LA CONTINUITA’ DEL LAVORO MEDITATIVO

LA CONTINUITA’ DEL LAVORO MEDITATIVO

di Claudio Foti

Uno dei contributi più interessanti che la prospettiva meditativa fornisce alla psicologia e alla psicoterapia occidentale è la continuità dell’addestramento alla consapevolezza e il prolungarsi nella quotidianità dell’impegno alla conoscenza di sé, alla concentrazione, allo sviluppo della lucidità mentale.  Lo sforzo per contrastare la sofferenza mentale e per superare modelli di pensiero e di comportamento nocivi si scontra nella nostra mente con forti resistenze al cambiamento, con massicce tendenze all’autoconservazione di schemi psichici disfunzionali.

Ciò che si può apprezzare nel lavoro psicoanalitico rispetto ad altri approcci psicoterapeutici è l’intensità quantitativa e qualitativa delle sedute.  Trovo che l’integrazione tra il lavoro psicoanalitico e l’impegno meditativo può  generare risultati straordinari. La mente è fortemente conservatrice ed è indispensabile il prolungamento del tempo del lavoro di consapevolezza sui pensieri, sugli schemi mentali, sulle emozioni. E’ di fondamentale importanza approfondire e  rafforzare in maniera continuativa il contatto consapevole e il lavoro di rielaborazione con le diverse parti del Sé.   La meditazione non è in conflitto – come invece viene spesso proposta, interpretata e praticata – con il lavoro di conoscenza di sé che si può raggiungere  attraverso la scansione delle sedute psicoterapeutiche.  In questa prospettiva l’allenamento alla meditazione, l’addestramento allo sviluppo della consapevolezza,  dell’attenzione, della compassione  si possono pensare come un lavoro continuativo che si prolunga al di là delle meditazioni formali nella quotidianità.  Ci sono voluti decenni per costruire nella mente dell’adulto abitudini mentali che generano ansia, depressione, impulsività, malessere ed infelicità. Solo un lavoro intenso e continuativo può generare trasformazione. Per imparare bene   uno sport, una lingua straniera, uno strumento musicale la continuità dell’allenamento e dell’apprendimento è indispensabile.  Questo principio è altrettanto irrinunciabile,  se vogliamo  per imparare a comprendere, a migliorare  e a governare il funzionamento della nostra mente e a governarlo.

Scrive Osho, un pensatore discusso e discutibile, ma spesso capace di comunicare efficacemente alcuni contenuti del pensiero meditativo: “ESSERE NEL MOMENTO. Meditazione significa essere nel momento, non abbandonare questo momento all’inconsapevolezza. Qualcuno chiese al Buddha: “Come dobbiamo meditare?”. Il Buddha rispose: “Qualsiasi cosa facciate fatela con consapevolezza, questa è meditazione. Camminando, camminate con attenzione, come se camminare fosse tutto; mangiando, mangiate con consapevolezza, come se non esistesse null’altro; alzandovi, alzatevi con consapevolezza; sedendovi, sedetevi con consapevolezza. Tutte le vostre azioni diventano consapevoli, la vostra mente non fluttua più oltre questo istante, resta nel presente, si assesta nel presente: questo è meditazione (…).

 La meditazione non è una pratica disgiunta dalle azioni quotidiane. La meditazione non è altro che il nome per definire una vita vissuta con consapevolezza: non è una pratica che dura un’ora, durante la quale state seduti… e arrivederci al giorno dopo! Niente affatto, se ventitré ore sono prive di meditazione e solo un’ora è dedicata alla meditazione, allora sarà inevitabile che quelle ventitré ore annientino quanto è accaduto in quell’unica ora. La non meditazione vincerà, la meditazione rimarrà sconfitta. Se vivi ventitré ore al giorno senza consapevolezza, e solo un’ora con consapevolezza, non conseguirai mai una vita pienamente risvegliata, la realizzazione del Buddha. Come può un’unica ora vincere la forza di ventitré ore? Inoltre, occorre comprendere un’altra cosa: come si può essere consapevoli per un’ora, se per le rimanenti ventitré non lo si è? Come si può essere sani per un’ora, se si è malati ventitré ore al giorno? Salute e malattia sono il risultato di un flusso interno. Se sei sano ventitré ore al giorno, lo sarai per tutte le ventiquattro ore, perché questo flusso interno non può spezzarsi all’improvviso, solo per un’ora. La corrente che scorre in te continua a fluire.

La meditazione non può nascere solo perché visiti una chiesa, un tempio, una moschea… se non eri sveglio nel tuo negozio, nel mondo degli affari, a casa, come potrai mai risvegliarti all’improvviso, in un tempio? Nulla può esplodere all’improvviso, se non faceva parte di un flusso interno. Ecco perché il Buddha ha detto che la meditazione può accadere solo se si è meditativi ventiquattro ore al giorno. Dunque, è bene capire che la meditazione non è solo una delle decine di azioni che accompagnano la vita. Non si tratta di un anello nella catena di azioni senza fine che accompagnano la vita di un uomo. Si tratta di un filo che unisce tra loro i fiori di una ghirlanda. La meditazione è uno stile di vita, non un’azione. Se si è meditativi in tutto ciò che si fa, se il filo corre attraverso ciascuno dei fiori, solo allora si crea una ghirlanda. Il filo non è neppure visibile, è nascosto sotto i fiori, né è visibile il meditatore: egli è presente, ma è nascosto sotto tutte le azioni che accadono attraverso di lui. Un individuo si risveglia il giorno in cui inizia a vivere in meditazione. Finché vive senza meditazione, dorme.”