Rendi cosciente l’inconscio

Rendi cosciente l’inconscio

“Rendi cosciente l’inconscio – pensava Jung – altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Mi piacerebbe riprendere a leggere  Jung.  Da giovane, nella contrapposizione ideologica che circolava allora nell’ambiente psicoanalitico, avevo scelto Freud. E su Jung mi sono fermato poco. Certamente il pensiero di Jung è stato straordinariamente anticipatore dell’ineludibile confronto tra psicoterapia occidentale e filosofie orientali.  Jung aveva fra l’altro  evidenziato l’impegno mentale dell’accettazione come premessa del cambiamento, un impegno che viene oggi fortemente sottolineato sul piano teorico e soprattutto esperienziale da nuove correnti  emergenti della psicoterapia, quali la Mindfulness e l’ACT (Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno).

E’ di Jung una citazione che ripeto spesso: “Non si può mutare nulla che non si sia accettato”. (G. Jung (1932), “I rapporti della psicoterapia con la cura d’anime”,  Opere, vol. 11.)  Non si può mutare nulla se non hai rinunciato alla tua onnipotenza e alla tua pretesa di controllo, non si può mutare nulla se non hai preso atto di una realtà, che non coincide con il tuo desiderio e che puoi tentare di modificare solo se prima l’hai accettata, solo se prima hai  sviluppato la tua capacità di essere flessibile e di mantenere una stabilità di visione e di intenti, per quanto quella realtà che hai di fronte possa generale frustrazione, dispiacere  o fastidio.