
09 Nov Ricerche sulla violenza e negazionismo
“E’ tempo di riconoscere il maltrattamento sui minori come un problema di salute pubblica, e non solo di giustizia penale. L’abuso sui minori è prevenibile attraverso un approccio integrato di salute pubblica”- evidenzia Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms per l’Europa.
Sempre secondo l’OMS, oltre ad avere un impatto devastante sulla vita dei giovanissimi, il maltrattamento ha conseguenze di vasta portata dal punto di vista dei costi sociali ed economici, stimabili in “decine di miliardi di euro”.
Il legame tra maltrattamenti e sviluppo di malattie mentali è indiscutibile, sottolineano gli esperti: l’abuso può essere responsabile di un quarto dei casi di disturbi mentali come depressione, ansia, disturbi alimentari, problemi di comportamento, tentativi di suicidio, autolesionismo e uso illecito di stupefacenti. Non solo, il comportamento violento spesso passa di generazione in generazione, favorendo l’instaurarsi di un ciclo di violenza. La prevenzione è cruciale, sottolineano gli esperti, che sollecitano interventi mirati a sostegno della genitorialità e programmi per prevenire e intercettare i traumi come la sindrome del bambino scosso. Ma anche campagne mirate sui media.
Secondo un nuovo rapporto dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulla prevenzione del maltrattamento infantile più di 18 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni sono maltrattati in Europa. Ogni anno 852 morti fra i bambini sotto i 15 anni. Morti che, avvertono gli esperti Oms riuniti al meeting del Comitato regionale per l’Europa, sono solo la punta di un iceberg. Secondo questo rapporto la prevalenza del maltrattamento è molto più elevato, che vanno dal 29,1% per l’abuso emotivo, il 22,9% per l’abuso fisico, al 13,4% per l’abuso sessuale nelle ragazze e del 5,7% nei ragazzi.
Altre ricerche e altri dati sulla violenza ai danni dei più piccoli. Ma nonostante la reiterazione di queste statistiche sconvolgenti sulla diffusione del fenomeno del maltrattamento e dell’abuso il problema rimane oggetto di una rimozione e di una negazione da parte delle istituzioni sociali e da parte degli stessi operatori sociali e sanitari.
Secondo un recente dossier di Terre des hommes, le bambine e le ragazze sono ancora le vittime più vulnerabili della violenza verso i minori: in totale il 60% delle 5103 vittime dei reati commessi e denunciati a danno di minori nel 2012 (erano 4.946 nel 2011). E’ un quadro allarmante quello che emerge dal Dossier “indifesa” di Terre des Hommes presentato oggi a Roma con i dati forniti dalle Forze dell’Ordine. In particolare le bambine e le ragazze sono le vittime più vulnerabili della violenza sessuale verso i minori nel 2012: l’85% del totale, pari a 689 vittime. A queste vanno aggiunte le 422 vittime di violenza sessuale aggravata, il 79% femmine.
Preoccupante l’incremento dei reati di atti sessuali con minorenni, il cui numero delle vittime (505) è triplicato rispetto all’anno precedente. Il 78% sono bambine e adolescenti. A registrare l’aumento più drammatico è la pornografia minorile: +370%, a danno di 108 minori, il 69% dei quali femmine. I maltrattamenti in famiglia sono ancora i reati che mietono maggiori vittime tra i bambini, toccando la cifra record di 1.246 nel 2012, 82 in più del 2011.
I dati di TERRE DES HOMMES si riferiscono agli accertamenti in ambito giudiziario. E non bisogna ricordare moltissime ricerche, svolte in diverse parti del mondo, dimostrano che il numero dei reati denunciati e a maggior ragione la percentuale dei reati accertati è assolutamente irrisoria rispetto a quelli effettivamente consumati, accertabili con le ricerche retrospettive. Per es. In base ad un importante ricerca dell’istituto degli Innocenti solo una ridottissima percentuale (2,9%) ha denunciato all’autorità giudiziaria l’abuso sessuale subito (Cfr. D. Bianchi, E. Moretti, Vite in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile, Istituto degli Innocenti, Firenze, 2006).
Continuano a pervenire dati statistici ed informazioni sulla consistenza e sulla diffusione del fenomeno della violenza sui minori, sulle dimensioni endemiche del maltrattamento e dell’abuso sui bambini.
Ciò nonostante il problema rimane oggetto di una rimozione e di una negazione da parte delle istituzioni sociali e da parte degli stessi operatori sociali e sanitari.
Piovono le informazioni ma resistono le emozioni. Emozioni di rifiuto a riconoscere l’entità del fenomeno e la possibilità stessa che il fenomeno ti possa passare vicino ti possa passare accanto. Permane la tendenza nella comunità dei medici e degli psicologi a non prendere in considerazione l’ipotesi che tra i numeri sconcertanti delle statistiche possa esserci il bambino che stai esaminando.
A fronte di queste ricerche permane la forza del negazionismo che condiziona le istituzioni e la comunità degli operatori e il mondo degli psicologi in particolare. C’è un oceano di falsi negativi che continuano a non essere diagnosticati.
Non si tratta ovviamente di voler assumere nell’approccio clinico una posizione aprioristica che enfatizzi l’ipotesi del maltrattamento e dell’abuso. Si tratta piuttosto di non escludere – come una gran parte degli psicologi continua a fare – l’ipotesi della violenza dal campo mentale, quando ci si avvicina alla diagnosi.
Le tesi precostituite del negazionismo continuano a tener banco: si afferma che la maggior parte delle denunce di abuso risulterebbero aprioristicamente infondate; in caso di situazioni di conflitto l’ipotesi della falsa accusa è l’unica ipotesi che viene nei fatti presa in considerazione; si sostiene che i bambini non meriterebbero un ascolto aperto, fiducioso non suggestivo, che li metta in grado di esprimere la verità di cui sono portatori.
Un medico non deve avere in testa ovviamente solo l’ipotesi diagnostica del tumore, ma cosa penseremo dello specialista che non tenesse costantemente in mente nell’esame clinico tale ipotesi assieme a tutte le altre che meritano di essere prese in considerazione?
L’indifferenza e l’insensibilità dei professionisti sono una causa rilevante del mancato riconoscimento dell’abuso e del maltrattamento sui bambini e spesso risultano un fattore di oggettiva collusione con la violenza.