UN BEL GIOCO DURA…TUTTA LA VITA. L’IMPORTANZA DI GIOCARE PER BAMBINI ED ADULTI.

UN BEL GIOCO DURA…TUTTA LA VITA. L’IMPORTANZA DI GIOCARE PER BAMBINI ED ADULTI.

Di Eleonora Fissore


Giocare è un’attività fondamentale per favorire lo sviluppo sano della persona. Attraverso il gioco il bambino implementa le sue abilità sociali, motorie, affettive, cognitive e linguistiche. Inoltre, il gioco permette al bambino di impara ad esprimere, scaricare e comunicare le proprie emozioni, ed a dare libero sfogo alla sua fantasia, immaginazione e creatività. (Anderson-McName & Bailey, 2010; Jones, 2004)

 

Ma cosa si intende in generale con il termine “gioco”?

 

Possiamo definire gioco qualsiasi comportamento che non viene praticato per il raggiungimento di uno scopo o di un obiettivo evidente, ma per puro divertimento e svago. Morrison (1998) considera il giocare come il processo attraverso il quale il bambino apprende. (Smith, Cowie, & Blades, 2000)

Giocare è il “lavoro” del bambino ed il mezzo attraverso cui egli cresce e si sviluppa.

“Freud pensava che il gioco fornisse ai bambini un mezzo per l’appagamento dei desideri e la padronanza degli eventi traumatici.” “Il gioco, in primo luogo, esprime i desideri e le ansie del bambino, in secondo luogo può aiutare a superare tali ansie attraverso la catarsi o l’elaborazione.” (Smith, Cowie, & Blades, 2000, p. 207)

Uscendo dall’ ottica adultocentrica che considera l’attività ludica come infantile e prettamente rivolta al mondo dei bambini, Cesare Albasi (2006, p.261) offre una definizione molto ampia e adatta a qualsiasi età e periodo di vita del giocare, inteso sia come “qualcosa che promuove l’adattamento sociale, lo sviluppo personale e psicologico, sia qualcosa di fine a se stesso, sia un mezzo per stabilire gerarchie sociali e di potere.”

Il gioco implementa lo sviluppo del pensiero creativo e funge, nei bambini, sia da pratica per la padronanza di abilità sia come occasione per sperimentare nuove combinazioni comportamentali in un ambiente protetto. (Jerome Bruner, 1972).

Le ricerche dimostrano che il 75% dello sviluppo cerebrale occorre dopo la nascita ed il gioco aiuta questo sviluppo stimolando la formazione di connessioni tra le cellule nervose. Il gioco riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo intellettivo: esso, infatti, stimola la memoria, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi, capacità di confrontoe relazioni.Le costruzioni, i puzzle e questo tipo di attività, così come i giochi di fantasia, sviluppano la creatività dei bambini e le abilità di ragionamento e problem-solving (Anderson-McName & Bailey, 2010).
L’esperienza del giocare insegna al bambino ad essere perseverantee ad avere fiducianelle proprie capacità. Per mezzo di essa il bambino può conoscere, comprendere ordinare e interiorizzare ogni nuova esperienza e acquisizione.

Attraverso il gioco di gruppo e cooperativo, inoltre, i più piccoli imparano le regole sociali ed il senso del limite, sperimentando l’importanza della negoziazione e della condivisione (Anderson-McName & Bailey, 2010).
“Un bambino o un adulto che non sanno giocare, cioè non sanno dedicare parte della loro vita a divertirsi e ad attività fini a se stesse, ma che, contemporaneamente, danno la possibilità di esprimere e di realizzare qualcosa di personale, soffrono e non possono crescere”. (Albasi, 2006, p. 261).

 

Le attività ludiche crescono e si modificano di pari passo con lo sviluppo intellettivo e psicologico del bambino.

Lo psicologo, pedagogista e filosofo Jean Piagetha identificatotre stadi di sviluppodel comportamento ludico nel bambino:

Igiochi di esercizio prevalgono nel primo anno di vita, nella fase cosiddetta “senso-motoria”. Il bambino, attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l’aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti.
Dai 2 ai 6 anni  si sviluppano i giochi simbolici, cheaggiungono all’esercizio stesso la dimensione della simbolizzazione e della finzione, cioè la capacità di rappresentare attraverso gesti una realtà non attuale. L’esempio tipico è il gioco del far finta, del fare “come se”. Secondo Piaget il gioco simbolico organizza il pensiero del bambino in uno stadio in cui il linguaggio non ha ancora raggiunto una sufficiente padronanza, permettendo la manipolazionee la produzione di immagini mentali.

Infine, tra i 7 e gli 11 anni compaiono i giochi di regole.Inizialmente essi sono imitazioni del gioco dei bambini più grandi, mentre, col tempo, si vanno organizzando spontaneamente, promuovendo la socializzazionedel bambino (Atkinson & Hilgard’s, 2011).

 

Il gioco rimane, tuttavia, un elemento fondamentale a qualsiasi età. Infatti“le esperienze creative che facciamo durante l’infanzia modellano gran parte di ciò che faremo poi da adulti – dal lavoro alla vita familiare”. (Goleman, Ray, Kaufman, 2001, p. 60)

È pertanto di fondamentale importanza, anche da adulti, riuscire a ritagliarsi dei momenti e degli spazi da poter dedicare al gioco, al divertimento, ad attività di svago da eseguire puramente per il piacere che il loro svolgimento produce in noi. Bisogna saper tornare bambini, mettere in pausa tutti gli impegni familiari, di lavoro, lo stress, la frenesia dei mille doveri e dedicare del tempo solo a noi stessi e a ciò che ci fa stare bene.

Imprescindibile è inoltre, per i genitori, giocare con i propri figli. Questa è un’occasione imperdibile per intensificare ed irrobustire i legami familiari, per creare una connessione profonda col proprio bambino e comprendere più a fondo e da vicino il suo punto di vista.  Se il genitore è disposto ad abbandonare il suo ruolo di adulto e a recuperare l’ingenuità e lo sguardo infantile, pieno di meraviglia, stupore e incanto, può cogliere molto del mondo del bambino, le cui dinamiche vengono rappresentato e simbolizzate durante il gioco. Infatti, “per i bambini, la creazione di drammatizzazioni e di sequenze di gioco può mettere a disposizione una situazione che restituisce una possibilità di rappresentazione metaforica di aspetti della loro affettività, un’occasione per organizzare e dare realtà esperienziale, soggettiva, ad aspetti del loro mondo interno” (Albasi, 2006, p.264).

Giocare è un’attività paradossale in quanto gli atti compiuti durante il gioco sono realtà e finzione contemporaneamente; proprio per questo motivo, esso è di fondamentale importanza anche in psicoterapia, sia con i bambini che con gli adulti. Nel lavoro psicoterapeutico con i bambini giocare assume un ruolo cruciale per la costruzione di una relazione contenitiva, caratterizzata da accoglienza, rispetto ed attenzione (Albasi, 2006).

C’è un rapporto interattivo e costruttivo nel gioco tra dimensione della realtà e dimensione della fantasia.

“Il bambino, aiutato dal terapeuta, può utilizzare il carattere paradossale dissociativodel gioco (Modell, 1990), il suo non avere conseguenze dirette sulla realtà quotidiana, per esplorare, senza assumersi la responsabilità di tutte le implicazioni, molteplici ruoli, molteplici personaggi, […] molteplici significati”.

Il gioco del bambino comunica e manifesta vissuti e conflitti profondi presenti nella sua mente.

“Il gioco permette al bambino di dire molto di più sui suoi problemi psicologici rispetto al registro dichiarativo mediato dal linguaggio verbale, soprattutto riguardo ai problemi profondi, […] che condizionano fortemente la sua esistenza.” (Albasi, 2006, p. 262)

Il gioco offre una grande possibilità di sperimentazione  e di sviluppo di capacità ed esperienze. “Il gioco è legato ai livelli più intimi e profondi del funzionamento mentale, alla regolazione degli stati affettivi, all’elaborazione dell’autonomia e dalla dipendenza delle figure di attaccamento, alla costruzione dell’identità e degli ideali; tutte queste dimensioni possono essere vissute e sperimentate nel gioco senza temere dirette e immediate conseguenze nella realtà”. (Albasi, 2006, p.265)

Vale la pena riportare un’ultima citazione di Cesare Albasi: “Un altro paradosso intrinseco al giocare è che il gioco permette sia l’adattamento al contesto di abitudini e valori socio-culturali (può concorrere all’apprendimento di regole sociali), sia l’esplorazione fantastica di alternative, di cambiamento, di possibilità e mondi ulteriori, di nuovi modi per comprendere l’esperienza, di nuovi ruoli e di scambio di ruoli, nuovi punti di vista e nuove soluzioni.” (Albasi, 2006, p.266)

Il gioco rappresenta pertanto una chiave per aprirsi a nuove prospettive, per comprendere, esprimere ed elaborare il proprio mondo interiore e sperimentare nuovi modi di vedere e vivere il mondo, a qualsiasi età.

E allora…Non smettiamo mai di giocare!

 

 

 

JUST PLAYING                                               SOLO  GIOCANDO

 

When I’m a building in the block room,                              Quando sono un edificio nella camera delle costruzioni,
Please don’t say, “I’m just playing”                                       Per favore non dire che “sto solo giocano”,
For, you see, I’m learning as I play                                       Perché, vedi, sto imparando mentre gioco
About balance and shapes.                                                    L’equilibrio e le forme.

When I’m getting all dressed up,                                           Quando mi metto tutto ben vestito,
Setting the table, caring for the babies,                                 A preparare il tavolo, prendendomi cura dei bambini,
Don’t get the idea I’m “just playing.”                                    Non farti l’idea che stia “solo giocando.”
I may be a mother or a father someday.                                Potrei essere una madre o un padre un giorno.

When you see me up to my elbows in paint,                         Quando mi vedi nella vernice fino ai gomiti,
Or standing at an easel, or molding and shaping clay,          O in piedi davanti ad un cavalletto, o modellare l’argilla,
Please don’t let me hear you say, “He’s just playing”            Per favore non lasciare che ti senta dire “sta solo giocando”
For you see, I’m learning as I play.                                        Perché vedi, sto imparando mentre gioco.
I’m expressing myself and being creative.                             Sto esprimendo me stesso ed essendo creativo.
I may be an artist or an inventor someday.                            Potrei essere un artista o un inventore un giorno.

When you see me sitting in a chair                                      Quando mi vedi seduto su una sedia
“Reading” to an imaginary audience,                                   Mentre “leggo” ad una platea immaginaria,
Please don’t laugh and think I’m, “just playing”                    Per favore non ridere e pensare che sto “solo giocando”
For, you see, I’m learning as I play.                                       Perché, vedi, sto imparando mentre gioco.
I may be a teacher someday.                                                  Potrei essere una insegnante un giorno.

When you see me combing the bushes for bugs,                   Quando mi vedi perlustrare i cespugli in cerca di insetti,
Or packing my pockets with choice things I find,                 O riempire le mie tasche con le cose che trovo,
Don’t pass it off as “just playing.”                                         Non farlo passare come se stessi “solo giocando.”
For, you see, I’m learning as I play.                                       Perché, vedi, sto imparando mentre gioco.
I may be a scientist someday.                                                 Potrei essere uno scienziato un giorno.

When you see me engrossed in a puzzle,                               Quando mi vedi impegnato in un puzzle,
Or “plaything” at my school,                                                 O con un giocattolo nella mia scuola,
Please don’t feel the time is wasted in “play”                         Per favore non sentire che sto perdendo tempo “giocando”
For, you see, I’m learning as I play.                                       Perché, vedi, sto imparando mentre gioco.
I’m learning to solve problems and concentrate.                    Sto imparando a risolvere problemi e concentrarmi.
I may be in business someday.                                               Potrei essere in affari un giorno.

When you see me cooking or tasting foods,                          Quando mi vedi cucinare o assaggiare cibi,
Please don’t think that because I enjoy it, it is just “play”     Per favore non pensare che siccome mi sto divertendo sia solo un “gioco”
For, you see, I’m learning as I play.                                       Perché, vedi, sto imparando mentre gioco.
I’m learning how my body works.                                         Sto imparando come funziona il mio corpo.
I may be a doctor, nurse, or athlete someday.                        Potrei essere un dottore, un infermiere o un atleta un giorno.

When you ask me what I’ve done at school today,                Quando mi chiedi cosa ho fatto oggi a scuola,
And I say “I played,”                                                             E io dico “ho giocato,”
Please don’t misunderstand me.                                              Per favore non fraintendermi.
For, you see, I’m learning as I play.                                        Perché, vedi, sto imparando mentre gioco.
I’m learning to be successful in work.                                    Sto imparando ad avere successo nel lavoro.
I’m preparing for tomorrow.                                                   Mi sto preparando per il domani.
Today, I’m a child and my work is play.                                Oggi, sono un bambino e il mio lavoro è giocare.

 

 

Anita Wadley, 1974

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Albasi, C. (2006) Attaccamentitraumatici. I Modelli Operativi Interni Dissociati, Torino: UTET Università.

Anderson-McNamee, J. K., & Bailey, S. J., (2010), The Importance of play in early childhood development, Bozeman: Montana State University.

Atkinson, R. L., & Hilgard, E. R. (2011) Atkinson & Hilgrad’s: Introduzione alla psicologia, Padova: Piccin.

Bruner, J.S. (1972), The nature and uses of immaturity, American Psychologist, 27(8), 687-708. Doi:10.1037/h0033144

Goleman, D., Ray, M., & Kaufman, P. (2001), Lo spirito creativo. La forza che anima la vita e la storia dell’uomo, Milano: Rizzoli.

Isaacs, S. (1929), The Nursery Years, London: Routledge and Kegan Paul.

Jones, R. B. (2004), Playing with your child,Childhood Education, 80(5), p.272

Morrison, G. S. (1998), Early childhood education today, Upper Saddle River, NJ: Prentice-Hall.

Smith, P. K., Cowie, H., & Blades, M. (2000), La comprensione dello sviluppo. Mondo cognitivo e mondo sociale nel bambino e nell’adolescente, Firenze: Giunti Editore.