08 Ott LA CLINICA DELLE EMOZIONI
giovedì 5 settembre 2013
E’ un tema su cui stiamo da tempo lavorando come équipe del Centro Studi Hansel e Gretel.
Comprendere e rispettare a pieno le emozioni significa arricchire e rivoluzionare la pratica clinica e la pratica sociale. Quando la mente abbraccia il cuore si trasforma la soggettività e la professionalità (cfr. C. Foti, La mente abbraccia il cuore, Edizioni Gruppo Abele 2012).
Conoscere e padroneggiare le emozioni è la premessa per qualsiasi cambiamento ed intervento nella clinica, nel sociale, nel campo educativo.
La “clinica delle emozioni” è un atteggiamento innanzitutto soggettivo e mentale (“medice, cura te ipsum”) e poi, conseguentemente, relazionale, culturale ed operativo che pone le emozioni al centro dell’attenzione e dell’intervento psicologico, sanitario, sociale ed educativo.
“Clinico”, etimologicamente, è il soggetto da curare sul suo letto (da cliné che significa “letto”, in greco antico) e che si offre all’esame diretto e personale del medico, ma “clinico” contemporaneamente è l’atteggiamento del medico che si interessa al malato e si avvicina, si china su di lui per osservarlo e curarlo meglio. La clinica dunque rinvia ad un atteggiamento che tenta di curvarsi con attenzione e rispetto nei confronti del destinatario della cura, rinvia ad uno sguardo che tenta di migliorare la vicinanza e la messa a fuoco nei confronti dell’oggetto della cura.
La “clinica delle emozioni” è la capacità di riconoscere le emozioni “incistate” e dissociate a seguito delle esperienze avversive o traumatiche vissute nel passato e che continua ad emergere e a condizionare il presente, è la capacità di familiarizzarsi con le emozioni del qui ed ora, di meditare e di respirare consapevolmente su di esse. La “clinica delle emozioni” comprende e favorisce la possibilità di stare a contatto e di mantenere l’attenzione e la sintonia con le emozioni proprie e con quelle del destinatario del lavoro psicologico, sanitario, sociale ed educativo.
La “clinica delle emozioni” presuppone una conoscenza approfondita su basi scientifiche e neuroscientifiche del ruolo e del funzionamento delle emozioni nella vita dell’individuo e della comunità sociale e consente lo sviluppo di specifiche competenze emotive, riflessive e comunicative sul piano del rapporto con se stessi e con gli altri.
Tali competenze sono spesso raggruppate nel concetto di “intelligenza emotiva” che comprende cinque facoltà essenziali per le emozioni: il riconoscimento, la comprensione, l’espressione, la regolazione ed infine – aspetto fondamentale – il loro utilizzo intelligente ed efficace.
La “clinica delle emozioni” consente di rinnovare straordinariamente l’ascolto di sé e l’ascolto degli altri nell’attività educativa e professionale, migliorando il controllo, la gestione e l’utilizzo delle cosiddette emozioni “negative”, quali la paura, la tristezza, il dolore, la rabbia, la colpa, ecc. In questa prospettiva non viene soltanto favorita la dimensione del benessere e della cura di sé e dell’altro, ma in qualche misura anche la dimensione spirituale, ovvero la componente del soggetto umano che tende a una trascendenza. , Ovviamente questa trascendenza può essere concepita e vissuta in tanti modi, in ogni caso è trascendenza del soggetto rispetto a se stesso, è comunque una qualche aspirazione a superare il ripiegamento narcisistico del soggetto su se stesso, è sempre un qualche tentativo di connessione con il prossimo, con la natura, con l’impegno a favore dell’infanzia e delle generazioni future.