
01 Nov ROMPERE IL SILENZIO RIUNIONE COSTITUTIVA A ROMA IL 6 NOVEMBRE
Si svolgerà a Roma in via Alba, 65 la riunione costitutiva dell’Associazione nazionale Rompere il silenzio (per informazioni rivolgersi alla segreteria del Centro Studi Hansel e Gretel).
A fronte della consistenza dell’abuso sessuale sui bambini le strategie sociali di contrasto al fenomeno continuano a mancare: si riducono le risorse per la prevenzione nelle scuole, la segnalazione dei sospetti casi di abuso rimane un impegno che suscita ansie e difese tra gli operatori, l’ingresso dei bambini abusati o che potrebbero essere stati abusati nel circuito giudiziario diventa sempre più rischioso e sofferto, le risposte di cura risultano scarse, se non assenti e spesso superficiali ed incapaci di elaborare il trauma.
Le istituzioni che lavorano con un’utenza minorile (come la scuola, il tribunale per i minorenni, i consultori, i servizi sociali, i servizi di neuropsichiatria infantile, le comunità etc.) dichiarano di agire con finalità di tutela, di crescita, di assistenza nei confronti dei minori, ma spesso entrano pesantemente in conflitto con i loro bisogni. Si evidenzia così una rilevante contraddizione tra l’autorappresentazione ideologica da parte di queste istituzioni e la prassi reale.
Le scelte amministrative e politiche spesso insensibili alle esigenze dell’infanzia, la diminuzione delle risorse a disposizione delle istituzioni minorili, l’ottica spesso difensiva dei dirigenti sollecitano le istituzioni ad una chiusura in se stesse con un richiamo burocratico e riduttivo alle funzioni specifiche di ciascuna istituzione, in un’ottica di auto sopravvivenza e di autotutela che penalizza in particolare le piccole vittime di abuso.
E’ cresciuto negli ultimi anni attorno all’abuso una corrente culturale, capace di una forte azione suggestiva e collusiva, una corrente mascherata da teorie scientifiche o pseudoscientifiche, che ha ripreso e sviluppato alcune tesi della letteratura pedofila e che può essere definito come un vero e proprio negazionismo della violenza sessuale sui bambini.
A partire dalla committenza di soggetti indagati ed imputati di reati sessuali, capaci di forza economica, si è sviluppata una scuola di pensiero di avvocati e psicologi-forensi che s’impegnano strenuamente a garantire sempre e comunque l’impunità ai loro assistiti. Il problema delle false accuse da questione clinica, certamente meritevole di attenzione e che può comparire in un numero limitato di casi, è stato enfatizzato e presentato come pericolo costantemente incombente.
Evidentemente è psicologicamente e socialmente preferibile da parte della comunità adulta e delle sue istituzioni attribuire la massa delle rivelazioni che stanno emergendo a distorsioni percettive piuttosto che ad un fenomeno inquietante, le cui dimensioni obbligherebbero ad una forte messa in discussione. La corrente negazionista ha diffuso in maniera acritica lo stereotipo della madre ansiosa ed alienante, a cui viene attribuita aprioristicamente l’intenzione conscia o inconscia di condizionare le rivelazioni del bambini. E’ stata ed è ampiamente utilizzata in ambito psicologico-forense e giudiziario una classificazione diagnostica (la PAS, Sindrome di Alienazione Parentale) che non ha nulla di scientifico e che è stata ed è utilizzata per patologizzare le piccole vittime che rivelano degli abusi e per delegittimare le madri che prendono sul serio le comunicazioni dei figli. Si è sviluppata in ambito giudiziario e socio-sanitario una cultura negazionista che alimenta un pesante atteggiamento di sfiducia, di insensibilità e di mancanza di ascolto nei confronti dei bambini e che tende ad affermare che l’abuso sessuale è un fenomeno muto ed non verificabile, che non lascerebbe segni accertabili attraverso qualsivoglia procedura psicologica e sociale.
La cultura negazionista ed adultocentrica condiziona profondamente gli atteggiamenti ed i comportamenti professionali di una vasta area non solo di avvocati, di consulenti tecnici, di giudici, ma anche di psicologi, assistenti sociali ed educatori. D’altra parte molti operatori delle istituzioni sociali, sanitarie ed educative sono costantemente confrontati con le multiformi manifestazioni dell’abuso sessuale sui bambini. Tra questi operatori coloro che non vogliono chiudere gli occhi e le orecchie di fronte alla sofferenza, alla confusione e all’angoscia dei bambini abusati si trovano spesso del tutto privi di strumenti di formazione, di confronto e supervisione, perché il fenomeno dell’abuso sessuale sui bambini dopo una fase di riconoscimento è andato incontro sul piano sociale ed istituzionale a vari atteggiamenti di minimizzazione o negazione.
In sintesi mentre da un lato la sessualizzazione perversa diventa per molti adulti una risposta difensiva sempre più ricercata nei confronti nei confronti del disagio e della fragilità, il fenomeno dell’abuso sessuale risulta sempre più escluso dagli obiettivi della politica, sottovalutato e misconosciuto nell’agenda delle priorità sociali, inascoltato dagli operatori, accertato con sempre maggiore difficoltà dalle stesse istituzioni giudiziarie.
C’è dunque un grande spazio di iniziativa culturale e politica (nel senso di una proposta rivolta all’intera “polis”, all’intera comunità sociale) per una proposta di intervento, di riflessione di denuncia e di contrasto all’abuso sessuale sui minori in tutte le sue sfaccettature. L’estendersi di un negazionismo sempre più incisivo e nocivo in ambito psicologico forense, giudiziario e psico-sociale non deve far dimenticare che esiste una vastissima area di persone sensibili, di operatori e di professionisti interessati al rispetto dei bambini, di vittime di abuso, di familiari e di amici delle vittime. Si tratta di un’area spesso sfiduciata, muta e dispersa, carente di punti di riferimento organizzativi e professionali affidabili e priva di un’aggregazione coerente ed efficace, che possa unire l’impegno contro l’abuso sessuale e contro l’adultocentrismo ai valori dell’intelligenza emotiva, dell’ascolto e della protezione dei bambini.