
31 Mag PER UNA RACCOLTA DEGLI SCRITTI DI CLAUDIO BOSETTO
Stiamo cercando di raccogliere e selezionare gli scritti di Claudio, elaborati nel flusso spesso stressante ed impegnativo del lavoro sociale ed educativo, nel tempo sottratto alla pressione delle attività di educazione e di formazione che lo coinvolgevano. Chi possiede interventi di Claudio o ci vuole aiutare in qualche modo ce lo faccia sapere. Ecco un articolo sul tema a lui caro dell’ascolto dell’abuso sui bambini.
ASCOLTARE PER PREVENIRE L’ABUSO
La violenza invisibile
«Maestra, se a scuola Silvestro fosse stato ascoltato forse la sua maestra qualcosa avrebbe potuto capire e Silvestro non sarebbe stato ucciso». Questa osservazione, rivolta qualche anno fa da un alunno di quinta elementare ad una delle sue insegnanti nei giorni successivi alla drammatica vicenda del piccolo Silvestro Delle Cave ucciso da un pedofilo, è un appello accorato agli insegnanti, e a tutti gli adulti, affinché riflettano sul valore dell’ascolto e del dialogo tra le generazioni.
Questa testimonianza ci è stata riportata dalla direttrice e dalle insegnanti di una scuola elementare dove da alcuni anni si cerca di dare uno spazio di ascolto ai disagi e alle sofferenze, piccole o grandi, che i bambini quotidianamente incontrano. Ma queste sono esperienze rare e ancora poco conosciute: ciò che normalmente accade, a scuola come nelle altre istituzioni educative e nelle famiglie, è che i tanti messaggi di aiuto che i bambini quotidianamente lanciano finiscono in prevalenza per risultare come tanti messaggi del naufrago, affidati ad una bottiglia buttata in mezzo al mare e destinati a non essere mai letti e raccolti da nessuno.
Troppo spesso i bambini sono soli di fronte ai loro disagi o sofferenze; troppo spesso i bambini che vivono situazioni potenzialmente pericolose non hanno un adulto disponibile a cui chiedere aiuto; troppo spesso le piccole vittime di abuso e violenza non trovano chi sia disposto a dare loro credito, fiducia ed ascolto. La loro situazione sofferenza diventa così invisibile, essi stessi diventano “bambini invisibili”: sono bambini la cui condizione di difficoltà e di malessere non è percepita o è percepita in modo inadeguato o distorto dagli adulti. I bambini “invisibili” sono i bambini oggetto di violenze, di abuso, di trascuratezze, di strumentalizzazioni, la cui tragedia non è talvolta neppure ipotizzata dagli operatori, dagli insegnanti, dai genitori, in quanto “impensabile”.
L’ascolto più difficile
Chi si occupa di maltrattamento ed abuso sa che l’impatto con la sofferenza del minore abusato, con i suoi sentimenti di perdita di controllo, impotenza, confusione, rabbia e colpa è estremamente penoso per chi a quel bambino s’avvicina. Noi siamo naturalmente portati a fuggire la sofferenza, a proteggerci da aspetti della realtà troppo sconvolgenti, da fenomeni che turbano il nostro bisogno di una rappresentazione rassicurante del mondo e di noi stessi.
L’abuso sessuale ai danni dell’infanzia è qualcosa di massimamente “impensabile”; sulla base di questa consapevolezza l’associazione Rompere il Silenzio e il Centro Studi Hänsel e Gretel propongono attività di sensibilizzazione e formazione centrate sul bisogno degli adulti di essere ascoltati, compresi e sostenuti nel difficile compito di tutela e cura delle piccole vittime di violenza, e nell’impegno di prevenzione ed educazione.
Essere ascoltati per poter ascoltare
La massima evangelica “ama il prossimo tuo come te stesso” ci aiuta a comprendere una delle basi del nostro lavoro: per poter dare ascolto alla sofferenza degli altri dobbiamo innanzitutto ascoltare noi stessi, la nostra problematicità, le nostre ansie, le nostre paure. Il cambiamento e la disponibilità all’ascolto e alla comprensione dell’altro, passano attraverso l’accettazione di quello che siamo, con i nostri limiti e debolezze.
Se la madre di un bambino abusato vuole aiutare il proprio figlio, dovrà prima fare i conti con se stessa, con i suoi sensi di colpa, con la propria vergogna, con la paura e la sfiducia; il genitore, l’educatore, l’insegnante, che vuole parlare ai bambini di abuso sessuale dovrà affrontare le proprie ansie e timori, legati sia al tema della sessualità che a quello della violenza.
L’esperienza ci dice che difficilmente un adulto può farcela da solo. Il sostegno e la comprensione necessari derivano, nella nostra proposta, dall’attivazione di gruppi di confronto, formazione, aiuto, che hanno come scopo primario permettere agli adulti di mettere in parola le loro paure, ansie, difficoltà; il gruppo diventa un luogo in cui l’adulto presenta, senza finzioni, e con una sufficiente autenticità, il proprio disagio; nel gruppo questo può avvenire se si crea un clima di comprensione reciproca, d’accettazione delle difficoltà. L’esperienza di essere stati noi stessi compresi ed accettati per quello che siamo, diventa così il modello del nostro intervento di prevenzione, cura, tutela.
Ascoltare per prevenire e prendersi cura
Siamo convinti che non ci sia nessuna soluzione operativa nei confronti del disagio o della sofferenza di un minore se prima non si crea un clima relazionale positivo, autentico ed accettante tra l’adulto che vuole aiutare e il bambino che chiede di essere aiutato. Il fondamento di qualsiasi intervento è la capacità di ascolto, di condivisione, e anche di ammissione delle proprie difficoltà.
I bambini devono poter parlare con i propri genitori, con gli insegnanti, gli educatori, comunicare i problemi piccoli e grandi, i disagi piccoli e grandi, i segreti piccoli e grandi. Questa è la risposta di prevenzione alla pedofilia, non illudiamoci di poter risolvere il problema con la sola repressione (certamente necessaria ma non risolutiva), si tratta di sviluppare la capacità degli adulti ad essere disponibili all’ascolto e alla comunicazione con i bambini, ad avere un atteggiamento emotivo ed un linguaggio che consenta ai bambini di parlare.
Comprensione ed accettazione
Se manca la comprensione e l’accettazione il bambino lo percepisce, reagisce con la tipica e diffusissima chiusura difensiva che porta i bambini a parlare dei loro problemi, specie se connessi con la sessualità, tra coetanei, in forme spesso confusive, potenzialmente perverse, rinunciando a quello scambio fondamentale che è il dialogo tra il bambino e l’adulto.
Il bambino che ha e sa di avere un adulto disposto ad ascoltarlo è un bambino ben protetto dai rischi della violenza e dell’abuso. Un bambino informato e “formato” al dialogo difficilmente diventerà una “vittima”. Ma anche quando i problemi o le violenze hanno gia avuto luogo, la possibilità di parlarne con un adulto comprensivo è l’inizio del difficile percorso di cura. È una pericolosa illusione credere che sia meglio “dimenticare”: anche per la piccola vittima è indispensabile potersi confrontare con la propria tragedia in un dialogo aperto e chiarificatore. Ogni adulto che ha a cuore un bambino può “prendersene cura”, con le proprie capacità e competenze.
La nostra risposta, in termini di prevenzione, è aiutare gli adulti, a sviluppare le competenze emotive e relazionali per consentire ai bambini di parlare dei loro problemi, di mettere in parola le loro emozioni. Sviluppare un atteggiamento di comprensione ed empatia che potrà garantire il dialogo tra le generazioni: un dialogo aperto, autentico, che non nasconde i problemi ma li affronta. Uno strumento indispensabile per la crescita, la tutela, la maturazione dei nostri bambini.