
26 Dic LO SGUARDO ADULTOCENTRICO NELLA RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA DI GESU’ BAMBINO di Claudio Foti
Come è stato rappresentato Gesù bambino ed adolescente dai pittori della nostra cultura occidentale? Quale attenzione l’arte nelle diverse epoche ha saputo dare alla dimensione infantile realistica del Bambinello?
«Nella pittura occidentale, Gesù bambino e adolescente, soprattutto attraverso i suoi gesti, è già spesso un adulto in un corpo in formato ridotto. In particolare, non è facile trovare opere che raffigurino un’infanzia ordinaria come siamo abituati a osservarla». Lo afferma il noto storico dell’arte francese François Boespflug, autore del saggio originale, Jésus a-t-il eu une vraie enfance? (Gesù ha avuto una vera infanzia?, Cerf) in una recente intervista a L’avvenire.it.
Da dove è partita la ricerca di Boespflug? «I pittori – si è domandato lo studioso francese – quando dipingono Gesù bambino, adolescente o nel laboratorio di Giuseppe, fino alla sua partenza, su cosa si basano? Talvolta, su qualche testo come i vangeli apocrifi o le visioni di mistici. Ma soprattutto, hanno per molti versi carta bianca e possono immaginare molte cose. Mi sono proprio chiesto quale idea di questa giovinezza si è fatta l’arte pittorica occidentale».
E cosa viene fuori da questo immaginario? Un approccio poco realistico e molto idealizzato espressione di uno sguardo adultocentrico: «Il Gesù bambino dei pittori – dice François Boespflug – non è quasi mai rappresentato mentre mangia, cade, avanza carponi, impara a leggere, scrive. E in parallelo, ci sono testi apocrifi che si sono lanciati in elaborazioni, non accreditate dalla Chiesa, in cui si spiega che Gesù sapeva già tutto a tal punto che a scuola correggeva i suoi maestri. »
Secondo l’autore emergono tre scelte prevalenti dei pittori: 1. Gesù ha sempre saputo tutto fin dall’inizio; 2. Gesù ha dovuto imparare; 3. Gesù ha imparato a vivere, ma conservando il presentimento di ciò che lo attende. In quest’ultimo caso viene attribuita al bambino Gesù e all’adolescente Gesù un percorso evolutivo caratterizzato da una dimensione umana, ma attraversata da presentimenti profetici.
L’infanzia di Gesù è stata oggetto di una grande attenzione da parte degli artisti occidentali di tutte le epoche che hanno rappresentato i motivi della Vergine con il Bambino, della Santa Famiglia, di Gesù in mezzo ai dottori del tempio, ecc…
Nelle opere pittoriche o nelle sculture, in cui Gesù è presentato come bambino o anche come adulto mentre dorme sulla Croce, o visitato da angeli che gli portano i simboli della Passione, come la frusta, la lancia, la spugna – afferma Boespflug – l’osservatore può essere colpito dal fatto che questo Gesù non sembra poter conoscere la spensieratezza infantile.
Talvolta compare addirittura un nesso associativo sconcertante tra la rappresentazione dell’infanzia e la rappresentazione della Passione, come se Gesù non sia stato un bambino come tutti gli altri, ma un bambino già appesantito dal suo futuro di adulto “destinato alla croce”, o meglio di adulto che sceglierà la croce.
Afferma Boespflug: «Nello sguardo di certi pittori, la futura Crocifissione è già pienamente vissuta dal Bambino. Non mancano persino rappresentazioni del Bambino legato a una croce. Ciò può essere solo il frutto dell’immaginazione dei pittori».
Si chiede in conclusione il critico francese: «Possiamo considerare simili pitture conformi a una seria considerazione del tema dell’Incarnazione? In che senso il Figlio di Dio è divenuto uomo? È concepibile una piena umanità se non vi è stata una piena infanzia? La nostra visione antropologica resta quella di un accesso alla piena umanità attraverso un apprendimento lungo e costellato di errori e cadute. I pittori non hanno forse privato Gesù di questa pienezza dell’infanzia?».