
20 Feb LIBERARE LE EMOZIONI: UNA PROPOSTA DECISIVA PER GLI ADOLESCENTI
Liberare le emozioni per imparare a regolarle. Liberare le emozioni non significa puntare a sfogarsi o a perdere il controllo. Occorre aiutare gli adolescenti a liberare le emozioni dall’analfabetismo emotivo, dalla gabbia delle incomprensioni, dei giudizi doveristici e colpevolizzanti, che condannano prima di capire, dalle logiche che assolutizzano il principio di prestazione.
Il rispetto delle emozioni, il dialogo con le emozioni, l’autoconsapevolezza emotiva fondano l’autocontrollo, un autocontrollo sano e non soffocante, di cui l’adolescente ha grande bisogno (Salovey e Meyer, 1990). Per Siegel (“La mente adolescente”) l’adolescenza è un po’ una “ristrutturazione” dell’individuo che da fanciullo, cambia pelle, struttura, centri di controllo, per diventare adulto. E la consapevolezza delle emozioni (Siegel, “Mindsight”) è un energia fondamentale per portare avanti ristrutturazione. L’ adolescenza è proprio quella fase: la fase in cui il corpo muta, la mente e il cervello subiscono un’evoluzione epocale. Dal punto di vista fisico il cervello si ristruttura abbandonando certi aspetti e creando nuove connessioni. I cambiamenti in atto nel cervello spiegano molti dei comportamenti aggressivi, dissoluti, incoscienti, da branco, che spesso attribuiamo agli adolescenti. Gli accessi d’ira, le crisi di ansia o l’anelito alla sfida dell’adolescente possono essere placati con lo sviluppo dell’intelligenza emotiva (Goleman, 1995) Possiamo aiutarli a superare e gestire le emozioni impetuose aiutandoli a “dare un nome” a ciò che sentono. Il solo dare un nome alle proprie emozioni, attiva la parte del cervello deputata al controllo delle emozioni e del corpo: la corteccia prefrontale, aiutando l’individuo ad integrare quell’emozione e ad avere uno strumento per riprendere il controllo di sé.In base alla logica dell’intelligenza emotiva non ci sono emozioni giuste o sbagliate (Gotman, 1997). Non ci sono emozioni negative. E’ un principio fondamentale con gli adolescenti! Ansia, paura, tristezza, rabbia, colpa sono di per sé emozioni protettive, hanno potenzialmente una funzione adattativa. Diventano emozioni negative e rischiose quando non sono pensate e non sono “parlate”, quando generano un “sequestro emozionale”, quando non sono mentalizzate, riconosciute, espresse, negoziate.
Nell’adolescenza emozioni e affetti sono particolarmente intensi e carichi di significato come il desiderio dei grandi cambiamenti, della piena autonomia e delle grandi amicizie e dei primi amori. Tutte le emozioni hanno una loro funzione (Pietropolli Charmet, 2009). L’adolescenza induce a mettersi in mostra, a divenire visibili: quanto più sono elevate le aspettative nei confronti delle prestazioni sociali, tanto più è facile provare paura di sbagliare, di non essere all’altezza, e quindi vergogna per l’esposizione del Sé al giudizio altrui. La tristezza è invece legata all’abbandono delle sicurezze dell’infanzia, al rimpianto per il bambino che non c’è più.
E’ fondamentale che gli psicologi e psicoterapeuti che si candidano all’ascolto degli adolescenti siano attrezzati all’ascolto emotivo (Goleman) ed empatico (Kohut), all’ascolto capaci di prestare di un’attenzione incondizionata ai bisogni di cui l’adolescente è portatore (Rogers). Per attenzione incondizionata non si intende certo un atteggiamento che dà sempre ragione all’adolescente o che collude con la sua difficoltà a definire il senso del limite, di cui l’adolescente invece ha grande bisogno) quanto piuttosto un atteggiamento che sviluppa un impegno profondo a comprendere le motivazioni dell’adolescente, tentando di guardare il mondo con i suoi occhi come premessa necessaria per potergli restituire il senso dell’alterità.
Le emozioni sono centrali nella crescita dell’adolescente che manifesta una forte propensione ad esprimere i proprio vissuti e i propri stati emotivi attraverso agiti del comportamento; vi è una netta predominanza dell’agito sul pensato che tuttavia può essere valorizzata e modulata piuttosto che giudicata e svalutata con un atteggiamento adultocentrico attraverso un intervento basati sui principi e sui metodi dell’intelligenza emotiva.