Le operazioni mentali dell’ascolto

Le operazioni mentali dell’ascolto

domenica 6 ottobre 2013

 
TRIESTE, 23 SETTEMBRE Due seminari di formazione al mattino con educatori ed insegnanti delle scuole elementari e medie, al pomeriggio con insegnanti di scuole materne ed asili nido sul tema “Le operazioni mentali dell’ascolto”.
LE OPERAZIONI MENTALI DELL’ASCOLTO.
1. L’ASCOLTO COME RICONOSCIMENTO DELL’ALTERITA’, COME SUPERAMENTO DEL NARCISISMO
2. L’ASCOLTO COME ACCETTAZIONE E ACCOGLIENZA DI CIO’ CHE C’E’
3. L’ASCOLTO COME DIMENSIONE NON COINCIDENTE CON IL FARE, COME CAPACITA’ DI TENERE A BADA L’URGENZA DELL’AGIRE
4. L’ASCOLTO COME DISPONIBILITA’, MENTALE E DI TEMPO, COME EROGAZIONE DI ENERGIA E OFFERTA DI TEMPO ALL’ALTRO
5. L’ASCOLTO COME INTERESSAMENTO E INCORAGGIAMENTO A PARLARE, COME  MANIFESTAZIONE  DI UNA PRESENZA ASCOLTATRICE
6. L’ASCOLTO COME IMPEGNO A FARE SILENZIO, COME DISPONIBILITA’ A SGOMBRARE LA NOSTRA MENTE DA CONTENUTI E PREOCCUPAZIONI DISTURBANTI PER DARE SPAZIO ALL’ALTRO.
7. L’ASCOLTO COME IMPEGNO A NON GIUDICARE
8. L’ASCOLTO COME IMPEGNO ALL’ASCOLTO DI SE’ E CONSAPEVOLEZZA DEI LIMITI E  DELLE PROPRIE INTERFERENZE SOGGETTIVE ALL’ASCOLTO
9. L’ASCOLTO COME EMPATIA, VIAGGIO ESPLORATIVO NELLA MENTE DELL’ALTRO RESTANDO SE STESSI
10. ASCOLTO COME CAPACITA’ DI RESTITUIRE LE EMOZIONI, COME  VICINANZA E COMPETENZA EMOTIVA
Un esempio di come gli effetti benefici dell’ascolto possano essere distrutti dal giudizio, dalla tendenza ad imprigionare i comportamenti dell’altro in schemi precostituiti è data da questo esempio che traggo da un articolo di Claudio Bosetto (cfr. C. Bosetto, C. Foti, “L’ascolto: una speranza per la scuola”, Sie edizioni):
Marco è un bambino che ha gravi crisi violente durante le quali aggredisce i compagni, compie atti auto lesivi, distrugge tutto ciò che lo circonda, in particolare le proprie cose.
Quando racconta delle violenze fatte e subite Marco ride, dice che è bello fare e farsi del male, che a lui non importa nulla.
Un giorno Marco deve studiare una poesia, si impegna straordinariamente, riesce a leggerla bene, addirittura ad impararla a memoria; un mattino, in classe, la recita davanti ai compagni. I compagni alla fine lo applaudono. Marco li guarda felice e poi inizia a piangere e sembra che non smetta più.
La maestra Carla lo ferma e dice: «Vederti piangere mi rende tanto felice ma anche tanto triste. Ci sentiamo tanto felici quando gli altri ci apprezzano, così come ci sentiamo tanto tristi e arrabbiati quando tutti ci disprezzano, maltrattano e non abbiamo nessuno di cui fidarci».
Marco smette un po’ di piangere e risponde: «Io piangevo sempre, ma non l’ho mai detto».
Nel pomeriggio cambia insegnante e Carla, incauta, racconta ad una collega quello che è successo. La collega si rivolge a Marco e commenta: «Oh, ma che sciocco che sei! Cosi grande e piangi per così poco!».
Durante il pomeriggio Marco taglia a pezzettini il foglio su cui aveva scritto la poesia.