
02 Giu LA NEGAZIONE DELL’ABUSO SUI BAMBINI E IL MIO MAL DI PANCIA di Francesco Monopoli
Rileggendo l’articolo del Fatto Quotidiano, commentato da Claudio Foti sul sito, mi sono chiesto lungamente per quale motivo la lettura di questo vecchio articolo del fatto quotidiano mi abbia turbato intensamente: non c’è nulla di diverso di tanta produzione pseudo scientifica che mira a rappresentare un mondo ideale dove le cose brutte non succedono (parlo di ” cose brutte” perché già chiamarlo per nome l’abuso rischia di suscitare reazioni di rifiuto), ma se poi succedono possono essere sempre minimizzate o giustificate: magari non succedono a fin di male come si potrebbe pensare per cui hanno pieno diritto di esistenza in un quadro giuridico liberale …
Poi l’altro giorno nel mio ruolo di assistente sociale mi è capitato di andare in una comunità per una consulenza e a margine di una lunghissima sfilza di situazioni di bambini in difficoltà mi è stata presentata quella di una bambina di 9 anni che sta dando segnali importanti, fisici e comportamentali, di grande tensione e sofferenza. Insieme a questo mi segnalano un’inquietante e compulsiva modalità di raccontare bugie… ed inoltre un atteggiamento come se avesse un segreto da nascondere … poi mi raccontano come se niente fosse che in un’occasione lo scorso anno la bambina aveva raccontato ad insegnanti e compagni di classe in svariati momenti di avere dovuto fare sesso con il proprio cugino già più che maggiorenne.
Per fortuna che la madre della bambina interpellata aveva rassicurato l’insegnante che non c’era nulla di cui preoccuparsi, giustificando l’affermazione della figlia con l’avere assistito al massimo ad un’effusione tra il cugino con la propria fidanzata.
Che botta nello stomaco, solo dopo avere riflettuto sulle cose che mi diceva l’educatrice che mi presentava la situazione, ho realizzato come in realtà l’insegnante non abbia voluto nemmeno dare lo spazio alla bambina di esprimere ciò che probabilmente le è accaduto e sta accadendo. Non ha preso in considerazione nemmeno la possibilità che il racconto della bambina fosse da prendere sul serio. D’altra parte anche l’educatrice con cui parlavo escludeva completamente l’ipotesi di un abuso e si rifugiava dietro alla rassicurante diagnosi “disturbo oppositivo e dell’attenzione”. Ma non ha chiarito a cosa la bambina tende ad opporsi. L’educatrice mi ha anche detto: “Ma davvero credi possibile che la bambina possa aver detto la verità?”
Che cosa centrano queste due storie? Direi che mi sollecitano l’angoscia che mi da il constatare come due realtà strutturate ideologicamente come quella particolare s
cuola (di cui pure ho grande stima) e il fatto quotidiano (che della denuncia del marcio ha fatto la propria bandiera) non siano minimamente coscienti della sofferenza dei bambini e connessi con questa sofferenza. E’ duro tollerare che i perversi riescano ad imporre la propria visione contorta e costruiscono il proprio muro di protezione con i mattoni regalati dai tanti che preferiscono negare la sofferenza dei bambini… spesso con quella buona fede di cui sono lastricate la vie dell’inferno.
E allora adesso ho capito perché ho un mal di pancia fortissimo, me lo tengo e lo frequento perché sento che è l’unico elemento di normalità in tutta questa melma… ci sarà il tempo per elaborare tutta la rabbia che ho dentro di me, una rabbia dietro all’impotenza che mi da lo sguardo sulla realtà. E il solo averlo condiviso già mi da sollievo e speranza in un mondo molto meno perverso di quello che oggi mi pare di cogliere.