06 Dic La diffusione del fenomeno dell’abuso sessuale sui bambini
I clinici, attrezzati all’ascolto empatico dei loro pazienti, ben conoscono su un piano empirico la diffusione dell’abuso sui bambini, essendo abituati ad accogliere, magari dopo mesi o ad anni di psicoterapia, precisi ricordi di violenze, latenti o manifeste, avvenute nell’infanzia dei loro pazienti e a verificare effetti d’integrazione e benessere di straordinario rilievo a seguito della narrazione ed elaborazione terapeutica di questi ricordi.
Ma è dalle interviste retrospettive che si può avere un quadro statisticamente realistico e sconvolgente di quali possono essere le dimensioni della violenza sommersa che pesa sui bambini e sugli adolescenti. In tali interviste si interroga, sollecitando la confidenzialità e garantendo l’anonimato, un campione di popolazione giovanile oppure adulta sui ricordi risalenti all’infanzia e all’adolescenza. Attraverso questo strumento si possono definire le eventuali violenze ricordate dal campione e si possono inoltre valutare quante di queste sono state rivelate e denunciate e quante invece sono state mantenute nel silenzio e nella segretezza. L’intervista retrospettiva non favorisce motivazioni a mentire negli intervistati: se anche alcuni intervistati potrebbero in casi limitati collocare nella rappresentazione del proprio passato abusi inesistenti, questo dato risulterebbe ampiamente compensato da un altro elemento che può influenzare il risultato della ricerca, nel senso di una sottostima e non già di un’amplificazione del fenomeno: molti intervistati infatti potrebbero negare abusi rimossi e dissociati dalla loro consapevolezza.
La ricerca di Diane Russel (1983), condotta negli Stati Uniti ha avuto un’importanza storica per l’epoca in cui s’è svolta e per l’approfondimento delle interviste, evidenziando una percentuale del 38% di abusi avvenuti prima dei 18 anni e del 28% prima dei 14 anni1. La ricerca condotta da Kelly, Regan e Burton in Gran Bretagna (1991) rilevò all’interno del campione, costituito da 1244 studenti fra i 16 e i 21 anni, che il 21% delle femmine e il 7% dei maschi dichiararono di aver subito almeno un’esperienza di abuso consumatosi con contatto fisico2. Recentemente un’importante e rigorosa ricerca retrospettiva compiuta dall’Istituto degli Innocenti di Firenze3 su un campione di 2200 donne per valutare l’incidenza dell’abuso sessuale del maltrattamento in età minorile nella popolazione femminile adulta in età compresa dai 19 ai 60 anni ha permesso di stimare che il 5,9% di tale popolazione ha patito una qualche forma di abuso sessuale, il 18,1% ha esperito sia eventi di abuso sessuale che di maltrattamenti, mentre il 49,6% ha vissuto una qualche forma lieve, moderata e grave di maltrattamenti (qualificati come ESI: esperienze sfavorevoli infantili). Le vittime tendono inevitabilmente a rimuovere e non già a comunicare la violenza subita. Per quanto riguarda le esperienze di maltrattamento “chi ne ha parlato l’ha fatto prevalentemente con il partner e con gli amici (25,9%): i genitori non sono punti di riferimento (con la madre parla il 5,5% e con il padre l’0,9%)”4. Solo una ridottissima percentuale (2,9%) ha denunciato all’autorità giudiziaria l’abuso sessuale subito. Se ci si basa sulla percentuale emergente da questa analisi e se si tiene conto che il numero medio di vittime per gli atti sessuali ex lege n. 66/1997 ricavabile dalle segnalazioni all’autorità giudiziaria (nel triennio 2002-2044) è di 709 minori si può ipotizzare una cifra di 23.633 bambini vittime in Italia annualmente di abusi sessuali, una cifra che non si discosta molto da quella – tra i 10.500 e 21.000 – ipotizzata dal rapporto CENSIS sulla violenza sessuale in Italia (1998).
Se si proiettano sulla popolazione italiana i dati emergenti da un’indagine dell’ISTAT su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni si può dedurre il dato sconvolgente, in base a cui 6 milioni e 700 mila donne hanno subito in Italia episodi di violenza fisica e sessuale nel corso della loro vita, 5 milioni di donne hanno subito almeno un episodio di violenza sessuale, 3 milioni e 900 mila donne hanno subito almeno un episodio di violenza fisica e 1 milione e 400 mila possono essere le donne che hanno subito una qualche forma di violenza prima dei 16 anni5.
In una ricerca, condotta nel 1995 da Jérome Laederach dell’Università di Ginevra, su un campione di 1.116 adolescenti di età tra i 14 e 17 anni, appartenenti a 68 classi del Cantone di Ginevra, 60 ragazzi (il 10,9% dei maschi) e 192 ragazze (il 33,8% delle femmine) hanno riportato di aver subito una situazione qualificabile come abuso almeno una volta nella loro vita. In una ricerca condotta nel 2002 dall’Istituto di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Milano tramite questionario su un campione di 3 mila studenti (soprattutto maschi) delle scuole superiori con un’età media di 18 anni e 6 mesi, il 15,4% degli intervistati dichiara di aver subito un episodio di abuso sessuale. L’11,3% del campione confessa di essere stato toccato nelle parti intime, il 3% afferma di essere stato costretto a visionare materiale pornografico, il 2,6% di essere stato costretto a toccare i genitali di un adulto, l’1,4% di aver dovuto masturbare un adulto, l’1, 6% di aver subito una penetrazione da parte di un adulto prima dei 18 anni. In una ricerca, condotta da S.O.S. Infanzia di Vicenza nel 2004-2005 con il patrocinio dell’Università di Padova e della Regione Veneto, con un questionario somministrato a 1.058 studenti in 73 classi dell’ultimo anno delle scuole superiori di Vicenza, il 10,7% dichiara di aver subito violenza psicologica, il 3,4% violenza fisica, il 4,3% violenza sessuale senza contatto, il 9,9% con contatto e senza penetrazione, il 2,8% con contatto e con penetrazione. Tra coloro che dichiarano di aver subito una qualche forma di abuso sessuale (complessivamente il 17% dell’intero campione) il 79% sono femmine, il 21% maschi, la maggior parte afferma che l’abusante era conosciuto (l’86%), facendo riferimento prevalentemente a parenti. Il dato più significativo che emerge dalla ricerca è che solo una percentuale esigua di coloro che hanno confessato di aver subito violenza sessuale sono riusciti a chiedere aiuto ad un operatore sociale e scolastico (6 intervistati su 181 ovvero il 3, 3%) o a rivolgersi ad un’autorità di polizia o ad un giudice (7 su 181 ovvero il 3,8%). Di questi ultimi 7 ben 4 non sono stati creduti, mentre 3 sono stati creduti6.
Dati tanto allarmanti finiscono per passare sotto silenzio e scivolare nel dimenticatoio, invece di suscitare un’ondata di sdegno collettivo, una forte spinta alla riflessione e all’assunzione di responsabilità, ferme prese di posizione istituzionali e politiche. Possiamo dunque riprendere e ribadire la tesi di partenza. È necessario, anche se mentalmente impegnativo, prendere atto di due penose verità: a) l’abuso sessuale sui minori è un fenomeno che ha dimensione endemiche nella nostra cultura; b) nonostante le sue dimensioni massicce, il fenomeno è destinato per molti aspetti a restare sommerso ed impensabile. Può risultare ancora più arduo assumere una posizione di accettazione consapevole (e non rassegnata) della seconda verità più ancora che della prima.
LA DIFFUSIONE DEL FENOMENO DELL’ABUSO SESSUALE SUI BAMBINI: DATI RECENTI
Secondo un recente (2013) rapporto dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulla prevenzione del maltrattamento infantile più di 18 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni sono maltrattati in Europa. Ogni anno 852 morti fra i bambini sotto i 15 anni. Morti che, avvertono gli esperti Oms riuniti al meeting del Comitato regionale per l’Europa, sono solo la punta di un iceberg. Secondo questo rapporto la prevalenza del maltrattamento è molto più elevato, che vanno dal 29,1% per l’abuso emotivo, il 22,9% per l’abuso fisico, al 13,4% per l’abuso sessuale nelle ragazze e del 5,7% nei ragazzi.
Secondo un nuovo dossier (2013), denominato “Indifesa”, di Terres des Hommes sono triplicati i reati sessuali sui minori. Quasi l’80% delle vittime è femmina.
Le bambine e le ragazze sono ancora le vittime più vulnerabili della violenza verso i minori: in totale il 60% delle 5103 vittime dei reati commessi e denunciati a danno di minori nel 2012 (erano 4.946 nel 2011). E’ un quadro allarmante quello che emerge dal Dossier “indifesa” di Terre des Hommes presentato oggi a Roma con i dati forniti dalle Forze dell’Ordine. In particolare le bambine e le ragazze sono le vittime più vulnerabili della violenza sessuale verso i minori nel 2012: l’85% del totale, pari a 689 vittime. A queste vanno aggiunte le 422 vittime di violenza sessuale aggravata, il 79% femmine.
Preoccupante l’incremento dei reati di atti sessuali con minorenni, il cui numero delle vittime (505) è triplicato rispetto all’anno precedente. Il 78% sono bambine e adolescenti. A registrare l’aumento più drammatico è la pornografia minorile: +370%, a danno di 108 minori, il 69% dei quali femmine. I maltrattamenti in famiglia sono ancora i reati che mietono maggiori vittime tra i bambini, toccando la cifra record di 1.246 nel 2012, 82 in più del 2011.
I dati di TERRE DES HOMMES si riferiscono agli accertamenti in ambito giudiziario. E non bisogna ricordare moltissime ricerche, svolte in diverse parti del mondo, dimostrano che il numero dei reati denunciati e a maggior ragione la percentuale dei reati accertati è assolutamente irrisoria rispetto a quelli effettivamente consumati, accertabili con le ricerche retrospettive. Per es. In base ad un importante ricerca dell’istituto degli Innocenti solo una ridottissima percentuale (2,9%) ha denunciato all’autorità giudiziaria l’abuso sessuale subito (Cfr. D. Bianchi, E. Moretti, Vite in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile, Istituto degli Innocenti, Firenze, 2006).
Si accumulano ricerche e altri dati sulla violenza ai danni dei più piccoli. Ma nonostante la reiterazione di queste statistiche sconvolgenti sulla diffusione del fenomeno del maltrattamento e dell’abuso il problema rimane oggetto di una rimozione e di una negazione da parte delle istituzioni sociali e da parte degli stessi operatori sociali e sanitari.
Piovono le informazioni ma resistono le emozioni. Emozioni di rifiuto a riconoscere l’entità del fenomeno e la possibilità stessa che il fenomeno ti possa passare vicino ti possa passare accanto. Permane la tendenza nella comunità dei medici e degli psicologi a non prendere in considerazione l’ipotesi che tra i numeri sconcertanti delle statistiche possa esserci il bambino che stai esaminando.
L’indifferenza e l’insensibilità dei professionisti sono una causa rilevante del mancato riconoscimento dell’abuso e del maltrattamento sui bambini.
Non si tratta ovviamente di voler assumere nell’approccio clinico una posizione aprioristica che enfatizzi l’ipotesi del maltrattamento e dell’abuso. Si tratta piuttosto di non escludere – come una gran parte degli psicologi continua a fare – l’ipotesi della violenza dal campo mentale, quando ci si avvicina alla diagnosi.
Le tesi precostituite del negazionismo continuano a tener banco: si afferma che la maggior parte delle denunce di abuso risulterebbero aprioristicamente infondate; in caso di situazioni di conflitto l’ipotesi della falsa accusa è l’unica ipotesi che viene nei fatti presa in considerazione; si sostiene che i bambini non meriterebbero un ascolto aperto, fiducioso non suggestivo, che li metta in grado di esprimere la verità di cui sono portatori.
Un medico non deve avere in testa ovviamente solo l’ipotesi diagnostica del tumore, ma cosa penseremo dello specialista che non tenesse costantemente in mente nell’esame clinico tale ipotesi assieme a tutte le altre che meritano di essere prese in considerazione?
Note
1 Cfr. D. Russel, “The incidence and prevalence of intrafamilial and extrafamilial sexual abuse of female children”, in Child Abuse and Neglect. The International Journal, vol. 7, No. 2, 1983, pp. 133-146.
2 Cit. in R. Luberti, D. Bianchi, …E poi disse che avevo sognato, Ed. Cultura della Pace, Firenze, 1997.
3 Cfr. D. Bianchi, E. Moretti, Vite in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile, Istituto degli Innocenti, Firenze, 2006.
4 D. Bianchi, “I principali risultati della ricerca”, in Vite in bilico…, op. cit., p. 248.
5 Cfr. Corriere della sera, martedì 17 aprile 2007.
6 Cfr. Sos Infanzia, “Monitoraggio abusi sui minori”, novembre 2005, Vicenza.