LA CURA DI SE’ E LA SCUOLA PER GENITORI

LA CURA DI SE’ E LA SCUOLA PER GENITORI

I genitori come singoli e come coppia non devono dimenticarsi di se stessi. E’ imprtante che affrontino il tema della cura di sé non come questione che non c’entra nulla o che distrae rispetto ai compiti dell’impegno genitoriale, ma come attenzione alla necessità insopprimibile di ricaricare le batterie per sopravvivere allo stress quotidiano in famiglia, per ritrovare la carica energetica ed affettiva, indispensabile per affrontare le difficoltà quotidiane, spesso stressanti,  della cura dei figli.

E’ il tema di cui ho parlato nella prima lezione della SCUOLA PER GENITORI che si è svolta venerdì 3 ottobre presso la Cascina Roccafranca, Via Rubino, 45,

Il titolo della lezione era particolare: “La “manutenzione” del genitore e della coppia per la crescita dei figli. Il tempo e la consapevolezza per curarsi di se stessi e dei figli
”. …..

C’è stato un forte coinvolgimento dei genitori intervenuti. Attraverso l’attivazione emotiva che ho proposto sono emersi vissuti contrastanti ma sempre intensi e genuini di curiosità, di speranza e di sollievo, ma anche di preoccupazione, di ansia, di inadeguatezza. Sono stati comunicati in modo autentico vissuti emotivi dalla tenertezza al senso di colpa. Voglio pertanto ritornare su questi contributi dei genitori in un mio prossimo intervento.

Viviamo in una cultura tecnologica dove è normalmente accettato il concetto di manutenzione. Se un macchinario  è utile e nel contempo costoso, è normale che ci preoccupiamo della manutenzione di questo strumento tecnologico. Nella relazione affettiva ed educativa (e peraltro, più in generale nella relazione  di aiuto),  il principale strumento d’intervento e di attivazione del genitore non è un mezzo meccanico da revisionare di tanto in tanto, ma è uno strumento ancor più prezioso ed indispensabile di qualsiasi sofisticato macchinario.  Si tratta della  mente, della sfera emotiva, dalla soggettività del genitore.   E dunque è indispensabile una manutenzione della mente, della vita emotiva, della soggettività del genitore.  Ed è indispensabile anche la manutenzione della coppia (quando c’è), la coppia  che non è solo la sommatoria dei due singoli genitori, ma un insieme complesso  e vitale per la crescita dei figli.   E’ fondamentale pertanto per un genitore prendersi cura di tutto ciò che può tener vivo il rispetto  di sé e dei propri sentimenti: prendersi cura di tutto ciò che può contrastare i vissuti di depressione, di ansia,  di rabbia incontrollata e di stress.

La cura di sé non è un lusso, non è un optional, non è una perdita di tempo rispetto all’obiettivo prioritario di un’azione efficace  nell’educazione dei figli e nella cura dei bambini. La cura di sé è un ingrediente indispensabile ed irrinunciabile della cura dell’altro perché la mente umana è relazionale e ciò che è irrisolto, non curato, malato nel soggetto portatore della cura inevitabilmente interferisce con gli  interventi di aiuto e di educazione.

Due principi assoluti, due idee affascinanti, ma nel contempo schiaccianti  si contrappongono alla prospettiva di cura di sé del genitore e della coppia geneitoriale.

La prima riguarda l’idealizzazione dell’amore dei genitori verso I figli, la seconda l’idealizazione dell’amore dei figli verso i genitori.

1. Il primo assoluto rovinoso è quello in base a cui il genitore per amare I propri figli debba assolutamente rinunciare a sè stesso, quell che ho definito “la cura come travaso”: l’amore genitoriale sarebbe un travaso di attenzione e di cura che riempie il figlio e svuota il genitore.  Per dare agli altri bisognerebbe  sempre e comunqiue togliere a stessi, ma, a ben vedere,   questo è un principio valido per la pastasciutta, se mi sono dimenticato di cuocerne un quantitative sufficiente: in questo caso se voglio dare spaghetti sufficienti a mio figlio, devo privarmene   Ma questa logica non è valida per il benessere in famiglia, perché la mia gioia,   il rispetto dei miei sentimenti, la mia crescita emotiva, intellettuale o spirituale è una premessa indispensabile per donare ai miei figli qualcosa di affettivo ed arricchente.

2.  Il secondo assoluto è quello per cui il figlio sarebbe  tenuto “assolutamente” ad un amore e ad una gratitudine infinita ed aprioristica nei confronti dei genitori, indipendemente dall’amore concreto ed effettivo che ha ricevuto, rinunciando a riconoscere e a sentire le ferite o in taluni casi le violenze patite in famiglia o rinunciando alla consapevolezza delle distorsioni educative subite. L’idealizzazione dei genitori può portare ad una errata interpretazione del quarto comandamento cristiano ovvero all’idea che il figlio debba onorare acriticamente i propri genitori,   soffocando in modo autocolpevolizzante la propria legittima esigenza di riattraversare in modo critico la propria storia familiare e di ricostruire la verità dei propri bisogni non visti  e non ascoltati con un rispetto verso se stesso che porterà inevitabilmente – dopo una fase di analisi e di critica non necessariamente breve – a comprendere (se possibile) benevolmente i limiti dei propri genitori.

La prossima lezione sarà tenuta da Claudio Bosetto, insegnante, già Presidente del Centro Hansel e Gretel, venerdì 24 ottobre dalle ore 18 alle 20 sul tema: “Quando la rabbia (dei grandi e dei piccoli) esplode in famiglia. Come gestire l’aggressività sul piano educativo”, sempre presso la 
Cascina Roccafranca, di Via Rubino, 45, Torino.