NON E’ VERO CHE I BAMBINI NON VOGLIONO PARLARE. SIAMO NOI ADULTI CHE NON SAPPIAMO ASCOLTARE …

NON E’ VERO CHE I BAMBINI NON VOGLIONO PARLARE. SIAMO NOI ADULTI CHE NON SAPPIAMO ASCOLTARE …

Rosa ha dodici anni e appartiene ad una famiglia molto ricca. Di soldi, ma non di sentimenti. Per sette anni è stata abusata sessualmente dal padre in modo estremamente seduttivo e manipolatorio e coinvolta in feste orgiastiche con amici e parenti del padre.

Ha emesso per anni vari segnali di disagio le cui manifestazioni rientrano nelle varie check-list di indicatori di abuso sessuale. In questo periodo ha frequentato quasi regolarmente la scuola, saltuariamente la parrocchia e la squadra di pallavolo, è stata seguita in colloqui di sostegno psicologico per circa due anni per disturbi dell’apprendimento da uno psicologo privato, ha fatto colloqui con pediatri, medici, allenatori sportivi ed insegnanti in contesto pubblico e privato. La rivelazione dell’abuso da parte di Rosa avverrà dopo sette anni alla sua nuova psicologa che avvia una psicodiagnosi dopo la separazione dei genitori. Qualcosa per anni non ha funzionato nella capacità di ascolto sociale. Qualcosa ha bloccato in tante figure professionali la sensibilità emotiva necessaria alla lettura cognitiva degli indicatori. Non solo lo psicologo che l’ha avuta in carico per due anni, ma numerosi altri professionisti adulti hanno messo in atto una barriera all’ascolto, riconducibile ad un atteggiamento di No entry, per utilizzare il concetto con cui Paula Heimann definiva l’area mentale di rifiuto dell’analista delle comunicazioni del paziente. Le richieste di attenzione e di aiuto da parte di Rosa, richieste che col senno di poi appaiono in sette anni reiterate ed evidenti, si sono scontrate con un massiccio ricorso sociale alla rimozione.

Non è vero che i bambini non vogliono parlare. Siamo noi adulti che non sappiamo riconoscere le esigenze e le risorse di comunicazione dei soggetti in età evolutiva. Perché siamo indaffarati, imbarazzati, incompetenti dal punto di vista emotivo e relazionale. Perché svalutiamo i bambini proiettiamo la nostra incompetenza su di loro. Perché abbiamo troppa fretta, poco tempo per pensare e pochi megabyte a disposizione per l’ascolto. Facciamo fatica a comprendere il bisogno dei bambini di confrontarsi con gli adulti sugli aspetti belli e sugli aspetti brutti della vita. Il bisogno dei bambini di confrontarsi e dialogare sulla sessualità come dimensione esistenziale ambivalente, di esprimere sulla sessualità comunicazioni assertive e gioiose, di manifestare dubbi e paure, domande di chiarimenti e curiosità, piccole o grandi, serene o disperate richieste di aiuto.