continuano a voler bene ai genitori abusanti o trascuranti, ma nel contempo hanno vissuti di impotenza, di rabbia perché hanno subito qualcosa di grave e scombussolante dai loro genitori. I bambini che ci creano più problemi non sono contenuti: vuol dire che non sono tenuti insieme, sono frammentati. Noi dobbiamo contenere noi stessi, per contenere gli altri, quindi contenere pezzi diversi. Per esempio tenere insieme la parte razionale e la parte emotiva. Tenere insieme il comportamento che abbiamo come professionisti, come insegnanti, con il comportamento di persona. Siamo un po’ operatori, un po’ persone. Dobbiamo tenere insieme questi pezzi. Dobbiamo tenere insieme il nostro disagio e il disagio altrui. Dobbiamo tenere insieme la voglia di fare del nostro meglio, ma anche la consapevolezza dei nostri limiti. La circolarità dell’ascolto nel gruppo che si dispone circolarmente crea uno spazio di contenimento della soggettività di ciascuno, che è diversa dall’altra. Contenimento di punti di vista cognitivi ed emotivi diversi, bisogna contenerli nel gruppo, tenerli insieme senza pervenire a scissioni, a contrapposizioni laceranti. Ecco perché la circolarità ha una sua valenza simbolica ed operativa. E la circolarità fa pensare a un gruppo che cerca di andare avanti insieme, tenendo insieme i momenti in cui il gruppo procede bene con i momenti in cui il gruppo è in difficoltà. Questa è la funzione del contenimento circolare nei gruppi centrati sul compito di sviluppare le risorse emotive e cognitive dei suoi componenti. I nostri compiti riguardano funzioni che evocano il cum. Cum è una particella che dice insieme. Cum-tenere, tenere insieme parti diverse. Cum dividere, dividere insieme un peso. com-unicare: è anche qualcosa che evoca questa dimensione di insieme. Comunicare è mettere in comune, è scambiare emozioni e pensieri in modo sincero senza imbrogliare. Com-prendere è cum-prehendere afferrare insieme, abbracciare con la mente qualcosa: un problema, una difficoltà, un vissuto emotivo … qualcosa che appartiene a te e che diventa mentalmente mio.