
02 Mar LE EMOZIONI DEL LUTTO. COME AIUTARE I BAMBINI AD AFFRONTARE IL TEMA DELLA MORTE di Nadia Bolognini
Quando mi è stato proposto di intervenire oggi[1] in ricordo di Claudio Bosetto mi sono detta: “Noo! Non ce la posso fare…. Sarò presente ma non voglio intervenire… mi fa stare male parlare della morte… mi fa stare male parlare della morte proprio il giorno in cui un anno fa è morto un mio caro amico.” Spesso la soluzione più semplice , rassicurante e rapida sarebbe quella di comportarsi come se la morte non esistesse. Se non ne parlo non soffro, se non ne parlo non mi devo confrontare col dolore della sua assenza.
Quante volte sono entrata al Centro Studi Hansel e Gretel e notando la pesante assenza di Bosetto una parte della mia mente avrebbe voluto sentirsi dire: «Non ti preoccupare Bosetto non c’è perché è fuori per formazione ma poi tornerà…» Ma un’altra parte della mia mente sapeva benissimo che non sarebbe più tornato e questo procurava dolore. Quante volte noi adulti ci alleiamo con la parte illusoria della nostra mente e di fronte alla morte preferiamo dire ai bambini che non è morto è partito per un lungo viaggio e poi far cadere un pesante silenzio. Non se ne parla più. Fermarsi a pensare alla morte è doloroso e noi vogliamo sottrarci a questo dolore creando il silenzio attorno alla morte.
ABBIAMO TIMORE DI PARLARE
Tanto il genitore, quanto il bambino, quanto io stessa qui ed ora possiamo avere paura di essere troppo sconvolti, o di confondersi a vicenda, di non essere capaci di gestire l’intensità, l’ampiezza o la durata di un discorso come questo sulla morte.
Quindi eccomi qui .. Ho riconosciuto dentro di me il dolore e il desiderio di mettere il silenzio intorno alla morte di Bosetto, ma ho riconosciuto anche la voglia di parlare di Claudio di quello che abbiamo fatto e condiviso insieme affinché alla morte fisica non si accompagni anche la morte del ricordo… accettando che questo possa farmi provare forti emozioni. Ricordo circa 18 anni fa quando con Bosetto e altri colleghi andavamo a Monza a condurre gruppi di insegnanti sul tema dell’ascolto.
IMPREPARATI DI FRONTE ALLA MORTE
Bosetto mi diceva con tono ironico :« Ma è possibile che dove vai tu parli sempre della morte…» e insieme ridevamo a questa battuta.
La vita è bizzarra e imprevedibile « Non avrei mai voluto ne pensato di dover parlare della morte proprio in occasione della sua morte», ma siccome si vive si muore…. La morte è parte stessa della vita.
E CHI NON C’ E’ PIU’ – PUO’ CONTINUARE A VIVERE NEL RICORDO DI CHI RIMANE, DI CHI CRESCE E VIVE CON NEL CUORE IL SUO RICORDO
C’è una similitudine che può chiarire bene quale può essere il dialogo sulla morte: “Il dialogo, il parlare della morte è come l’acqua che scorre in un fiume: a volte è invisibile, a volte prosegue sotto terra per sgorgare più lontana, trasformata.”
Molte ricerche hanno evidenziato come adulti e bambini siano impreparati di fronte all’evento morte ed incapaci di esprimere il disagio, o più frequentemente, il trauma della separazione. La drammatica verità è che la morte colpisce tutti noi e le persone accanto a noi. Quando quest’evento accade ci coglie impreparati e vorremmo negare, tacere, mascherare, la verità soprattutto ai bambini.
IMPARIAMO DAI BAMBINI
Occorre insegnare ai bambini ad elaborare la morte come un elemento della vita umana e di imparare dai bambini la capacità di affrontare il problema senza farsi travolgere dall’ansia. Gli adulti hanno reso la morte un argomento tabù perché procedendo nel ciclo biologico sviluppano angosce di morte e difficoltà ad accettare l’impermanenza della vita. I bambini invece mostrano precocemente capacità di tollerare ed elaborare la morte con cui si confrontano quotidianamente: vedono le foglie che cadono a terra, osservano gli animali morti per strada, intuiscono che la morte fa parte della vita e dispongono di percorsi mentali con cui possono rendere la morte “ dicibile” e pensabile.
Possiamo parlare della morte ai bambini con autenticità, coraggio e fiducia nelle loro capacità mentali.[2] Facciamo parte di una specie che si è evoluta confrontandosi quotidianamente con la morte. Ognuno prende coscienza della mortalità dell’essere umano, di se stesso come dei propri genitori o dei propri cari. I bambini ereditano potenzialità mentali di elaborazione del lutto. Queste risorse aiutano a prendere coscienza del fatto che la persona che muore non trascina i vivi con sé nella morte, non ferma la vita.
L’ELABORAZIONE DEL LUTTO
Il processo di lutto aiuta chi è in vita a trovare una giusta relazione con il defunto – ma anche con se stesso – attraverso il riconoscimento della rete di legami e della storia comune nella quale si sono trovati insieme. Questo processo termina quando chi vive riesce a conservare una memoria diversificata e fluida della persona scomparsa, che non lo fa più soffrire, né gli impedisce di vivere.
Questo processo è favorito dall’accettazione dell’idea dell’impermanenza della vita: niente è mai stabile dentro e fuori di noi e il cambiamento è costitutivo del nostro essere e della nostra esistenza. Al momento della semina il chicco di grano viene buttato per terra. Sembra morto. Ma dopo qualche mese rispunta fuori sotto forma di spiga. Cioè rinasce in un altro modo.
Adesso è morto. Siamo tristi, ma lo ricorderemo sempre. Non dimenticheremo mai la sua morte, ma, ciò che è ancora più importante, ricorderemo sempre la sua vita.
Per tutto c’è una stagione
e c’è un tempo per ogni cosa.
Un tempo per nascere.
Un tempo per morire.
Un tempo per piangere.
E un tempo per ridere.
CERTI UOMINI SONO COSI’ UNICI E RARI CHE E’ UN PECCATO CHE SE NE SIANO ANDATI MA UNA FORTUNA AVERLI INCONTRATI .
[1] Intervento al seminario “Le emozioni che lasciano il segno … In memoria di Claudio Bosetto”, 18 febbraio 29016, Scuola Elementare Baracca, Grugliasco.
[2] Cfr. N. Bolognini, Come parlare della morte ai bambini, Sie edizioni (chi è interessato può rivolgersi per informazioni alla segreteria del CSHG).