Lettera a mio padre abusante

Lettera a mio padre abusante

Ho ricevuto da Renata, che seguo in psicoterapia, il seguente testo significativo che rappresenta una svolta nel suo percorso di consapevolezza e di cambiamento. Mi ha autorizzato a pubblicarlo. Renata è una donna coraggiosa ed ammirevole che viene da una storia terribile. Spesso ella dubita della possibilità di uscire dal suo trauma, ma sulla base della mia esperienza clinica e sulla base della conoscenza delle risorse di questa persona sono certo che ce la farà. Il testo di Renata è una lettera al padre, un testo che le ha fatto compiere un salto di qualità nel cammino di guarigione che coincide con il recupero dell’infanzia rimossa. Certamente è indispensabile che Renata prosegua l’impegno iniziato di rigoroso riattraversamento emotivo e narrativo della vicenda traumatica con il superamento delle rimozioni e delle dissociazioni della memoria, a cui ella inevitabilmente è ricorsa nella propria infanzia ed adolescenza per proteggersi dalla sofferenza e per sopravvivere.

Ripeto spesso l’affermazione di Bion che ricorda che la mente umana ha bisogno di verità come l’organismo ha necessità di cibo. Solo la verità – anche sul piano clinico – può rendere liberi, come ricorda l’apostolo Giovanni. Il processo di uscita dal trauma necessita di un percorso paziente di rielaborazione della realtà dei fatti così come sono stati vissuti ed interiorizzati dalla vittima. Il percorso di guarigione passa attraverso il recupero più schietto e crudo possibile delle umiliazioni e delle violenze subite e attraverso una ricostruzione, dotata di senso, degli eventi traumatici che sono stati memorizzati in modo frammentato e confuso, che sono stati oggetto della negazione e della manipolazione da parte dell’adulto violento , che sono stati deformati dall’impotenza, dalla confusione della vittima stessa e della sua fascinazione difensiva nei confronti del genitore abusante.

Mi è capitato di leggere un articolo di Marco Vitale su “Il fatto” del 2 agosto dove si descriveva un concetto del pensiero greco: la “parresia”. “La parresia – scrive Vitale – è, in poche parole, il coraggio della verità di colui che sa assumere il rischio, malgrado tutto, di esprimere l’intera verità che ha in mente, anche se ciò può reagire negativamente l’interlocutore”.

Il soggetto traumatizzato deve imparare a parlare schietto, a dirsi e dire la verità, deve imparare il linguaggio della chiarezza e dell’autenticità , ricostruendo quanto accaduto nel corso della vittimizzazione, anche se questo può generare sofferenza al genitore esterno, al genitore interno e anche alla bambina che ancora vive dentro il sé, cioè dentro la mente della vittima stessa, una bambina che stava troppo male nel corso dell’abuso per percepire la verità tremenda di quanto stava avvenendo. La testimonianza di Renata, è un esempio di “parresia”, di un salutare, coraggioso e curativo La testimonianza di Renata, è un esempio di un salutare, coraggioso e curativo linguaggio di franchezza e liberazione.

 

 

LETTERA A MIO PADRE ABUSANTE

 

Violenza anziché amore

TI DIMENTICHI

che tu sei la causa del mio malessere

che tu mi hai cresciuto con falsi sorrisi e cazzi passati per coccole,

che mi hai tenuto senza soldi dicendo che non ce n’erano, ma guarda caso mancavano sempre per ciò di cui avevo bisogno io;

che mi hai deliberatamente lasciato nella solitudine persecutoria di mia madre così avevi più spazio di manovra per le tue porcate,

che mi hai sempre tenuto nel silenzio e nell’omertà più assoluta, non diciamo niente a mamma altrimenti si arrabbia (e io sapevo cosa voleva dire che me le prendevo io bastardo!)

ADESSO mi chiedi cosa puoi fare?

 

Sesso anziché carezze

Mi è tornato in mente (non ricordo l’età) che con la lingua ti leccavi il dito e me lo mettevi nel sedere prima di metterci il tuo cazzo duro di merda. Altro che piacere, si certo mi piaceva ma PER FORZA NON AVEVO ALTERNATIVE NON CAPIVO DI POTERNE AVERE. Ho sofferto di ogni genere di disturbi somatici, obesità, mal di testa fino a 18 anni, poi di mal di stomaco che si sono tramutati in gastrite e per finire sono stata ricoverata in ospedale psichiatrico e tu non sei salito neanche una volta a trovarmi in diversi mesi che sono stata lì. Non dormivo, non mangiavo, non vedevo nessuno e volevo solo MORIRE e questo ti sembra NORMALE?

Questa è la felice normalità che tu e mia madre mi avete regalato di cui parli, quando sostieni che siete stati i migliori genitori del mondo?

 

Rapporti sessuali al posto dell’affetto

L’affetto è ciò che mi hai negato e che di conseguenza ho negato a quel tesoro di mio figlio che ho tenuto lontano per anni con la paura inconscia di abusarlo a mia volta. Non ho potuto tenerlo tra le braccia con tenerezza o allattarlo con amore. Non ho potuto tenerlo con me, vicino, avevo paura tremavo. Ancora adesso tremo, tremo perché ciò che ho vissuto è tremendo, nessuno vuole sentirlo, nessuno vuole sapere, tanto meno chi lo compie. E ora dopo essere stata depredata della mia vita vicino a me non c’e’ nessuno sono sola, sola. Solo con gli ATTACCHI DI PANICO, sola con i conti che non tornano mai, sola con i patemi dei miei figli, i loro bisogni, i miei bisogni, gli attacchi del mio ex marito e di tutte le persone (tu in cima) che a cuor leggero ridono o ignorano il dramma di una persona che è stata abusata sessualmente.

Il tuo cazzo ti tirava e non avevi neanche il coraggio di andare a cercarti una donna al punto che hai riversato la tua cupidigia sessuale su di me e poi mi hai convinta per tantissimi anni che lo avevo voluto io!!!! Bella trovata e ora io passo la mia vita a sentirmi in colpa di tutto oppure a stare male come un cane.

 

L’omertà al posto dell’apertura

La tua falsa apertura nei confronti delle mie richieste era calcolata. Accettavi e condividevi (almeno così mi sembrava) tutto ciò che non mi permetteva mamma, i miei amici, il fumo, i ritardi, etc… ma non era vero era solo per paura che io potessi parlare. Fingevi di accettare per comprare la mia omertà. Bastardo! Quando eravamo solo noi tre avevi paura a difendermi o ti faceva comodo che mia madre se la prendesse con me piuttosto che con te, non hai mai preso le mie difese ne dalle botte, tantomeno dalle ingiurie e dalle cattiverie, figuriamoci dall’invidia, anzi ad un certo punto, quando ho cominciato a ribellarmi e tu hai capito che tua moglie non ti avrebbe fatto niente perché era succube e ormai troppo malata, sei diventato stronzo come lei. Poi però i sensi di colpa ti attanagliavano almeno fino a quando lei non è morta, da lì hai iniziato a mostrare veramente la tua insofferenza, la tua indifferenza e

 

Bastardaggine anziché genitorialità

Quando venivo nel VOSTRO letto volevo coccole vere e proprie coccole, abbracci, baci, non SESSO. Magari potevo desiderare di sfiorarti, di conoscere, di capire le mie pulsioni, non sicuramente baci in bocca, mani nella vagina o rapporti sessuali o sperma in bocca o tutto ciò che avviene in un rapporto sessuale e non tra un papà e sua figlia.

Hai inquinato la mia fiducia, non posso stare sola con un uomo che non sia vestito che mi viene il panico, non posso vedere un papà e una bimba senza pensare che tutti i papà sbavano per le loro figliolette e ci ho messo proprio tanti anni per capire che non tutti i papà picchiano le loro bimbe con il cazzo e che la tua violenza era uguale se non peggiore alle botte di mamma!

Non posso sapere cosa vuol dire avere un papà affettuoso che poi non ti chieda sesso in cambio del suo affetto. Che dolore, che dolore! Che tristezza! Che malessere!

Renata