La stanza gelida e segreta adibita alla sofferenza

La stanza gelida e segreta adibita alla sofferenza

Salve Dott. Foti. Mi chiamo Gianluigi e ho 46 anni provengo da una famiglia di quelle di un tempo numerose, in tutto 7 compresi i miei genitori. Non siamo mai stati benestanti ma con fasi alterne di medio benessere e periodi di magra siamo andati avanti lo stesso.
I miei genitori forse hanno avuto un’infanzia peggiore della mia senza rendersene conto, e con il loro bagaglio personale hanno reso a me quello che a loro era stato dato. Se ci fosse un ipotetico tribunale l’unica accusa che potrei muovere sarebbe la mancata presa di coscienza di se stessi verso me e la famiglia che forse in un determinato periodo preciso della loro vita hanno pensato di avere, ma penso che ci abbiano rinunciato non credendoci, o forse non ne avevano la forza o la possibilità di chiedere aiuto. Erano altri tempi, in ogni caso gli assolvo ma non con formula piena poiché a tutt’oggi dopo la mia curata dipendenza da eroina, la mia frequente instabilità di umore spesso mi rende poco obbiettivo nei loro confronti ma anche nella vita sociale e affettiva creandomi una forte insofferenza.
La mia storia e il mio disagio di vivere cominciano prima dell’abuso di sostanze, perché già da piccolo percepivo qualcosa in me che non riuscivo a decifrare o codificare nel senso giusto,ricordo solo molto intensamente l’assenza della famiglia e l’insoddisfazione di mio Padre da parte sua nei miei confronti e non solo. Mia Madre era per lui, per me c’era la rimanenza, accudimenti pratici e essenziali. Lei dipendeva da lui in tutti i sensi. Questo ha comportato penso un forte senso di abbandono e frustrazione minando forse la mia autostima e chissà cos’altro. Ogni tanto ancora dalla mia stanza gelida e segreta adibita alla sofferenza fuoriesce il triste abuso infantile di un conoscente mascherato da affetto, comprensione e considerazione. Attualmente sono ancora in cura per la mia depressione, ogni tanto mi vedo con il mio psicoterapeuta e partecipo a gruppi di terapia per la dipendenza da sostanze e ultimamente faccio parte di un’associazione di mutuo aiuto in fase di costruzione, ho deciso di scrivere in questo forum dopo aver letto il libro di Alice Miller “La fiducia tradita”, che mi ha dato degli spunti di riflessione in merito all’influenza dei nostri genitori sulla nostra vita adulta, quello che vorrei chiederle Dott. Foti e: che cosa potrei fare una volta che ho capito quanto male abbiano esercitato su di me i miei genitori e quanto il loro comportamento consapevole o non abbia influito sul mio attualmente? E come posso interrompere questo lascito genitoriale, nonostante gli sforzi sullo stesso mio figlio, ma anche sulla mia vita affettiva. La ringrazio per l’ascolto.

Gianluigi