
26 Gen LA FORMAZIONE DEI TERAPEUTI CHE INTENDONO LAVORARE SUL TRAUMA di CLAUDIO FOTI
Per fare un uomo ci voglion vent’anni … cantava Guccini … Quanti anni sono necessari per formare uno psicoterapeuta che sappia lavorare sull’elaborazione dei traumi e degli abusi sui minori? Sicuramente si tratta di un percorso tut0’altro che breve e che richiede una direzione di marcia che non riguarda soltanto le tecniche, ma anche e soprattutto un percorso di crescita personale che possa permettergli di ampliare la capacità di accogliere la propria e l’altrui sofferenza.
La formazione dello psicoterapeuta che si candida ad affrontare situazioni di maltrattamento, abuso, grave trascuratezza, violenza psicologica in tutte le sue forme si muove e si sviluppa innanzitutto e soprattutto sul terreno delle competenze emotive e relazionali e di una motivazione sana e realistica alla riparazione. Le risorse fondamentali del terapeuta infatti per la cura nella sua specificità (il trattamento della sofferenza traumatica e dei nodi aggrovigliati del passato che si ripropongono in maniera ripetitiva e vanno riconosciti e sciolti) e per la cura nella sua dimensione complessiva richiesta dal caso (intervento familiare, attivazione della rete, contrasto con le resistenze psicologiche, sociali ed istituzionali alla comprensione del trauma e sostegno nell’ambito giudiziario) sono risorse che appartengono all’ambito della soggettività: accettazione della sofferenza, empatia, intelligenza emotiva, fiducia nel ruolo della consapevolezza come fattore di cambiamento, flessibilità, compassione, capacità di tollerare l’impotenza e di tenere a bada l’onnipotenza, capacità di affrontare il conflitto, la mentalizzazione degli aspetti più negativi della mente umana ecc…
Non tutti gli psicologi possono motivarsi ad assumere in modo realistico questo impegno, non tutti gli psicologi possono svolgere adeguatamente e realisticamente questo compito.
Sulle qualità mentali ed emotive sopra elencate, che rappresentano le fondamenta della casa, si devono poi ovviamente aggiungere i piani superiori delle competenze cognitive e tecniche approfondite e specifiche. Spesso invece si pensa l’esatto contrario: che sulle fondamenta delle competenze tecniche e culturali si possa edificare la formazione dello psicoterapeuta e si possa superare quell’evitamento sociale e clinico della sofferenza post-traumatica che non consente né di prevenire la perpetuazione delle violenze sul piano sociale, né di trattare sul piano clinico i sintomi post-traumatici.