MEDITAZIONE SUI CINQUE SENSI

MEDITAZIONE SUI CINQUE SENSI

 

Mercoledì 29 gennaio h. 19 presso il Centro Studi hansel e Gretel meditazione sui cinque sensi. Che cos’è e a cosa può servire la meditazione sui cinque sensi?

Le emozioni, dice Goleman, possono determinare un sequestro emozionale: invece di gestire e regolare le nostre emozioni sono le nostre emozioni che spesso ci portano a spasso. Invece di consapevolizzarci della nostra rabbia, della nostra tristezza, della nostra ansia, invece di invece di cercare di comprendere queste emozioni dialogando con le ragioni della rabbia, della tristezza, dell’ansia, sono queste emozioni che prendono il sopravvento sulla nostra consapevolezza e sulla nostra ragione. I sequestri emozionali possono essere alimentati dal ruminio mentale, da pensieri che si fanno sempre più insistenti e convincenti: più pensiamo ad un torto ricevuto, più ci sembra intollerabile quanto successo ed inzuppiamo il pane nel senso di ingiustizia subita, nella collera o nel rancore. Più pensiamo ad una situazione incerta che ci mette insicurezza, più aumenta la nostra ansia. Più pensiamo ad una perdita subita senza accettarla, più diventiamo tristi ed il mondo perde colore.

Quando siamo spinti dal vento dei nostri pensieri e dalla burrasca delle nostre emozioni, è molto importante trovare il modo per ancorarci a qualcosa di solido, per radicarci sul terreno del contatto con noi stessi, per non essere trascinati via da qualcosa che ci fa perdere la stabilità, il senso, il fondamento della nostra esperienza soggettiva.

Possiamo fare facilmente esperienza di come per contrastare i pensieri negativi sia inefficace contrapporre frontalmente altri pensieri di tipo positivo. Per contrastare i pensieri negativi può essere molto utile attivare il canale sensoriale, sviluppare una posizione mentale di consapevolezza di cosa sentiamo nel qui-ed-ora, favorire un atteggiamento esperienziale e non concettuale nel rapportarci a ciò che sta capitando.

Per chiarire cosa significa la differenza tra atteggiamento concettuale e atteggiamento esperienziale (fenomenologico) può essere utile questa citazione di Varela e Depraz (2003).

“Quando percepisco un albero di pere nel giardino con la sua graduale fioritura durante le prime fasi della primavera, l’albero è qui davanti a me. Se stendo la mano posso toccarlo, posso annusare il suo profumo e ascoltare lo stormire del vento tra i suoi rami. Posso prestare attenzione all’intera situazione ‘in carne e ossa’, direttamente e in modo concreto. Se invece chiudo gli occhi e cerco di ottenere un’immagine mentale dell’albero e di ciò che lo circonda, potrei essere in grado di descrivere accuratamente la scena appena vissuta, se sono stato abbastanza attento al suo divenire, ma con tutta probabilità dimenticherò alcune caratteristiche dell’esperienza e ne aggiungerò altre”.

L’atteggiamento esperienziale o fenomenologico crea un’intimità con l’esperienza conscia, perché implica un contatto diretto e non mediato, una “visione dall’interno” del mondo (Varela e Shear, 1999), piuttosto che distinguersi da essa percependola come se fossimo esterni e separati dall’esperienza attraverso il nostro intelletto e il nostro sistema concettuale.

L’atteggiamento esperienziale fenomenologico ci può proteggere dai sequestri emozionali, può aiutarci a riprendere lo spirito dell’infanzia, più aperto e meno astratto e razionalistico di quello adulto. La meditazione sui cinque sensi è una pratica che ci può orientare in questa direzione.

Afferma Erich Fromm: “Quando il bambino gioca con la palla, egli vede realmente la palla rotolare, è pienamente in questa esperienza ed è per questo che può ripetere all’infinito la stessa azione senza mai smettere di divertirsi. L’adulto crede di vedere la palla che rotola. Certo, è così, in quanto egli vede l’oggetto-palla che rotola sull’oggetto-pavimento. Ma egli realmente non vede il rotolare della palla. Lui pensa il rotolare della palla. Quando l’adulto dice: ‘La palla rotola sul pavimento’, egli conferma la sua conoscenza che quell’oggetto sferico è chiamato palla e che gli oggetti sferici quando subiscono una spinta sulla superficie rotolano.”

(“Psicoanalisi e Buddhismo Zen”, di Erich Fromm, D.T. Suzuki, Richard De Martino, Astrolabio Editore, 1968)