LUDOPSICOLOGIA: DIVERTIRSI, GIOCARE PER MIGLIORARE IL RAPPORTO CON L’INFANZIA INTERNA ED ESTERNA ALL’OPERATORE di Claudio Foti

LUDOPSICOLOGIA: DIVERTIRSI, GIOCARE PER MIGLIORARE IL RAPPORTO CON L’INFANZIA INTERNA ED ESTERNA ALL’OPERATORE di Claudio Foti

Non si tratta di giochi di animazione, anche se si tratta di qualcosa di molto divertente. Non si tratta di tecniche di riscaldamento, come quelle dello psicodramma, anche se si tratta di una proposta che può scaldare il cuore. Non si tratta di giochi psicologici, anche se si tratta di una prospettiva da cui imparare molto. E’ la ludopsicologia o formazione attraverso il recupero del gioco infantile: qualcosa che stiamo sperimentando attraverso il gioco e proponiamo ad équipe di operatori, educatori, insegnanti, ad associazioni di volontariato, per sviluppare competenze comunicative e riflessive per chi vuole stabilire un rapporto più vivo ed immediato con i bambini e gli adolescenti.
Provare per credere! Un percorso formativo per tornare bambini, per recuperare il senso coinvolgente del gioco infantile, quello più ilare e spensierato, quello più appassionato e vitale. Ma anche per recuperare, giocando, lo spirito dell’infanzia e la saggezza dei bambini, per riflettere, giocando, sul valore della spontaneità e dell’immediatezza, sul perché, sul quando, sul come abbiamo smarrito la dimensione ludica, quella particolare interazione tra mente e corpo, tra divertimento ed apprendimento, tra il movimento dell’individuo e la strategia del gruppo che costituiscono il gioco dell’infanzia e il gioco, in generale.

 

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Abbiamo imparato dalla ludopedagogia, una tecnica pedagogica, lo dice la parola stessa, basata sul recupero del gioco infantile, con la sua freschezza e vitalità. E’ una tecnica che si sviluppata da anni in America Latina e che si sta sviluppando in Italia. La ludopedagogia mira ad attivare le capacità del gruppo per mettere in relazione il percorso ludico proposto con le emozioni incontrate, con i significati da scoprire, con gli apprendimenti possibili.
Nella ludopedagogia il gioco si presenta in modo molto semplice ed è possibile risperimentare l’entusiasmo del gioco infantile, le sue potenzialità di piacere e di sperimentazione di nuove possibilità, di crescita. Nella nostra prospettiva è fondamentale andare oltre l’aspetto pedagogico per potenziare gli aspetti psicologici di comprensione e di trasformazione dell’individuo e del gruppo, presenti nel gioco infantile. La ludopsicologia è un ramo che si possono innestare in un albero che ha le sue radici ben piantate nell’infanzia e nell’intelligenza emotiva.
Certamente questo ramo non dimentica che dentro ciascuno di noi c’è un’infanzia rimossa, attraversata da una sofferenza, da una solitudine, da una protesta non espresse. Ma qual è il valore aggiunto della ludopsicologia? Ci ricorda che dentro ciascuno di noi vive anche un’infanzia rimossa carica di creatività, di senso di meraviglia, di passione, legati al gioco: un’infanzia che abbiamo dimenticato dove circolava l’entusiasmo, il divertimento, ma anche l’intelligenza con cui ci si poteva rapportare alla dimensione del gioco, per crescere, per relazionarsi con gli altri, per imparare.

Una teoria psicologica che può aiutare ad integrare l’apporto conoscitivo ed esperienziale della ludopedagogia con una prospettiva psicologioca è la teoria dei quattro ruoli presenti nella mente dell’adulto: l’adulto interiore maltrattante, ovvero la presenza di schemi giudicanti, sadici, conflittuali interiorizzati di figure genitoriali negative; l’adulto interiore accudente ovvero la presenza di un atteggiamento interno capace di attenzione, comprensione e sostegno nei confronti del Sé; il bambino interiore maltrattato, non amato, non rispettato, non ascoltato che ha dovuto rinunciare ad alcuni bisogni e componenti vitali e costruire schemi difensivi ingombranti e nocivi; il bambino interiore amato, che ha potuto, almeno in qualche momento, percepire l’amore per la vita, per l’ambiente, per la crescita, per la creatività.1

La ludopsicologia ha il merito di ricordarci che oltre ad esserci nel mondo interno dell’adulto un’infanzia rimossa (bambino interiore maltrattato), fatta di esperienze di mancato ascolto, mancato rispetto, mancata cura (esperienze storiche che sono state successivamente interiorizzate con determinate conseguenze di privazione e di strutturazione difensiva) c’è un’infanzia altrettanto significativa ed altrettanto rimossa , (bambino interiore amato) fatta di un coinvolgimento profondo, vitale ed immediato nel gioco, nel rapporto con gli altri e con la natura. Se la dimensione benefica e creativa del gioco infantile è stata conflittualizzata e soffocata nel soggetto, le cause vanno cercate nel ruolo esercitato non solo e non tanto dalle cosiddette difficoltà di adattamento alla vita e alla realtà del mondo adulto, ma anche e soprattutto dal condizionamento negativo delle figure storiche dei genitori e degli educatori e dalle conseguenti interiorizzazioni (adulto interiore maltrattante). Queste figure esterne ed interne hanno attaccato i bisogni emotivi del bambino ed inevitabilmente hanno misconosciuto l’importanza del gioco infantile, colpevolizzandolo e svalutandolo. E’ indispensabile la crescita nel soggetto di un’immagine benevola ed accettante di sé, lo sviluppo di un ruolo interno specifico, quello dell’adulto interiore accudente. Questa componente interna può portare al recupero e all’integrazioni dei significati e delle potenzialità creative e benefiche del gioco infantile.

 

1. Cfr. Erika Chopich, Margaret Paul, Cura il tuo bambino interiore, Lyra edizioni, 1996; cfr. Alice Miller, Il bambino