LO SGUARDO ADULTOCENTRICO NELLA RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA DI GESU’ BAMBINO di Claudio Foti

LO SGUARDO ADULTOCENTRICO NELLA RAPPRESENTAZIONE ARTISTICA DI GESU’ BAMBINO di Claudio Foti

Come è stato rappresentato Gesù bambino ed adolescente dai pittori della nostra cultura occidentale? Quale attenzione l’arte nelle diverse epoche ha saputo dare alla dimensione infantile realistica del Bambinello?

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«Nella pittura occidentale, Gesù bambino e adolescente, soprattutto attraverso i suoi gesti, è già spesso un adulto in un corpo in formato ridotto. In particolare, non è facile trovare opere che raffigurino un’infanzia ordinaria come siamo abituati a osservarla». Lo afferma il noto storico dell’arte francese François Boespflug, autore del saggio originale, Jésus a-t-il eu une vraie enfance? (Gesù ha avuto una vera infanzia?, Cerf) in una recente intervista a L’avvenire.it.

Da dove è partita la ricerca di Boespflug? «I pittori – si è domandato lo studioso francese – quando dipingono Gesù bambino, adolescente o nel laboratorio di Giuseppe, fino alla sua partenza, su cosa si basano? Talvolta, su qualche testo come i vangeli apocrifi o le visioni di mistici. Ma soprattutto, hanno per molti versi carta bianca e possono immaginare molte cose. Mi sono proprio chiesto quale idea di questa giovinezza si è fatta l’arte pittorica occidentale».
E cosa viene fuori da questo immaginario? Un approccio poco realistico e molto idealizzato espressione di uno sguardo adultocentrico: «Il Gesù bambino dei pittori – dice François Boespflug – non è quasi mai rappresentato mentre mangia, cade, avanza carponi, impara a leggere, scrive. E in parallelo, ci sono testi apocrifi che si sono lanciati in elaborazioni, non accreditate dalla Chiesa, in cui si spiega che Gesù sapeva già tutto a tal punto che a scuola correggeva i suoi maestri. »

Secondo l’autore emergono tre scelte prevalenti dei pittori: 1. Gesù ha sempre saputo tutto fin dall’inizio; 2. Gesù ha dovuto imparare; 3. Gesù ha imparato a vivere, ma conservando il presentimento di ciò che lo attende. In quest’ultimo caso viene attribuita al bambino Gesù e all’adolescente Gesù un percorso evolutivo caratterizzato da una dimensione umana, ma attraversata da presentimenti profetici. 
L’infanzia di Gesù è stata oggetto di una grande attenzione da parte degli artisti occidentali di tutte le epoche che hanno rappresentato i motivi della Vergine con il Bambino, della Santa Famiglia, di Gesù in mezzo ai dottori del tempio, ecc…

Nelle opere pittoriche o nelle sculture, in cui Gesù è presentato come bambino o anche come adulto mentre dorme sulla Croce, o visitato da angeli che gli portano i simboli della Passione, come la frusta, la lancia, la spugna – afferma Boespflug – l’osservatore può essere colpito dal fatto che questo Gesù non sembra poter conoscere la spensieratezza infantile.

Talvolta compare addirittura un nesso associativo sconcertante tra la rappresentazione dell’infanzia e la rappresentazione della Passione, come se Gesù non sia stato un bambino come tutti gli altri, ma un bambino già appesantito dal suo futuro di adulto “destinato alla croce”, o meglio di adulto che sceglierà la croce.

Afferma Boespflug: «Nello sguardo di certi pittori, la futura Crocifissione è già pienamente vissuta dal Bambino. Non mancano persino rappresentazioni del Bambino legato a una croce. Ciò può essere solo il frutto dell’immaginazione dei pittori».

Si chiede in conclusione il critico francese: «Possiamo considerare simili pitture conformi a una seria considerazione del tema dell’Incarnazione? In che senso il Figlio di Dio è divenuto uomo? È concepibile una piena umanità se non vi è stata una piena infanzia? La nostra visione antropologica resta quella di un accesso alla piena umanità attraverso un apprendimento lungo e costellato di errori e cadute. I pittori non hanno forse privato Gesù di questa pienezza dell’infanzia?».